Perchè leggere questo articolo? L’ex premier sull’assoluzione del padre Tiziano nella vicenda Consip: “Sconvolto dal silenzio di chi dovrebbe parlare e tace per viltà”. Lo “J’accuse” di Renzi contro i silenzi di Meloni, Salvini, M5S e Pd
“Su ciò che mi hanno fatto e che ci hanno fatto ho davvero finito le parole. E sono sconvolto dal silenzio di chi dovrebbe oggi parlare e tace per viltà“. Esordisce così oggi Matteo Renzi dalla sua newsletter Enews per commentare le assoluzioni del caso Consip per suo padre Tiziano, nonchè per l’ex ministro Luca Lotti.
Renzi prosegue: “Oggi ho il cuore ferito perché ho finito le parole rispetto allo SCANDALO di un Paese in cui si è consumata un’aggressione contro di me e contro i miei amici, aggressione ordita e protetta da pezzi delle Istituzioni. E da un vergognoso intreccio tra procure, palazzi e redazioni che costituisce il più grande problema della classe dirigente italiana e che abbiamo visto all’opera anche in dossieropoli. Quello che ci hanno fatto non è degno di un sistema democratico. Lo stanno iniziando a capire tutti ma molti non hanno il coraggio di dirlo. Non ci credete?”
Renzi: “Consip, assolti tutti i miei amici e mio padre”
Quindi il leader di Italia Viva ricapitola gli ultimi sviluppi: “La sentenza CONSIP ha assolto tutti i miei amici (e mio padre, ancora una volta assolto dopo anni di fango) dicendo che IL FATTO NON SUSSISTE. Lo scandalo Consip è stato una montatura mediatica per massacrarci sette anni in tutti i talk, ma il Fatto non sussiste. Non sussiste, è chiaro? SUSSISTE e INSISTE Il Fatto Quotidiano, il silenzio dei commentatori, la mediocrità impaurita di tanti colleghi politici che sono stati in silenzio per la paura. Ma la vicenda CONSIP non esiste, non era uno scandalo. O meglio, scandaloso è stato solo ciò che ci hanno fatto. Non solo: su Consip hanno assolto i miei amici che si ritrovano con la vita rovinata. Ma hanno condannato due carabinieri che hanno mancato di rispetto ai propri doveri. Soprattutto quello Scafarto che diceva alla PM Lucia Musti “dobbiamo arrivare a Renzi, dobbiamo arrestare Renzi” che poi come premio la destra ha nominato assessore alla legalità in un comune campano”.
Lo “J’accuse” di Renzi e i silenzi di Meloni, Salvini, M5S e Pd
Punto numero due: “Giorgia MELONI ha smentito Crosetto e Nordio e ha rifiutato la loro idea di fare una commissione di inchiesta su Dossieropoli. Giorgia non vuole la verità, si limita a qualche audizione in commissione antimafia (e che c’azzecca la Mafia con gli accessi abusivi ai database dei politici?) e smentisce i due ministri di Fratelli d’Italia. Su queste vicende Meloni è molto timida, chissà perché. E del resto davanti allo scandalo di quello che è successo contro di me e contro i miei amici la maggioranza degli addetti ai lavori TACE. Tace anche Giorgia Meloni forse perché ricorda bene quello che disse allora. Come pure tace Salvini o tacciono i Cinque Stelle o tace quel PD che ha scaricato Luca Lotti senza troppi complimenti e oggi insegue il giustizialismo di Giuseppe Conte. E i riformisti del PD dove sono?“
Renzi: “Preferisco perdere i voti che la dignità”
Renzi aggiunge: “Per dire la differenza tra politici e influencer: quando mi chiesero di far dimettere Lotti io andai in TV a difenderlo, nel momento più difficile, perché per me prima viene la dimensione umana poi viene l’interesse elettorale. E comunque la politica non può vedere maciullate le persone perché lo decide una redazione o un servitore dello stato infedele. Preferisco perdere i voti piuttosto che perdere la dignità di guardare in faccia i miei amici”
Il caso Consip in pillole
Il caso Consip in pillole: l’indagine venne avviata nel 2016. Vari i reati contestati, a vario titolo: millantato credito, traffico d’influenze, tentata estorsione, favoreggiamento, falso, rilevazione di segreto. A essere indagati furono l’ex ministro Luca Lotti e Tiziano Renzi, padre dell’ex premier, Matteo. Ma anche l’ex parlamentare Italo Bocchino, gli imprenditori Alfredo Romeo e Carlo Russo, il carabiniere Emanuele Saltalamacchia, Filippo Vannoni, ex presidente di Publiacqua e Stefano Massimo Pandimiglio. Tutti assolti ieri dal Tribunale di Roma. Condannati invece i carabinieri Gianpaolo Scafarto a 1 anno e 6 mesi e Alessandro Sessa a 3 mesi.