di Sara Greta Passarin
Big grillini fuori dal direttorio a cinque per un maquillage completo del Movimento. Tradotto: no ai soliti noti al comando, sì ad alcuni volti nuovi. Sarebbe questo l’ultimo consiglio che Beppe Grillo, nel summit a Marina di Bibbona, avrebbe dato a Giuseppe Conte. Il quale per prendere la guida del Movimento chiede precise garanzie, tanto di uomini quanto di programmi. Lo dimostra il fatto che Conte, per avere mano libera nel nuovo progetto, vorrebbe in segreteria persone di sua fiducia slegate dal correntismo del partito. Da qui l’idea di un reset, che però non sarebbe indolore e provocherebbe non pochi malumori. Tanto che nomi come Luigi Di Maio, Paola Taverna, Roberto Fico, Stefano Buffagni, Danilo Toninelli, Lucia Azzolina e Stefano Patuanelli non potrebbero essere della partita. Chi invece potrebbe salvarsi dalla tabula rasa dell’ex premier, con un po’ di sorpresa, è la sindaca di Roma Virginia Raggi. Questo perché, secondo i rumors, Conte vorrebbe pescare dalle “seconde fila” grilline composte da sindaci, consiglieri comunali e regionali. E se non fosse per la sospensione dal Movimento, Conte imbarcherebbe volentieri anche Chiara Appendino.
Questa richiesta però, quantunque soddisfatta, non basterebbero a rifondare il Movimento. Perché ciò avvenga serve un nuovo accordo con Davide Casaleggio, presidente della Associazione Rousseau, che più volte negli ultimi giorni ha fatto sentire la sua voce. L’obiettivo di tanti parlamentari, ma anche di Giuseppe Conte, è ridurre l’influenza di Rousseau sul Movimento (“cuore pulsante” della democrazia diretta grillina) cambiando lo statuto M5S. Ma raggiungere questo scopo senza un accordo tra le parti non è semplice e Casaleggio, più ancora di Grillo, ha lo statuto vigente dalla sua parte. Motivo per cui un nuovo contratto di servizio Rousseau-Movimento sarebbe la soluzione migliore, e lo sanno sia Grillo che Conte. Ma Davide non accetterà qualsiasi accordo e il lancio del manifesto di Rousseau “Controvento” ne è la più chiara dimostrazione. Il presidente di Rousseau punta infatti ad ampliare (e non ridurre, come chiedono i parlamentari) l’importanza di Rousseau per il Movimento e chiede che (oltre ad essere strumento di voto) la piattaforma sia usata anche per meetup o riunioni ufficiali. Il che fa presagire che trovare un accordo sarà tutt’altro che semplice e che una guerra di carte bollate non può essere esclusa fino all’ultimo. A meno che le due parti in gioco non trovino un accordo di divorzio.