Allarme fascismo. Paura dell’uomo nero, che in questo caso è una donna. Con la campagna elettorale si sono intensificati gli attacchi e le polemiche su Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia. Nello spazio mediatico gli ultimi episodi sono rappresentati dal lapsus di Elisa Anzaldo del Tg1 e dallo scontro al calor bianco tra Guido Crosetto e il giornalista di La7 Paolo Celata durante lo speciale Verso il Voto.
Attacco alla Meloni, non alla democrazia
Nel primo caso, la conduttrice del telegiornale ammiraglia del servizio pubblico ha risposto sorridendo al giornalista Alessandro Barbano che parlava scherzosamente del “peccato” calcistico di Meloni. Passata dall’essere tifosa della Lazio alla fede per la Roma, con un “ce ne sono tanti altri”; riferendosi a presunti peccati della leader di Fratelli d’Italia. Il secondo episodio ha visto protagonista Celata di un diverbio al calor bianco con Crosetto. Ormai fuori dalla politica attiva ma tra i fondatori di Fdi e ascoltato consigliere della Meloni.
“Quelli che attaccano la Meloni difendono loro stessi, non la democrazia”, dice Crosetto a true-news.it. L’imprenditore vicino a Fdi argomenta poi la sua posizione. “Tutti sanno che lei non è una pericolosa fascista, ma il problema è che adesso lei ha la possibilità di vincere e di governare.
Un sistema contro la meritocrazia
Quindi attaccano la Meloni perché può minare la comfort zone in cui tanti sono vissuti per anni. In alcuni casi senza professionalità ma perché amici di una parte politica. C’è una grossa fetta della classe dirigente italiana che ha fatto carriera solo grazie alla fede politica o a una tessera di partito”.
Significa che hanno paura di essere epurati? “La Meloni ovviamente non vuole epurare nessuno. Ma in tanti hanno paura di dover lavorare e meritare gli avanzamenti di carriera, hanno paura di non essere più difesi dall’appartenenza politica”.
Crosetto parla di un “Sistema” politico, mediatico, culturale e burocratico “pari pari a quello descritto da Luca Palamara per quanto riguarda il sistema della magistratura”.
Chi fa carriera grazie all’appartenenza politica
“Un cancro che avvelena l’Italia e fa male al Paese. Un sistema di persone che pensano che la loro vita dipenda dalla fedeltà a una parte politica”, denuncia Crosetto a true-news.it. Un sistema che per il fondatore di Fdi si ramifica in diversi ambiti della vita pubblica. Dal giornalismo alle società pubbliche e para pubbliche.
Insomma, “in Italia c’è troppa gente che ha fatto carriera grazie all’appartenenza politica e non grazie alla bravura”. Una difesa di rendite di posizione, secondo Crosetto. “Anche perché nemmeno chi agita lo spettro del fascismo pensa realmente che la Meloni sia fascista”. “Lei è nata quando il fascismo era finito già da trent’anni. Ed è cresciuta politicamente in Alleanza Nazionale dopo la svolta di Fiuggi – continua l’imprenditore. La cosa che colpisce è che nessuno durante la prima Repubblica voleva zittire Almirante chiamandolo “fascista”, anche se lui era stato davvero fascista”.
Meloni fa più paura di Berlusconi
Crosetto vede alcune differenze tra gli attacchi lanciati a Silvio Berlusconi durante la Seconda Repubblica e quello che sta accadendo ora con la leader di Fdi. “Meloni fa più paura di Berlusconi perché è meno attaccabile. Per tante ragioni non le si può dire che ha tanta gente che la segue perché ha i soldi o il potere economico. E’ una che studia, è una che è partita da zero, che si prepara e che ha costruito il suo consenso solo parlando con la gente e alla gente. E soprattutto è una che è nata quando il fascismo era già morto da trent’anni”.