Perché leggere questo articolo? Alla Camera è andato in scena un “triello”. La sfida a tre del Question Time ha messo finalmente di fronte Meloni, Schlein e Conte. Quest’ultimo ha apostrofato la premier come “nuova Re Mida”. Per il leader 5 Stelle, tutto quello che Meloni tocca si trasforma nel contrario dell’oro. Il mito del leggendario re di Frigia, però, racconta una storia differente.
“Ma lei che cos’è: un Re Mida al contrario“. Lui tutto quello che toccava, trasformava in oro. Lei…”. Per un attimo abbiamo tutti sperato (o temuto) che Conte andasse fino in fondo con la metafora mitologico-letteraria. La pausa di sospensione – scenografica – dell’ex premier ha fatto agognare la conclusione del paragone. Al metallo più prezioso, il leader del Movimento Cinque Stelle, non ha però contrapposto il materiale da cui De André faceva nascere i fiori. L’avvocato degli italiani si è limitato a un laconico “disastro” per definire tutto ciò che Giorgia Meloni ha toccato in questi sedici mesi alla Presidenza del Consiglio.
Col “triello” Meloni vs Schlein e Conte inizia la campagna per le Europee
E’ solo la seconda volta che Meloni si presenta alla Camera per il Question Time. L’aula di Montecitorio è piena per il duello – anzi, triello, visto che i contendenti sono tre – che fa da calcio d’inizio alla campagna elettorale per le Europee. Il botta e risposta con la Presidente del Consiglio – da molti giornali ribattezzato “Premier Time” – è più volte andato in scena al Senato. A Palazzo Madama, però, scarseggiano senatori che siano leader dell’opposizione: ci sono solo Renzi e Calenda. Tra i banchi di Montecitorio, invece, siedono Elly Schlein e Giuseppe Conte.
La formula del Question Time dà all’interrogante il vantaggio della contro-replica. Meloni, nella singola risposta concessale, deve anticipare il contrattacco di Schlein e Conte. Che hanno la possibilità da interrogare e poi controbattere alla risposta della premier. A vantaggio di telecamera – in attesa del duello tv tra Meloni e Schlein – va in scena il triello. Tutt’altro che uno “stallo alla messicana”. Meloni, Conte e Schlein se le danno di santa ragione. La segretaria Pd affonda su sanità e liste d’attesa. La premier rispedisce al mittente le critiche sull’origine dei decennali problemi della Sanità nostrana. I problemi non risolti mentre al governo c’erano gli altri restano. E allora Conte sceglie di concentrarsi sul presente. Affibbiando a Meloni la metafora di Re Mida.
Il mito di Re Mida racconta un’altra storia
La figura di Re Mida si muove tra mito e storia. La favola del “tocco d’oro” è certamente leggenda. Ma affonda le proprie radici in elementi storicamente attestati. Per cominciare, oggi sappiamo che il protagonista del mito, Mida, figlio di Gordio, fu una figura realmente esistita, che coincideva con uno dei primi monarchi della Frigia. Lo scrittore cristiano Eusebio di Cesarea nel suo Chronici Canones indica che il regno di Mida si estese dal 740 al 695 avanti Cristo. D’altra parte il mito del dono divino ricevuto da Mida, grazie al quale il re poteva tramutare in oro tutto ciò che toccava, derivava dalla credenza molto diffusa secondo la quale i re frigi possedevano enormi ricchezze naturali. Sia in Macedonia che in Tracia – luogo di provenienza dei frigi – sia nelle regioni dell’Asia Minore occupate dalla loro stirpe, la storia racconta di monti auriferi e di correnti fluviali che trasportavano oro.
La Frigia rientra in quelle regioni dell’Asia Minore in cui, secondo gli storici, si sarebbe diffusa una delle prime forme di economia monetaria, proprio intorno all’VIII secolo a.C. Queste brevi informazioni storiche iniziano a deporre a sfavore della metafora scelta da Giuseppe Conte per lanciare l’attacco a Meloni durante il Question Time. Paragone che sembra decadere del tutto, se si passa al mito. Nelle Metamorfosi di Ovidio, Re Mida è una figura tragica. Il sovrano frigio cade in disperazione per colpa del tocco magica, che gli impedisce pure di mangiare, in quanto anche il cibo si trasforma in oro. Un re Mida al contrario, per essere pignoli, dovrebbe quindi essere un re Mida felice. Per una volta che l’ex premier in un discorso esce dal seminato del verboso, sembra mancare le basi per l’affondo.
Re Mida, le metamorfosi di Meloni e la sorpresa Schlein
Dalle Metamorfosi di Ovidio, meglio passare a quelle di Giorgia Meloni. Per una volta, dopo anni di opposizione e mesi di governo ruggenti, la premier si trova a indossare gli insoliti panni di chi sta sulla difensiva. La duplice offensiva di Conte e Schlein ha messo a dura prova la capacità di replica della Presidente del Consiglio. Dal Question Time parrebbe – sorprendentemente – essere uscita meglio Elly Schlein. Forte anche del vantaggio della doppia replica previsto dal format, la segretaria dem ha avuto gioco facile a ricordare a Meloni dei suoi lunghi trascorsi politici. Il parere abbastanza unanime dei giornali è che Schlein sia uscita dal Question Time meglio di Meloni e di Conte. Al piglio insolito in Aula, Schlein aggiunge l’immagine della giornata: il batti cinque al portavoce Flavio Alivernini, appena fuori dall’Emiciclo. Non sarà quello mitologico di Re Mida, ma è un “tocco” che segna il punto.