Perché leggere questo articolo? Il segretario della Lega di Mantova in un post su Facebook definisce un bimbo di colore “negroide”. Non è la prima volta che la politica prende scivoloni clamorosi. Sessismo, razzismo, complottismo, eversione: quando i politici si mettono a compulsare con i loro smartphone, sanno fare grandi danni. A loro stessi e ai propri partiti. I casi più clamorosi
Cristian Pasolini è il segretario della Lega di Mantova. Ha pubblicato sul suo profilo Facebook una fotografia che ritrae il sindaco di Mantova, il dem Mattia Palazzi, tagliare il nastro in una palestra. Con lui ci sono quattro bambini con delle divise da basket, uno di loro con la pelle scura. La didascalia di Pasolini recita: “Casualità e comunicazione. Bene l’inaugurazione della palestra ed ennesimo taglio del nastro con foto di rito e tradizionale prima fila con bimbo negroide (bimbo di colore, se non vogliamo usare correttamente i termini scientifici di lingua italiana)”.
Il bimbo “negroide” in prima fila
Non si può dire che Pasolini abbia reso un favore al suo partito e al centrodestra, soprattutto in un periodo nel quale molti esponenti di rilievo leghisti si stanno dissociando dalle posizioni ritenute razziste del generale Vannacci. Ma tant’è: dichiarazioni e post sui social hanno spesso rappresentato per i politici italiani un campo minato sul quale – metaforicamente – spesso sono saltati in aria.
La sostituzione etnica di Lollobrigida
Prendiamo il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. E’ passato dalla sostituzione etnica (“Non possiamo arrenderci all’idea della sostituzione etnica: gli italiani fanno meno figli, quindi li sostituiamo con qualcun altro. Non è quella la strada“, dichiarò con un tempismo straordinario proprio il giorno che il presidente Mattarella era in visita ad Auschwitz) al “da noi spesso i poveri mangiano meglio dei ricchi“, al “Per fortuna quest’anno la siccità colpisce molto di più le regioni del Sud e in particolare la Sicilia“,
I politici, e non soltanto quelli di destra, hanno lasciato ai posteri molte “perle” che sono conservate nei gusci immarcescibili degli archivi dei giornali. Basta andare a cercarle, quando non sono state talmente clamorose da rimanere indelebilmente impresse nella memoria degli italiani.
Di Maio a Dibba bocciati in storia e geografia
Ricordate l’ex vicepremier e ministro degli Esteri Luigi Di Maio? “L’Italia e il governo italiano considerano la Francia come un Paese amico e il suo popolo, con la sua tradizione democratica millenaria, come un punto di riferimento” mise nero su bianco in una lettera inviata al quotidiano Le Monde nel tentativo di ricucire col presidente Macron dopo il suo blitz con Alessandro Di Battista a sostegno dei gilet gialli. Peccato per Gigino che la rivoluzione francese dati 1789. Ma storia e geografia non erano mai stati il suo forte, tanto che collocò la dittatura del cileno Pinochet in Venezuela.
Il suo ex sodale Dibba non fu certo da meno quando nel 2017, in una interrogazione all’allora ministro degli Interni Marco Minniti sull’emergenza migranti. disse: “Macron piace a tutti quanti voi come se fosse Napoleone ma almeno quello combatteva sui campi ad Auschwitz e non nei cda delle banche d’affari”. Intendeva Austerlitz.
Prima i toscani, ma la sillabazione era sbagliata
Torniamo in casa Lega, e precisamente in Toscana. Roberto Salvini, Jacopo Alberti, Luciana Bartolini, Roberto Biasci, Marco Casucci e Elisa Montemagni, esponenti del Carroccio si presentarono al consiglio regionale in fila per cinque con altrettante magliette che lette in successione recitavano lo slogan “Prima i toscani”. Ma sbagliarono clamorosamente la divisione in sillabe: si scrive “to-sca-ni”, non “tos-ca-ni” come avevano fatto loro.
Dal vilipendio al Capo dello Stato alla diffamazione razzista
Ma se questi ultimi sono strafalcioni che possono suscitare un sorriso compassionevole, ben altra la gravità di altre esternazioni, che tradiscono pensieri razzisti, sessisti, eversivi e decisamente inappropriati ed inadeguati. Il deputato leghista Vito Comencini fu indagato per vilipendio al Capo dello Stato per le frasi da lui pronunciate al raduno di Pontida. Nel corso dell’assemblea dei giovani leghisti nel 2019 aveva affermato: “Questo presidente della Repubblica, lo posso dire? Mi fa schifo. E’ un presidente che se ne frega del 34% degli italiani“. “Ammetto di aver sbagliato i toni, ma rivendico diritto di critica” si giustificò parlando con l’AdnKronos.
Il presidente della Lega del Trentino Alessandro Savoi aveva chiamato “tr*ie” Alessia Ambrosi e Katia Rossato, “colpevoli” di aver scelto il partito di Meloni. Fu costretto a dimettersi.
E non possiamo dimenticare il ministro per gli Affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli, condannato a 7 mesi, con pena sospesa e non menzione nel casellario giudiziario, nell’ultimo processo per la vicenda delle offese all’allora ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge, che il 13 luglio 2013 definì «orango» alla festa della Lega di Treviglio (Bergamo) durante un comizio. L’accusa era diffamazione aggravata dalla matrice razziale.
Elly Schlein donna di Neanderthal (ma anche cavallo)
E veniamo ai precursori di Pasolini, quelli che si sono tirati la zappa sui piedi da soli per un post di troppo sui social. A Napoli, il numero 2 di Fratelli d’Italia Luigi Rispoli nel dicembre del 2023 ha paragonato su facebook la leader del Pd Elly Schlein a una donna di Neanderthal: “Separate alla nascita”. Il sindaco di Grosseto Antonfrancesco Vivarelli Colonna aveva invece paragonato la leader del Pd a un cavallo.
“Siamo orgogliosamente squadristi”
Sarebbe ampio il capitolo dei post nostalgici del Ventennio. “Siamo orgogliosamente squadristi“, annunciava fieramente a marzo la pagina facebook ufficiale di Fratelli d’Italia Terlizzi. Mentre nel 2018 aveva destato sconcerto quanto scritto dal presidente del Quartiere 1 di Firenze Maurizio Sguanci: “Mai nessuno come Mussolini ha fatto tanto per l’Italia in soli 20 anni”. Anche lui di Fratelli d’Italia? No, all’epoca era del Pd.
Valdegamberi e il satanismo
Mentre il consigliere veneto Stefano Valdegamberi, commentando la tragica morte di Giulia Cecchettin, suggeriva ai magistrati di valutare attentamente la “freddezza e apaticità” della sorella, alludendo a sue presunte frequentazioni con il satanismo.