Un medico incaricato nel 2017 dall’Inps per accertare una sindrome cervicale e verificare una invalidità su due donne di cinquant’anni è stato condannato ieri in primo grado dal Tribunale di Lodi a sei anni di carcere per violenza carnale. Il medico, che continua a dirsi “innocente” e “vittima di tragici equivoci”, avrebbe palpeggiato le due lavoratrici, che si sono viste riconoscere dal giudice anche un risarcimento.
Greta Beccaglia, individuato anche un secondo tifoso
Probabilmente questa notizia non avrà la stessa eco di quella che ha avuto come protagonista la giornalista di Toscana Tv Greta Beccaglia, palpeggiata in diretta da un tifoso della Fiorentina (per il quale è già stato disposto un Daspo che lo costringerà lontano dagli stadi per tre anni) e per il quale si procederà per lo stesso reato del medico condannato, violenza sessuale. Intanto, è stato individuato un secondo tifoso che avrebbe commesso lo stesso reato non ripreso dalle telecamere (anche per lui Daspo di due anni).
I fatti di Empoli e le donne molestate a Lodi: la diversa reazione
Eppure, a parte il contesto, quello che è avvenuto a Lodi quattro anni fa e quello che è avvenuto ad Empoli solo pochi giorni fa contemplano lo stesso odioso reato a livello penale e lo stesso atteggiamento di disprezzo nei confronti delle donne che sono da condannare senza se e senza ma.
Cambia il modo in cui le vittime di violenza hanno affrontato l’accaduto: le due donne di Lodi hanno subìto una violenza, hanno deciso di denunciare e hanno vinto la loro battaglia in modo silente. Non conosciamo i loro nomi, non abbiamo mai visto i loro volti e non sapremo mai chi sono. Quello che importa è che la giustizia, messa in moto dalle loro denunce, abbia fatto il suo corso.
Greta Beccaglia, i rischi di non porre un punto alla vicenda
Greta Beccaglia, che aveva la prova provata della violenza subìta nelle immagini riprese in diretta, ha preferito non fermarsi alla denuncia, presentata in Questura ad Empoli il giorno dopo l’accaduto. Ha giustamente respinto le scuse del palpeggiatore (non si possono sfogare le frustrazioni per una sconfitta della propria squadra con una pacca sul sedere a una donna: non esiste), ma sta commettendo l’errore di non mettere un punto. Facendosi fagocitare dal circo mediatico che si è scatenato e che ormai sembra più impregnato di “pruderie” che di reale sdegno per un gesto retaggio della cultura maschilista che vede e tratta la donna come un oggetto.
Il colpevole ora rischia due anni
Il colpevole è stato “assicurato” alla giustizia, rischia, come spiega l’avvocato Filippo Castellaneta, penalista con studio a Bari e Milano, “una pena base di due anni, che col rito abbreviato e le attenuanti generiche potrebbe essere ancora più mite”. E non gli gioverà appellarsi alla “goliardata”: «La tesi dello “scherzo” è stata già esaminata dalla Cassazione ma non ha retto: la Suprema Corte ha ribadito che “la libertà di disporre del proprio corpo a fini sessuali è assolutamente incondizionata e non incontra limiti nelle diverse intenzioni che l’altra persona possa essersi prefissa».
Come epilogo di questa vicenda potrebbe bastare. Altrimenti non è giustizia quella che si cerca, ma vendetta. O peggio.