Il fatto risale alla fine dell’estate scorsa, quando Camera e Senato hanno approvato una norma che riguardava il passaggio da Alitalia a Ita Airways, un documento in cui si faceva riferimento a decisioni già prese dalla Commissione Europea, testi però secretati dal governo. Un avvenimento sicuramente irrituale, almeno secondo il deputato Stefano Fassina e il senatore Gregorio De Falco, che avevano fatto ricorso alla Corte Costituzionale, puntando sul fatto che sarebbe stato menomato il diritto di ogni parlamentare ad avere accesso agli atti prima di votare. Il famoso “conoscere per deliberare” che, secondo i ricorrenti, è un diritto inalienabile di ogni singolo parlamentare.
Uno scempio
Poi la sorpresa. La Consulta boccia il ricorso e tecnicamente ammette l’ipotesi che un deputato o un senatore possa votare un provvedimento senza conoscerne il contenuto. De Falco, uno dei ricorrenti, è su tutte le furie. “È uno scempio – dice il senatore a true-news.it – la Corte Costituzionale con questo atto ha dimostrato di voler tutelare il potere a scapito della trasparenza, e in questo caso ha difeso il potere esecutivo, che ormai è il potere predominante in Italia”.
Il De Falco furioso parla di “furto dei diritti dei parlamentari perché ci hanno fatto vedere un estratto dei documenti solo dopo aver votato”. L’ex ufficiale della Marina, diventato famoso dopo il naufragio della Costa Concordia, grida allo “scandalo”. Perché “ci hanno informati soltanto ex post dandoci un estratto del documento decretato, nemmeno completo, privandoci del diritto di conoscere per deliberare”.
Andremo avanti
De Falco annuncia nuove puntate della querelle contro la Consulta. “Sicuramente andremo avanti e faremo altre dichiarazioni su questa vicenda, faremo intervenire anche studiosi e professori universitari“.