Gli operatori fanno a gara nel dire “l’immobiliare reggerà”. Un po’ perché ci credono; un po’ perché sperano che la profezia si auto avveri. Certo sarebbe strano in un Paese che nella migliore delle ipotesi nel 2020 farà meno 10% del Pil. Però l’immobiliare in Lombardia e nel nord Italia è un mercato strano, che sfugge alle classiche dinamiche. “Nell’immediato l’attività è sostenuta – dice a True News il comasco Luca Giuffanti, Presidente di Ance Lombardia – Abbiamo un maggior numero di compravendite rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso”. I timori veri sono per quando avverrà il crollo dell’occupazione anche se la provincia lombarda è aiutata perché offre valori immobiliari più bassi e spazi più ampi, con le diverse ondate di pandemia e lockdown che hanno fatto tornare questo bisogno. Certo gli investitori internazionali (e gli istituzionali anche domestici) non guardano fuori da Milano e basta osservare le dinamiche sulle grandi aree di sviluppo urbano menghine: Expo, San Siro, Scali ferroviari. Ma per Giuffanti “Milano senza la Lombardia non può essere così attrattiva anche a livello dimensionale” però “servono infrastrutture come trasporto di natura metropolitana su scala regionale e trasporto su gomma” perché “abbiamo un deficit est-ovest sull’arco alpino”. “L’altro gap da recuperare è l’infrastruttura sui dati: gran parte delle attività produttive sono fuori dai centri metropolitani e devono essere connesse” |