Io vorrei urlarlo a tutti, che questa decisione della Consulta mi fa schifo. Vorrei urlarlo perché non capisco il motivo per cui non si riesce a comprendere che un referendum è un momento di consultazione dei cittadini, e che i cittadini non sono cretini, e che si chiama democrazia. E che la democrazia diretta, che pure mi convince pochissimo, in certi ambiti è l’unico modo per mandare avanti delle riforme perché il Parlamento è solo preoccupato di tirare alla fine della legislatura, per prendere tutti i soldi e nient’altro. Con quale vergogna guardo i parlamentari non decidere sui temi etici! Decidano pure di non procedere con il suicidio assistito, decidano anche che non dobbiamo averne facoltà: ma decidano, e lo facciano in maniera tale da prendersene la responsabilità. Così poi ognuno si fa i suoi conti al momento dell’urna.
Io non credo particolarmente all’efficacia del Referendum, perché alla fine il quorum lo si raggiunge in casi molto limitati. E non lo si raggiunge non perché la gente sia pigra, ma perché giustamente la gente chiede ai Parlamentari di occuparsi di quello per cui sono pagati: le riforme. Però se l’unica strada per riuscire ad ottenere un minimo di avanzamento, o comunque un minimo di dibattito e di riflessione è il referendum, ben vengano i quesiti. Guardate Renzi: quel referendum produsse un enorme dibattito. La mia delusione, peraltro, non è sul referendum che ieri ha bocciato la Consulta, ma su quello sulla giustizia, che è ancora più prioritario, ancora più cogente, almeno dal mio punto di vista.
La verità è che ci troviamo di fronte a Camera e Senato talmente imbelli da risultare imbarazzanti, e allora – incredibile – dobbiamo ricorrere ai giudici per riformare la giustizia. Non sono mai stato Radicale, neanche per un minuto. Ma questa volta sono tanto d’accordo con Marco Cappato e con Guido Camera, l’avvocato che ha patrocinato i quesiti che hanno vergognosamente bocciato.