Pierfrancesco Maran, assessore uscente della giunta Sala, “regista” della nuova Milano che nelle ceneri del Covid cerca una rinascita urbanistica, ha “seguito” la provocazione di Albertini per una politica delle larghe intese sul modello Draghi anche per le elezioni comunali a Milano. Il problema è che non è solo una operazione velleitaria (il che in un momento di scarsità di idee potrebbe anche essere un bene), ma irrealizzabile per mancanza di intelligenza collettiva.
Comunali Milano, la velleità di Pierfrancesco Maran per le larghe intese
Come si può pensare che il Movimento 5 Stelle possa fare larghe intese? O meglio: le farà talmente larghe che una parte del Movimento 5 Stelle andrà con Beppe Sala, e una parte invece con la sinistra radicale. Come si può pensare che Forza Italia possa fare larghe intese? O meglio: una parte di Forza Italia apprezza già Beppe Sala e lo sosterrà, anche senza dirlo. L’altra parte invece andrà con la Lega di Salvini. E quindi?
Pierfrancesco Maran e la missione larghe intese (un po’ carbonare) per le comunali di Milano
Quindi le larghe intese ci sono già. Il problema è che non c’è nessuna elaborazione politica alla base. Sono intese elettorali un po’ carbonare, figlie di piccole scissioni e di piccoli cabotaggi. Roba che pure la prima repubblica, avvezza a tali pratiche, avrebbe giudicato inezie. Non c’è neppure una piattaforma programmatica intorno alla quale aggregare. E chi propone le larghe intese, Pierfrancesco Maran, uomo di indiscussa intelligenza, a cui però la sinistra ha appena chiuso le porte in faccia, deve ancora capire se tornerà a fare l’assessore o se si accomoderà su uno strapuntino del consiglio dopo dieci anni da assessore con le partite più importanti e delicate da gestire.