Perché questo articolo potrebbe interessarti? In Italia si sente spesso dire che ci sono troppi partiti politici e che ogni cittadino si alza al mattino e ne fonda uno. La scheda elettorale è piena di simboli, ma se si dà uno sguardo al registro ufficiale dei partiti politici la situazione è ancora più paradossale. Sono 53 le formazioni politiche presenti nel registro, mentre sono 29 i partiti ammessi anche ai benefici stabiliti dalla legge, come le detrazioni fiscali e la destinazione del 2×1000. Alcuni di questi sono sconosciuti alla stragrande maggioranza degli italiani.
L’ultimo è Italia Libera e ha già fatto discutere perché uno dei fondatori dell’ennesimo micropartito – il neo fascista Giuliano Castellino – è stato lasciato fuori da Montecitorio in occasione della presentazione del movimento creato insieme all’avvocato Carlo Taormina. Castellino non è stato fatto entrare alla Camera sull’onda delle polemiche, perché l’ex esponente di Forza Nuova è stato uno dei protagonisti dell’assalto alla Cgil a ottobre dell’anno scorso.
Il variegatissimo panorama dei partiti politici italiani
La parentesi di cronaca serve per allargare lo sguardo verso il variegatissimo panorama dei partiti politici italiani. Una folla immensa di simboli, statuti e incartamenti, troppo spesso totalmente ininfluenti nel dibattito pubblico. Probabilmente conosciuti soltanto a chi li ha fondati. E allora, ecco i numeri, senza contare le decine di associazioni che non si fregiano del titolo di partito. Scorrendo il registro dei partiti politici troviamo 53 sigle, di cui ben 29 sono ammesse ai benefici previsti dalle leggi, ovvero le detrazioni fiscali e la possibilità di accedere ai contributi del 2×1000.
Lo storico Sudtiroler Volkspartei, l’unico in Parlamento con 3 deputati e 2 senatori
Tralasciamo per il momento le formazioni più note, anche se pure lì non mancano i paradossi, come la presenza di due “Leghe”: La Lega Nord per l’Indipendenza della Padania e la Lega per Salvini Premier. Limitandoci ai 29 partiti ammessi al 2×1000 e alle detrazioni, troviamo ben tre partiti locali attivi nelle province autonome di Trento e Bolzano, tutti e tre autonomisti. Ed ecco l’Unione per il Trentino, non presente in Parlamento, fondata nel 2008 dall’ex deputato e presidente della Provincia di Trento Lorenzo Dellai. Poi c’è il Partito Autonomista Tirolese e infine lo storico Sudtiroler Volkspartei, l’unico in Parlamento con 3 deputati e 2 senatori. Passando alla Valle d’Aosta abbiamo l’Union Valdotaine e la Stella Alpina. Il primo ha eletto anche un deputato. Misconosciuto anche il Movimento La Puglia in Più, fondato dall’ex parlamentare salentino del Pd Dario Stefàno.
Il TEAM K, non un cartone giapponese, ma un partito
Tra i 53 partiti riconosciuti c’è però la casistica più varia. Da Solidarietà, Liberta e Pace, formazione cattolica con sede a Castano Primo, comune di 10mila abitanti in provincia di Milano agli indipendentisti valdostani di Mouv fino a 10 Volte Meglio, che ha lo scopo, un po’ vago, di “creare una consapevolezza tra i cittadini e presso le istituzioni su quali saranno gli scenari tecnologici, sociali, educativi e politici dei prossimi cinque, dieci, quindici e venti anni”. E ancora gli altoatesini del TEAM K, una sigla da cartone animato giapponese, che fonde democrazia diretta e autonomismo, con statuto in doppia lingua, italiano e tedesco. Vanno oltre i Siciliani Liberi, che puntano direttamente all’indipendenza della Sicilia. Più moderato Sicilia Vera, che aspira “a un maggior livello di indipendenza politica” dell’Isola.
Tra i vecchi leghisti indipendentisti di Grande Nord e l’Unione Sudamericana Emigrati Italiani, meno conosciuta del Maie, presente in Parlamento, segnaliamo due partiti dal sapore “nostalgico”, ancora esistenti: L’Italia dei Valori, erede dei dipietristi della Seconda Repubblica, e il Partito Liberale Italiano, il PLI della Prima Repubblica. In Italia ci sono più partiti che elettori.