Mille e nove grandi elettori si sono riuniti un’intera settimana in parlamento per cercare, invano, un successore a Sergio Mattarella. Il vecchio Capo dello Stato si è quindi reinsediato al Quirinale, dove dovrebbe stare fino al 2029. Entro l’anno prossimo invece quasi la metà dei 1009 notabili che lo hanno eletto perderà il seggio. Un vero e proprio Squid Game della politica italiana. Abbiamo chiesto a Gianluca Borrelli, fondatore di Termometro Politico, di analizzare il macabro reality a cui dovranno giocare i partiti l’anno prossimo.
Partiti e seggi: la proiezione di Termometro Politico
Per capire la composizione partito per partito del prossimo parlamento ci siamo affidati alla proiezione elaborata da Termometro Politico appositamente per True News. L’incrocio dei dati tra i sondaggi di metà febbraio e la proiezione dei seggi nella prossima legislatura permette di abbozzare una fotografia, certamente provvisoria ma comunque significativa, della composizione del nuovo parlamento.
Mantenendo la legge elettorale attualmente vigente – scenario tutt’altro che improbabile tra un anno – il centrodestra otterrebbe il controllo di entrambe le Camere: circa 218 seggi su 430 alla Camera e oltre 110 sui 200 del Senato; staccando ampiamente l’alleanza giallorossa di Pd, Cinque Stelle e LeU con 166 seggi (al Senato circa la metà) e la dozzina di seggi del centro liberale di Renzi, +Europa e Calenda – su cui però incombe lo spettro di un’altra tagliola: quella dello sbarramento per accedere alle camere, attualmente al 4% o al 3% in una coalizione che supera i dieci punti percentuali.
Il borsino dei seggi partito per partito
Un’analisi più dettagliata del borsino dei singoli partiti permette di capire quanti seggi potrebbero realisticamente avere alla Camera (per il Senato valgono gli stessi numeri dimezzati) nel 2023; fare un confronto con i seggi che avevano dopo il voto del 2018 e con quelli che avrebbero avuto se alle scorse politiche ci fosse già stato il taglio dei parlamentari; infine, stilare una percentuale della porzione di Camera che verrebbe acquisita o perduta rispetto alla precedente legislatura.
Il centrodestra otterrebbe circa 218 seggi, nel 2018 erano 265, ma sarebbero stati 175 con il taglio (di circa il 36% della Camera a 430 deputati). Nel 2023 conquisterebbe in proporzione circa 50 scranni, il 13% della Camera in più. Così ripartiti:
Fratelli d’Italia (20,9 %) > 95 deputati; nel 2018 erano 32 e sarebbero stati 20 al netto del taglio; quindi guadagnerebbe 75 deputati.
Lega (17,5%) > 86 deputati; nel 2018 erano 125, 80 col taglio; quindi guadagnerebbe 6 deputati
Forza Italia (8,3%) > 37 deputati; nel 2018 erano 108, 69 col taglio; quindi perderebbe 32 deputati.
Viceversa, il “campo largo” giallorosso si fermerebbe a 166, molti meno dei 356 seggi del 2018 (e comunque meno dei 227 al netto del taglio).
L’anno prossimo il cartello centrosinistra-pentastellati perderebbe oltre 60 deputati e il 16% della Camera in cui ha governato a lungo in quest’ultima legislatura. La situazione dei singoli partiti sarebbe:
Partito democratico (21%) > 96 deputati; nel 2018 erano 115, 84 col taglio; otterrebbe 12 deputati.
Movimento 5 Stelle (13,5%) > 60 deputati; nel 2018 erano 227, 145 col taglio; perderebbe 85 deputati
Sinistra (coi Verdi 4%) > 21 deputati; nel 2018 erano 14, 9 col taglio; otterrebbe 12 deputati.
Un ipotetico centro liberale di Renzi, Azione di Calenda e +Europa (3%) avrebbe 13 deputati; nel 2018 c’erano solo i 3 deputati di +Europa che col taglio sarebbero stati ridotti a 2 (+11 deputati e 3% del peso nella nuova Camera).
Chiude la panoramica il Südtiroler Volkspartei che col suo 1% riuscirebbe comunque a portare alla camera una pattuglia di 3 deputati, pressoché identica ai 4 della scorsa legislatura, che sarebbero stati 3 al netto del taglio.
La fotografia: crollo di Forza Italia e M5S, balzo di Fratelli d’Italia
L’istantanea mostra tendenze significative: crollerebbero Forza Italia e, più di tutti, il Movimento 5 Stelle; rimarrebbero pressoché invariato il peso di Partito democratico, Lega, Centro e autonomie; segnerebbero un enorme balzo in avanti la Sinistra e Fratelli d’Italia.
Segnali ancora ipotetici, ma abbastanza indicativi dell’anno che avvicinerà Paese e partiti al voto del 2023.