C’era una volta Piero Fassino, ex sindaco Pd di Torino, plenipotenziario delle nomine e del potere del Partito Democratico torinese. Un politico che, per quanto importante, pareva essere uscito di scena dopo la vittoria del Movimento cinque stelle avvenuta cinque anni fa. Così invece non è. O perlomeno, non ancora.
Primarie Pd 2021 Torino: vince Stefano Lo Russo, il candidato della scuola Fassino
Le primarie di Torino, organizzate il 12 e 13 giugno, sono state vinte da Stefano Lo Russo, acerrimo nemico di Chiara Appendino. Il quale, oltre che essere un consigliere comunale uscente, è stato assessore a Torino della Giunta di Piero Fassino. Un segnale che per alcuni è un punto da cui ripartire, per altri segno di un rinnovamento che a Torino tarda ad arrivare. Il responso della primarie comunque, a urne chiuse, è chiaro. Su 11. 631 elettori votanti, Lo Russo ha ottenuto 4229 voti (il 37% del totale). Secondo Francesco Tresso con 3.932 voti (35% delle preferenze), terzo Enzo Lavolta (con 2.863 voti, il 25% delle preferenze). Quarto il radicale Igor Boni, invece ha ottenuto 257 voti.Da segnalare il fatto che, a differenza che nelle primarie di Bologna o di Roma, a Torino ha trionfato il candidato locale. Il segretario del Pd Enrico Letta aveva puntato le sue carte su Enzo Lavolta (il più aperto dei quattro ad un dialogo con il Movimento Cinque Stelle). Stefano Lo Russo, invece, era il candidato del Pd torinese mentre Francesco Tresso si è presentato più come “outsider civico”. Probabilmente, se il radicale Igor Boni non si fosse presentato, avrebbe avuto possibilità di vittoria.
A sfidare Stefano Lo Russo, per il centrodestra, sarà l’imprenditore Paolo Damilano. Mentre in casa Cinque Stelle il candidato è ancora un rebus. La sfida grillina è tra il presidente della commissione commercio Andrea Russi e Valentina Sganga, capogruppo del Movimento cinque stelle in Sala Rossa.
Primarie Pd a Torino, partecipazione in calo (soprattutto nelle periferie)
Per cercare di valutare il risultato delle primarie del Pd True News ha parlato con Francesco Tresso, dietro a Lo Russo per “soli” 300 voti. “Indubbiamente queste primarie torinesi, se guardiamo i numeri dei partecipanti, non sono state un grande successo – ha commentato Tresso, attualmente consigliere comunale – perchè abbiamo avuto solo 11.000 votanti (dieci anni fa, per Piero Fassino, furono ben 53 mila). Certo, il Covid ha fatto la sua parte, ma è necessario domandarsi il perchè di questo brusco calo. In alcune sezioni periferiche, per fare un esempio, hanno votato alle sezioni solo 70 persone. Ma se vogliamo recuperare consensi nelle periferie, c’è un grande lavoro da fare”.
Ed in merito alla sua performance, Tresso giudica il suo risultato “importante”. “Stefano Lo russo è un esponente dem di lungo corso – ha commentato Tresso a True News – con una lunga esperienza in comune. È stato assessore della Giunta di Piero Fassino e da tempo sta studiando da sindaco. Mi sono candidato perchè il mio timore era che si riavvolgesse il nastro a cinque anni fa, quando si era persa la capacità di essere vicini ai cittadini. C’è però da dire che Lo Russo era in campagna elettorale da sei mesi, mentre io in poche settimane ho dovuto organizzare tutto. Con qualche settimana in più, forse, il risultato sarebbe stato diverso…”.
Comunali 2021 Torino, Francesco Tresso pensa ad una lista civica
Il responso delle primarie Pd comunque, con Tresso secondo per 300 voti, ha portato a galla nel capoluogo sabaudo diverse sensibilità del partito. Motivo per cui Francesco Tresso, che guarda con simpatia all’esperienza milanese della sinistra arancione (che portò Giuliano Pisapia a trionfare a Milano), sta pensando di creare una lista civica. “Rimango della convinzione che, all’interno della nostra coalizione, sia necessaria una nuova ventata di idee – ha rimarcato Tresso – che abbia come architrave una forte componente civica. Ero convinto che, per vincere a Torino, fosse necessario qualcosa di diverso e in parte ho avuto ragione. Ad ogni modo il posizionamento delle primarie legittima il mio progetto politico, a cui proverò a dare continuità nelle prossime amministrative”.
Niente terzo polo però, Tresso a questo non pensa. “Ho corso alle primarie sottoscrivendo un regolamento – ha aggiunto – che lealmente rispetterò. Non sono tentato da terzi poli come sta provando a fare Azione, anche se ho ricevuto delle pressioni politiche in questo senso. Credo che la coerenza alla fine paghi sempre, quindi proseguirò su questa strada. Quello che farò, e ne ho già parlato con Lo Russo, è fare una lista civica per rappresentare il mio peso politico. Penso che la linea programmatica, visto il risultato delle primarie, non possa sceglierla un candidato sindaco da solo”. La proposta a cui Francesco Tresso sta lavorando, in sostanza, punta sul coinvolgimento del civismo. Progetto che ha avuto inizio tramite “Capitale Torino”, cantiere politico aperto da Tresso più di un anno fa con il quale è entrato in contatto anche Fabrizio Barca. “Personalmente ho un ottimo rapporto con Fabrizio Barca, ma anche con Giuliano Pisapia ed Elly Shlein”, ha rimarcato.
Il dilemma del centrosinistra torinese: in che modo rinnovare la città?
Chiunque sia il candidato sindaco che vincerà si troverà di fronte, questo è certo, ad una serie di problemi. Quali azioni intraprendere, ad esempio, contro lo smog in città? Come gestire i soldi del Recovery plan? Quali politiche intraprendere per rendere Torino più green e per gestire la crisi post-Covid?
Francesco Tresso, che viene da cinque anni di opposizione a Chiara Appendino, chiede più coraggio su alcune scelte. “Torino ha il problema di non riuscire a trattenere i suoi studenti – ha commentato il consigliere comunale – e dobbiamo rispondere presto alle esigenze dell’elettorato più giovane. Abbiamo un pendolarismo molto votato all’uso della macchina ma al contempo siamo maglia nera nello smog. Bisogna dunque agire presto, facendo politiche coraggiose. Qualche esempio? Si potrebbe lavorare a forme di fiscalità condivise, uscire dal binomio ZTL sì/no e mediare sulla mobilità con tutti gli attori in campo. Non se ne esce colpevolizzando il cittadino, ma un’impronta green è necessaria per il futuro“. Il grido dei giovani per l’ambiente, in poche parole, deve essere ascoltato con serietà. È l’Europa che ce lo chiede, ne va del nostro futuro e dei finanziamenti europei che arriveranno nei prossimi anni a Torino. Per fare questo serve aggiornare il piano del commercio e progettare più ciclabili e aree pedonali per favorire la mobilità dolce. Purtroppo – conclude – non abbiamo un sistema di trasporto pubblico come Milano, e prendere i mezzi pubblici spesso non conviene. E anche su questo è necessario riflettere”.