Perché questo articolo potrebbe interessarti? Dopo la direzione nazionale di ieri, nel Partito Democratico si parla di un accordo sulle primarie online. Anche se solo per alcune categorie di elettori, quelli impossibilitati a recarsi ai seggi, e per i territori “fragili”. Resta da definire la platea degli iscritti e dei simpatizzanti ai quali sarà concesso il voto digitale. E non si placano le polemiche tra i candidati alla segreteria. Una dei quattro sfidanti, Paola De Micheli, ha parlato a True della corsa a ostacoli fino al 26 febbraio.
“Ma sì, Elly Schlein insiste sul voto online perché pensa di avere qualche vantaggio dal punto di vista elettorale”, spiega a True-News.it la sfidante per la leadership Paola De Micheli. La deputata ed ex ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti è tra i più ferrei oppositori interni all’ipotesi della consultazione online lanciata da Schlein. De Micheli esplicita la convinzione che in molti hanno, a partire dall’area che fa riferimento a Stefano Bonaccini, il favorito per la vittoria finale. Ovvero, è il sospetto messo nero su bianco da De Micheli, che la neodeputata italo-svizzera-statunitense speri di ottenere più voti con il ricorso ai gazebo virtuali.
Il paragone di De Micheli contro il voto online
L’altra candidata al femminile in corsa per la guida del Partito Democratico paragona il ricorso al voto online a una mutazione genetica, a un improvviso cambio di ragione sociale. “Schlein ha insistito e insiste con il voto online, ma per il Pd è come se l’Avis cambiasse cambiasse la propria natura e da associazione che dona il sangue diventasse un’associazione che dona i capelli”, prosegue De Micheli, passeggiando tra il Nazareno e la Camera dei Deputati. E comunque, “sarebbe stato impensabile cambiare tutte le regole del congresso a meno di un mese dal voto delle primarie, avremmo dovuto lanciare questa idea mesi fa e fare una discussione approfondita al nostro interno, perché si tratta di cambiare la natura del Pd“.
Insomma, le polemiche sono tutt’altro che sopite. Un confronto, quello sul voto online, che ha portato qualcuno – nel partito – a paventare addirittura il rischio di una scissione. “Io penso che nessuno voglia fare una scissione in questo momento – ragiona De Micheli con True-News.it – basta guardare al passato più o meno recente per capire che le scissioni non funzionano”.
Ricostruzione, non regolamenti o scissioni
Da Bersani a Renzi, fino a Di Maio, in effetti le scissioni raramente hanno sortito gli effetti sperati dai loro animatori. “Però – sostiene l’ex ministra – se ci devono essere delle spaccature è meglio che si manifestino il prima possibile”. Perché, tolto il dente tolto il dolore? “No. Perché dopo il congresso toccherà a tutti il compito di ricostruire il Partito Democratico e la coalizione di centrosinistra. Dobbiamo ricostruire, non parlare di regole interne. Anche perché i sondaggi continuano a non essere positivi per noi, perciò abbiamo il dovere di affrontare i contenuti concreti…“