Perché questo articolo potrebbe interessarti? Con il Dpcm sottoscritto dal senatore Alberto Barachini, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, scatta la nuova riforma che riguarda soprattutto le agenzie di stampa. Previsto un elenco di agenzie nazionali a cui accedere rispettando precisi requisiti. La riforma potrebbe cambiare il volto a molti settori dell’editoria e dell’informazione.
Nella giornata di giovedì è stato ufficialmente firmato, da parte del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’informazione e all’editoria, Alberto Barachini, il Dpcm con il quale il governo prova a mettere ordine nel settore delle agenzie di stampa. Formalmente, si tratta di una norma che cambia le modalità di acquisizione di servizi d’informazione da parte della pubblica amministrazione. Ma, per l’appunto, l’ambizione da parte della presidenza del consiglio è quella di mettere mano al settore giornalistico con particolare riguardo alle agenzie di stampa. Le vere destinatarie del provvedimento.
La riforma Barachini
Così come sottolineato da PrimaOnLine, in un articolo in cui sono stati esaminati i punti più salenti del Dpcm, la riforma rappresenta una novità nel mondo dell’editoriale: per la prima volta infatti si cerca di intervenire in un ramo, quello delle agenzie, spesso rimasto marginale nei vari interventi legislativi e politici passati. Punto cruciale della riforma, avviata con l’articolo 17 del cosiddetto decreto mille proroghe, riguarda l’istituzione, all’interno del Dipartimento per l’informazione e l’editoria, di un apposito elenco delle agenzie considerate di rilevanza nazionale.
Agenzie, i requisiti per essere inclusi nell’elenco
Agenzie cioè che coprono l’intero territorio nazionale e non si occupano di specifici campi o servizi. Per essere inclusi nell’elenco, occorre soddisfare una serie di requisiti. In primis, così come recita l’articolo 2 del Dpcm, le agenzie devono avere un minimo di 50 giornalisti, calcolo dovuto soprattutto al fabbisogno medio di due cronisti per ogni regione. I giornalisti devono essere assunti a tempo indeterminato. Un elenco, così come viene specificato nel testo, che sarà “dinamico” e quindi soggetto costantemente a revisione. In poche parole, chi assume 50 cronisti per entrare nell’elenco potrebbe poi uscire se riduce in un secondo momento il numero di giornalisti a lavoro nell’agenzia.
Altri requisiti riguardano il certificato di legalità, così come la posizione sul mercato con almeno la metà del fatturato che deve arrivare da privati. Così come specificato all’articolo 6 del Dpcm, il fabbisogno di risorse da destinare alle agenzie di rilevanza nazionale è “pari al 65 per cento della media dei corrispettivi degli ultimi cinque anni percepiti dalle Agenzie di stampa risultate vincitrici della procedura di gara del 2017”. Le risorse, come specificato nello stesso articolo, sono ripartite sulla base del “numero medio dei giornalisti assunti negli ultimi cinque anni con contratto a tempo pieno e indeterminato”.
Più qualità che quantità
Fin qui la parte relativa alle Agenzie di rilevanza nazionale. C’è poi il ramo riguardante le agenzie che si occupano di settori più specifici e a loro sarà destinato il restante 35% tra le risorse sopra richiamate. La cifra intera individuata in tal senso è di 46 milioni di Euro, da dividere per l’appunto tra le agenzie di rilevanza nazionale e le altre più specifiche. Per loro l’assegnazione delle risorse verrà effettuata seguendo le procedure del codice degli appalti. “Il Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria di Palazzo Chigi – si legge su PrimaOnLine – farà da centrale di committenza per le altre amministrazioni dello Stato, mentre gli enti locali procedono autonomamente con risorse proprie”.
L’idea di fondo della riforma, riguarda la possibilità di privilegiare la qualità alla quantità. Il numero di giornalisti minimi previsti e le risorse messe in campo, tendono a garantire la costituzione di realtà più strutturate e quindi in grado di avere a disposizione mezzi adeguati per il lavoro dei giornalisti.
Cosa cambia adesso per l’informazione
La riforma quindi potrebbe portare a maggiore investimenti nel settore delle agenzie di stampa. Molti gruppi editoriali potrebbe essere attratti dalla possibilità di ingrandire le proprie strutture di agenzia e di dirottare lì anche risorse umane e materiali. Circostanza in grado di cambiare il panorama editoriale e giornalistico attuale. I primi effetti potrebbero vedersi a partire dal primo gennaio 2024, data in cui inizierà un periodo di transizione di tre anni per dare modo alle aziende del settore di adeguarsi alle nuove normative.
Nella riforma spazio anche all’istituzione della figura del garante, il cui compito sarà quello di vigilare in materia di difesa del diritto d’autore e non solo. Proprio sulla figura del garante è intervenuto giovedì lo stesso senatore Barachini: “La figura del Garante scelto dalle stesse agenzie di stampa al fine di evitare la diffusione di fake news, rafforzando anche la difesa in materia di cybersecurity e la tutela del diritto d’autore – si legge in una nota dell’autore della riforma – ci appare uno strumento valido per supportare l’informazione primaria in Italia in un momento storico così delicato ed esposto ogni giorno alle minacce di notizie ben mascherate da tecniche specifiche, ma lanciate in rete con scopi non trasparenti e democratici”.