Putiniani, liste di proscrizione, indagini del Copasir. Dopo la pubblicazione, da parte del Corriere della Sera, di una serie di personaggi italiani che sarebbero attenzionati dal Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. A causa delle loro opinioni filo-russe e di presunti rapporti con il Cremlino, dall’organismo del Parlamento che si occupa di sicurezza nazionale arrivano le precisazioni. Enrico Borghi, deputato del Pd e membro del Copasir e della Commissione Difesa della Camera, fa chiarezza in un colloquio con true-news.it.
La fonte non è il Copasir
“Il Copasir, nella maniera più assoluta, non ha stilato nessuna lista di proscrizione. Il Comitato ha portato a sistema delle informazioni e ha deciso di aprire un’indagine sull’ingerenza della Russia nei media e nel cyberspazio. Non è nostro costume né nostra prassi anticipare le conclusioni della nostra relazione – spiega Borghi.
“Mentre per quanto riguarda l’articolo del Corriere della Sera, io non ho la più pallida idea di chi abbia passato tali informazioni ai giornalisti. Noi non facciamo i censori dei giornali e non posso sapere chi è la fonte di quell’articolo. Quello che posso dire è che sicuramente la fonte non è il Copasir”.
Come funziona la propaganda di Mosca
Quindi la riflessione del parlamentare dem si allarga alla guerra di propaganda russa, che avrebbe individuato nell’Italia un anello debole per far passare i propri messaggi. “Sicuramente un problema c’è, e la disinformazione fa parte di quella che viene chiamata ‘dottrina Gerasimov’ (da Valerij, capo di stato maggiore generale delle Forze Armate russe, ndr)”, continua il componente del Copasir.
Che spiega come funziona la macchina informativa di Mosca: “Si tratta di una guerra che viene condotta parallelamente alla guerra sul terreno, una guerra ibrida, fatta di disinformazione, fake news e attacchi cibernetici come quelli che abbiamo visto nelle scorse settimane. E’ ovvio che tutto questo non avviene per caso e ha come obiettivo la destabilizzazione dei paesi considerati ostili. A proposito si vedano le dichiarazioni di oggi dell’ex presidente russo Dmitrij Medvedev, che ha affermato di odiare gli occidentali e di volerli fare sparire”.
Una dottrina per i talk show
La “dottrina Gerasimov” c’entra anche con i talk show, criticati per ospitare spesso opinionisti dalle posizioni pro-Cremlino? “Allora io le dico che noi non possiamo e non vogliamo entrare nel merito delle scelte editoriali. Queste non competono a un organismo parlamentare. Detto ciò possiamo anche dire che quello che è accaduto domenica a Non è L’Arena di Massimo Giletti è un perfetto esempio di come funziona la propaganda russa”, dice Borghi.
Anche il deputato del Pd è rimasto colpito dalle frasi pronunciate in diretta da Maria Zakharova, portavoce del ministro degli Esteri Sergej Lavrov. E dal conduttore televisivo vicino a Putin Vladimir Soloviev: “Bastava ascoltare quello che hanno detto la Zakharova e Soloviev. C’è un meccanismo di propaganda che mette sullo stesso piano aggressore e aggredito. Si tende a confutare fatti come il massacro di Bucha, che tende a enfatizzare le tensioni nel Donbass come parte di una retorica giustificazionista per giustificare l’invasione dell’Ucraina”.
Appello all’attenzione
Quindi l’appello: “Nessuno vuole fare censure, ma è importante che chi ha delle responsabilità editoriali sappia che c’è un fenomeno in atto come quello che le spiegavo prima, e che l’informazione può diventare un’arma, il nostro compito è eventualmente quello di prendere delle misure, che nel caso trasmetteremo al Parlamento, ma poi entra in campo la deontologia professionale dei giornalisti”. Infine la conclusione di Borghi: “Inviterei chi ha responsabilità giornalistiche ed editoriali a prestare attenzione a tutto ciò, ma questo lo dico da cittadino, più che da parlamentare”.