Perché leggere questo articolo? In questi giorni di proteste degli agricoltori, il dilemma ritorna: è Coldiretti filogovernativa o è il governo che è amico di Coldiretti? Quanto è viscerale (e interessato) il legame tra la maggioranza e l’associazione degli agricoltori?
Non li hanno visti arrivare. Le proteste degli agricoltori italiani sembrano essere scoppiate in faccia a Meloni e al ministro dell’Agricoltura Lollobrigida. La scesa in strada dei trattori in Italia è arrivata con qualche settimana di ritardo rispetto al resto d’Europa. Questo aveva fatto credere al governo di avere il controllo sugli agricoltori. All’illusione deve aver contribuito l’asse di ferro che il governo Meloni e i partiti della maggioranza hanno negli anni costruito con Coldiretti. Anche se non è bastato a scongiurare le proteste dei trattori, il dilemma continua ad avere ragion d’essere. E’ più Coldiretti filogovernativa, o l’esecutivo a essere amico di Coldiretti?
Il legame tra Coldiretti e i governi (non solo Meloni)
Un legame viscerale, quello tra Coldiretti e l’esecutivo Meloni, fin dal giorno uno. Non è un caso se la prima uscita pubblica della prima donna premier sia stata al villaggio Coldiretti. Era il primo ottobre 2022, neanche una settimana dopo il trionfo alle urne di Fratelli d’Italia. E’ pur vero che anche il predecessore di Meloni, Giuseppe Conte, tenne a battesimo il proprio secondo esecutivo andando in visita a Coldiretti, il 28 settembre 2019, sempre al villaggio dell’associazione, stavolta a Bologna. Nella sua lunga storia l’associazione degli agricoltori è sempre stata governativa a prescindere, e forse per questo condiziona la politica come nessun altro. La natura di Coldiretti, e per certi versi anche la sua missione, è di essere a sinistra, a destra e al centro, ma mai all’opposizione. In questi giorni però il legame dell’associazione con l’attuale maggioranza sembra ancor più solido.
“Avete sentito il discorso di Prandini alla recente manifestazione di Milano? Ha citato quattro o cinque volte Lollobrigida, sempre con toni di elogio. Se Coldiretti ha deciso, chi siamo noi per giudicare?” commentava qualche tempo fa Gian Marco Centinaio, ex ministro dell’Agricoltura, sul totonomi per la sua successione al ministero. Pochi giorni dopo Francesco Lollobrigida, dirigente di primo piano di Fratelli d’Italia, fu nominato ministro dell’Agricoltura. Dicastero da sempre frequentato da figure vicine a Coldiretti. L’attuale capo di gabinetto di Lollobrigida, cioè il più importante collaboratore del ministro, è Raffaele Borriello, che aveva già avuto quel ruolo in passato fino al 2020. Quando era andato a lavorare nell’ufficio legislativo di Coldiretti. L’ex braccio destro di Maurizio Martina (Pd, ministro dell’Agricoltura dal 2014 al 2018 nei governi Renzi e Gentiloni), Alessandro Apolito, ora è capo del servizio tecnico di Coldiretti. Gli esempi di questo connubio riguardano un po’ tutti i partiti.
I trattori fanno fibrillare l’asse Coldiretti-Meloni
“Non siamo ascoltati dalle nostre organizzazioni sindacali”. Le recenti proteste degli agricoltori rischiano di far crollare il castello, tanto volenterosamente costruito da Meloni intorno a Coldiretti. Fabiano Mazzotti, imprenditore agricolo, ha tuonato in diretta televisiva contro l’associazione che dovrebbe tutelare gli interessi degli agricoltori. Mazzotti ha affondato sottolineando in particolare la presunta contraddizione della Coldiretti “diceva che l’accordo raggiunto dall’Unione Europea andava benissimo per gli agricoltori“. Coldiretti “fino a pochi giorni fa diceva ai soci di non andare a protestare”, ha svelato al conduttore Corrado Formigli Mazzotti.
Quello dei trattori è un movimento nato dal basso, molto spontaneo, che ha nel mirino Bruxelles e i vincoli della nuova Pac. E rischi di trasformarsi una slavina in grado di far fibrillare l’asse Coldiretti-governo. Nel mirino di piccoli e medi agricoltori sono finiti le grandi associazioni di categoria, che non hanno battuto i pugni sul tavolo quando due anni fa sono state varate le nuove regole delle politiche agricole, e il governo Meloni, che a loro dire non ha fatto nulla o quasi per sostenere le tantissime aziende in difficoltà. Il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, è stato contestato, e l’associazione ha in fretta e furia smontato i gazebo alla Fieragricola in corso a Verona per andare a partecipare alla manifestazione di ieri a Bruxelles.
L’uovo e la gallina
Se Coldiretti piange, il governo non ride. Vale in generale per qualsiasi governo, ma in particolare per l’attuale. Alla base c’è la natura del legame tra l’associazione e gli esecutivi. Un doppio condizionamento implicito che regola i rapporti tra associazione e politica. Se la politica fa quello che Coldiretti chiede, Coldiretti garantisce alla politica il voto delle persone iscritte. Parliamo di 1 milione e 600 mila agricoltori in Italia, senza tenere conto del nucleo familiare. Negli anni Coldiretti è stata bravissima a volere la botte piena e la moglie ubriaca: ottenere i propri interessi, senza fare rumore. Se vuole, però, l’associazione per costituzione governista è capacissima di inscenare proteste in grado di turbare la politica e il Paese. Per il momento, il condizionamento dell’associazione si è limitato a restare nell’ombra. Coldiretti e il governo sono come l’uovo e la gallina: non si sa chi viene prima, ma ognuno dipende dall’altro.