Perché questo articolo potrebbe interessarti? Per la prima volta da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, Vladimir Putin effettuerà un viaggio in Cina. Qui incontrerà il presidente cinese Xi Jinping. Sul tavolo dei due leader, diversi dossier rilevanti. Compresa la Nuova Via della Seta dalla quale l’Italia si è tirata fuori.
Di nuovo faccia a faccia. Nelle prossime ore Vladimir Putin e Xi Jinping si incontreranno, in Cina, in occasione del terzo Belt and Road forum dedicato alla cooperazione internazionale. Nel suo primo viaggio all’estero da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, il presidente russo ha fatto tappa in Armenia, per presenziare al vertice della Comunità degli Stati Indipendenti (Csi) con altri Paesi post sovietici, per poi dirigersi verso Pechino.
In termini generici, il vis a vis con Xi servirà al capo del Cremlino per rafforzare ulteriormente la cooperazione con il gigante asiatico. Una cooperazione, senza dubbio, economica e commerciale, ma anche presumibilmente militare e geopolitica. Tanto più mentre l’Occidente sembra esser più concentrato sulla crisi israeliana che non sulla questione ucraina. È in un contesto del genere che Putin ha pensato bene di muoversi per incassare un nuovo sostegno silenzioso da parte del suo omologo cinese.
Il tema chiave: la Nuova Via della Seta
Considerando che Putin è volato in Cina per partecipare al forum sulla Nuova Via della Seta, è lecito supporre che il tema principale dell’incontro con Xi coinciderà con la cooperazione economica. Già, perché il Dragone sta ricalibrando la propria strategia, avendo preso atto delle tensioni internazionali e del fatto che molti governi occidentali vedano la Bri come fumo negli occhi.
Tra questi anche l’Italia, dove l’esecutivo Meloni ha fatto capire a chiare lettere che Roma non rinnoverà il Memorandum of Understanding del progetto. La decisione italiana appare pressoché certa e irreversibile. E, quando sarà formalizzata, la Cina perderà uno dei partecipanti più importanti – almeno dal punto di vista dell’immagine – dell’iniziativa, visto che l’Italia risulta essere l’unico membro del G7 ad aver aderito alla Nuova Via della Seta.
Xi ha quindi preso atto del contesto generale, scegliendo di adattare – o meglio riadattare – la Bri a nuovi obiettivi. Ovvero: non più fare breccia in Europa ma conquistare il consenso dei Paesi in via di sviluppo e del resto del mondo. Detto altrimenti, la Nuova Via della Seta diventerà lo strumento con il quale amalgamare il cosiddetto Sud Globale nello scontro a distanza con l’Occidente a trazione Usa.
Gli altri dossier sul tavolo di Xi e Putin
Accanto alla Bri scorrono due tematiche parallele che interessano Russia e Cina: rapporti economici, nel senso più generico del termine, ed energetici. Lo scorso anno, gli acquisti cinesi di energia russa sono aumentati del 50% rispetto ai livelli del 2021, mentre il commercio bilaterale ha raggiunto livelli record.
Basti pensare che, nel 2022, il volume commerciale sino-russo aveva raggiunto i 172,41 miliardi di dollari, facendo segnare un +32% su base annua. Entro il 2024, Mosca e Pechino auspicano di raggiungere la quota di 200 miliardi, in un percorso che servirà a rafforzare la collaborazione anche in altri settori.
Come quello militare. Già, perché Putin è ben felice di vendere a Xi armi e tecnologie, mentre i due Paesi condividono valutazioni di intelligence e giocano di sponda per sviluppare motori a razzo e altri jolly. Per il resto, presumibilmente Cina e Russia parleranno delle due crisi più scottanti, quella israeliana e ucraina, delle opportunità di cooperare nell’Artico, e di come imbastire le prossime esercitazioni militari congiunte.
Del resto, Xi e Putin non solo sono partner. Sono amici di vecchia data. Hanno tenuto oltre 40 incontri individuali, il doppio di quanto riservato agli leader mondiali, e promettono di avvicinarsi ancora. Al netto di tutte le loro divergenze geopolitiche. Ma questo è un discorso che nessuno vuole fare adesso, rischiando di rovinare il terzo Belt and Road Forum.