Perché potrebbe interessarti di questo articolo? Il pesante ko alle amministrative ha messo subito in salita la nuova segretaria Pd. In soccorso di Elly Schlein potrebbero arrivare proprio gli esponenti locali, che provano a farsi sentire per un rilancio del partito.
Il Partito democratico sta cercando le ragioni della sconfitta. Alessia Rotta, ex deputata del Pd nella scorsa legislaturae consigliera comunale molto votata a Verona, propone la sua analisi. Invitando la leadership nazionale a dare risposte che vadano oltre i titoli; e la neoeletta segretaria a cercare una maggiore condivisione della scelta.
Alessia Rotta, da esponente del consiglio comunale a Verona, conosce bene le dinamiche di elezioni locali. Cosa vi ha insegnato al Pd questa tornata elettorale?
Ha insegnato ad ascoltare quello che viene del territorio, le istanze delle persone. Prenderei in prestito le parole del neo-sindaco di Vicenza, Giacomo Possamai: si può vincere in territori inaspettati. Penso anche a Verona lo scorso anno. Nulla è impossibile. Ma bisogna andare a vedere le ragioni per cui si vince. Dall’altro lato, bisogna avere una linea chiara e mettersi al lavoro. C’è un vento di destra forte, sia al livello italiano che europeo. Dobbiamo avviare delle politiche serie per renderci credibili.
E cosa è mancato in questo senso?
È difficile fare una generalizzazione quando si parla di Amministrative, che sono elezioni particolari. C’è sicuramente un fatto: la luna di miele tra il centrodestra e l’elettorato. Forse è mancata una nuova linea politica da settembre a oggi. Non è colpa della segretaria Schlein né di nessun altro. Ma abbiamo bisogno di un assestamento di linea. Inoltre queste elezioni hanno dimostrato che sul livello amministrativo vincono le coalizioni larghe. Serve quindi una discussione serio sulle alleanze.
C’era un’eccessiva attesa intorno al cosiddetto effetto Schlein?
L’attesa era al livello nazionale, le Amministrative sono un voto diverso. Oggi è ingiusto caricare la segretaria di aspettative che vanno oltre. Penso che questo voto sia un incentivo a prendere decisioni condivise e decidere la linea del partito.
Quale linea deve avere il Pd per rilanciare la sfida al centrodestra?
Pluralismo e riformismo. E dobbiamo sciogliere dei nodi, non limitarci ai titoli come “sanità pubblica”, “lavoro”, ecc. C’è un problema di potere d’acquisto delle persone, la qualità dei servizi, la qualità della vita che viene garantita. I giovani se ne vanno sono per esempio un fattore che denuncia il problema del lavoro, dell’inadeguato livello retributivo. Bisogna offrire una proposta politica e indicare una direzione. Ci deve essere una redistribuzione delle ricchezze, certo, ma è necessario parlare anche alle imprese.
Prima si parlava di coalizioni. Come si va a metterla insieme?
Alle Europee questo discorso, non servirà perché c’è un sistema elettorale di tipo proporzionale.
Ma nelle Amministrative del 2024, soprattutto a Bari e Firenze, si dovranno costruire delle alleanze…
Il Pd deve puntare sul buon governo con attenzione, avere a cuore i cittadini, gestendo la mobilità sostenibile, gli spazi culturali e tutto ciò che interessa alle persone.
Sì, ma intanto c’è un’opposizione da portare avanti in questo anno…
Serve una piattaforma condivisa. Deve esserci un minimo comun denominatore tra le forze di opposizioni, e non solo per quanto riguarda i diritti civili. Certo, c’è un momento di competizione elettorale, ma deve essere seguito da un ragionamento di come si realizzano le politiche.
Tornando al punto di partenza: ma come si fa a mettere insieme Conte e Renzi?
Dobbiamo trovare gli obiettivi minimi condivisi e poi pensare a quale alternativa è in campo. Se ognuno dice di rinunciare a un partito nell’alleanza non si va avanti. Serve quindi la volontà di portare avanti questo discorso. Allora chiedo: non abbiamo visto abbastanza con questa destra? Ecco così si può ragionare sulle cose da fare insieme.