Perché leggere questo articolo: I casi Evi e Soumahoro sono, per ragioni diverse, motivi di cortocircuito nell’Alleanza Verdi-Sinistra. Vediamo perché.
Eleonora Evi non è più co-portavoce di Europa Verde. L’addio della deputata dei Verdi è stata accompagnato da una lettera in cui viene denunciata la “deriva autoritaria e autarchica” nel partito che la stessa Evi definisce “personale e patriarcale”. Addirittura l’Onorevole ha intitolato quanto scritto con: “Mi dimetto. Non sarò la marionetta del #pinkwashing”, spiegando che la sua carica era diventata “di facciata”.
La lettera di Evi
Le parole della Evi sono forti e nella lettera dice: “Quando ho espresso posizioni o visioni non allineate a quelle della dirigenza durante le riunioni della direzione nazionale e pubblicamente, sono stata accusata di ingratitudine nei confronti della ‘famiglia verde’ che mi aveva accolta e offerto uno scranno in Parlamento”.
L’onorevole parla di idee che “generano nei suoi esponenti reazioni impreviste: ora chiusura, ora diffidenza o sospetto. Talvolta paternalistica e vuota condiscendenza. Non di rado livore, rivendicazione”. Non è mancato l’accenno al valore tanto caro ai Verdi: la biodiversità. A questo proposito Eleonora Evi ha scritto: “Per un partito che tra i suoi obiettivi ha quello di difendere la biodiversità quale elemento preziosissimo per la stessa sopravvivenza del pianeta, è decisamente deludente constatare che questo valore non si riesca ad applicarlo all’interno del partito stesso, schiacciando e mortificando così una sana e costruttiva dialettica interna, anche e soprattutto quando questa prende forma da istanze territoriali».
«Non intendo dunque continuare a ricoprire il ruolo di Co-portavoce femminile che, nei fatti, è ridotto a mera carica di facciata. Per questo rassegno le mie dimissioni da Co-portavoce pur restando fermamente convinta della necessità di un progetto ecologista italiano coraggioso e contemporaneo, e non l’ennesimo partito personale e patriarcale”. Una lettera dalle parole forti, soprattuto per un partito che ha sempre messo al primo posto la “lotta al patriarcato” come cavallo di battaglia.
Verdi e patriarcato
La Evi poi ha raccontato alcuni aneddoti a La Verità, tra questi il fatto che una volta venne fatta una card con la foto di Bonelli e la scritta: “È stato il più attivo e presente in Parlamento”. La deputata subito, spiega, portò le carte spiegando che in realtà la più presente e attiva fosse proprio lei e quindi cambiarono la card in questione rifacendola con entrambi. A questo proposito la Evi commentò: “Se era lui poteva stare da solo, se ero io dovevo stare a fianco del maschio”.
Un’altra colonna portante del partito che è stata completamente frantumata riguarda, invece, la vicenda di Aboubakar Soumaoro, che all’inizio del 2023, dopo lo scandalo che coinvolse il parlamentare e la sua famiglia nell’inchiesta sullo sfruttamento dei migranti, lasciò il partito dei Verdi.
Il caso Soumahoro
In merito alla questione Angelo Bonelli, leader dei Verdi, commentò: “Sono profondamente ed umanamente deluso, non sono sorpreso del passaggio al misto di Aboubakar, spero possa chiarire con questo dossier prodotto la questione. Se lo avesse fatto due mesi forse avrebbe evitato le strumentalizzazioni della destra. Noi abbiamo voluto essere molto chiari, il rammarico di non aver ricevuto la solidarietà lo ritengo comunque sbagliato perché anche tra padre e figlio c’è un rapporto quando c’è la chiarezza. Sono deluso e non sono comunque sorpreso di questa sua decisione”.
Un’altra “delusione” per Bonelli che ha fondato il suo partito portando avanti un concreto “no” nei confronti di chi sfruttava l’immigrazione, infatti i Verdi chiedevano l’annullamento dei finanziamenti alla cosiddetta “guardia costiera libica”. Sarà un caso o forse i due grandi cavalli di battaglia del partito di Bonelli si sono trasformati nel suo più grande problema?