Perché leggere questo articolo? Processo a Delmastro, saranno parti civili 4 parlamentari Pd, Nordio e Donzelli. Cosa sanno loro che noi non sappiamo non ci è ancora dato sapere. Ma possiamo ricostruire la vicenda tramite il resoconto della Commissione Giustizia. Ecco i vari passaggi di carte tra Gom, Dap, Commissioni e Deputati.
Processo a Delmastro, abbiamo data e partecipanti. Mancano solo le carte. Non è un fatto da poco, visto che proprio sull’opportunità di divulgare i documenti incriminati si svolgerà la controversia. Quello che è certo è che i giudici dell’ottava sezione collegiale hanno dato l’ok a quattro parlamentari del Pd come parte civile nel processo a carico del sottosegretario alla Giustizia Delmastro. Della rivelazione del segreto d’ufficio in relazione alla vicenda dell’anarchico Alfredo Cospito si discuterà il prossimo 12 giugno. Cosa sanno i quattro dem, Nordio e Donzelli più di noi sulla vicenda? Proviamo a scoprirlo.
Il commento di Delmastro sulla vicenda
“Non voglio commentare i dettagli. Mi attesto su quanto ha dichiarato il procuratore Gratteri. Non erano carte segrete”. Queste le parole del sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove, in un un’intervista a “La Stampa” parlando delle carte divulgate sul caso Cospito. “Secondo Gratteri non erano carte coperte da segreto”, ribadisce. Delmastro rivendica quanto fatto: “È un problema impegnarsi? Ho per quelle carte lo stesso interesse che ho per tutti gli altri dossier che chiedo quotidianamente”.
Alla domanda se vede dietro il suo rinvio a giudizio una cospirazione giudiziaria contro il governo, risponde: “Io avverto un’ingiustizia nei miei confronti, evidentemente. Altrimenti non mi professerei innocente”. Un sottosegretario alla Giustizia rinviato a giudizio: non ravvede un’incompatibilità? “No. E non lo stabilisco io. Lo stabilisce la Costituzione. Non si è colpevoli fino all’ultimo grado di giudizio”, conclude.
“In quanto deputato ritenevo che Donzelli avesse diritto a ricevere informazioni che erano contenute in una relazione a divulgazione limitata ma non segreta. Per me la “limitata divulgazione” riguarda la catena del Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, ndr ) ma non ha efficacia nei confronti del decisore politico. Non ho detto a Donzelli che c’era la clausola di “limitata divulgazione” perché per me non c’era nessun segreto”.
Cosa contengono le carte incriminate
Questa è, in conclusione, la tesi difensiva di Delmastro, affidata al verbale d’interrogatorio redatto davanti ai pm di Roma il 17 febbraio scorso, quando già era indagato per violazione di segreto a proposito delle notizie fornite al suo collega di partito Giovanni Donzelli sui colloqui con alcuni detenuti di mafia e camorra dell’anarchico Alfredo Cospito (visitato in quei giorni da quattro deputati del Pd durante il suo sciopero della fame). Notizie contenute in un’informativa redatta dagli agenti del Gom (Gruppo operativo mobile) che nel penitenziario di Sassari sorvegliano i detenuti al “carcere duro”, sulla quale — alla vigilia dell’intervento di Donzelli nell’aula di Montecitorio del 31 gennaio — si registrò un’improvvisa fretta di trasmissione a Roma.
Come ha raccontato ai pm l’allora capo del Gom, Mauro D’Amico: “La sera della domenica 29 gennaio mi ha telefonato il dottor Russo, capo del Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria) dicendomi che era necessario redigere un appunto su Cospito poiché avrebbe dovuto inviarlo in via Arenula (sede del ministero della Giustizia, ndr ) con urgenza“. L’indomani dal Dap giunsero altre sollecitazioni: «Continuavano a premere per ottenere la relazione… L’ho fatta partire in “riservato” a mezzo motociclista. Mentre il motociclista partiva, le chiamate della segreteria generale insistevano, sino a che non hanno richiesto la trasmissione in word“.
Che carte ha la politica sul caso Delmastro e la protesta del Pd
A quel punto D’Amico ha inviato una e-mail al Dap: “Il plico cartaceo è partito con la modalità ‘riservato‘ per proteggere il personale che aveva relazionato dai vari istituti, e la nota con e-mail in modalità ‘limitata divulgazione‘”. La fretta con cui il Dap ha acquisito le carte poi trasmesse a Delmastro è uno degli elementi che hanno convinto il giudice a ordinare il processo per il sottosegretario, nonostante la richiesta di proscioglimento dei pm. Che nell’interrogatorio gli hanno chiesto se avesse mai dato ad altri deputati informazioni «a limitata divulgazione». Risposta: «Non lo posso escludere».
Una risposta che non è piaciuta ai deputati del Partito democratico, che hanno iniziato l’ennesima protesta. Il 18 maggio i senatori dem hanno abbandonato i lavori della Commissione Politiche dell’Unione europea al Senato per protestare contro la presenza del sottosegretario Delmastro. La protesta dei parlamentari del Partito democratico non è nuova. Da mesi infatti chiedono le dimissioni e le scuse di Delmastro. A questo punto, è forse opportuno ripercorrere in sintesi la vicenda.
Tutte le dichiarazioni di Delmastro che hanno fatto scalpore
Il 31 gennaio Donzelli ha rivelato il contenuto di questi documenti in Parlamento, criticando alcuni deputati del Pd per aver incontrato Cospito in carcere e chiedendosi “se questa sinistra sta dalla parte dello Stato o dei terroristi con la mafia”. In un’intervista al quotidiano Il Biellese del 3 febbraio, Delmastro ha definito il comportamento dei deputati Pd “un inchino ai mafiosi”, una frase che ha suscitato da subito le proteste dell’opposizione.
Già a febbraio i parlamentari del Partito democratico, insieme agli altri delle opposizioni, hanno iniziato a chiedere le dimissioni del sottosegretario, minacciando di non partecipare ai lavori parlamentari ogni volta che fosse stato presente in aula. Il 21 febbraio Delmastro non ha partecipato a una seduta della Commissione Giustizia al Senato per le proteste delle opposizioni, venendo sostituito dalla sottosegretaria per i Rapporti con il Parlamento Matilde Siracusano. Dopo questo episodio i parlamentari del Partito democratico hanno compiuto altre azioni di protesta. Ma cosa contengono le carte di preciso le carte del caso Cospito?
Le due relazioni del Dap
“Alle ore 19.45 udivo il detenuto Di Maio conversare col detenuto Cospito…“. Comincia così una delle due relazioni di servizio degli operatori della Penitenziaria del carcere di Bancali (Sassari) mandate al ministro della Giustizia e il cui contenuto è stato rivelato da Delmastro. La relazione è di un agente del Gom applicato alla terza sezione dell’istituto di detenzione: il regime del 41 bis, dove l’anarchico Alfredo Cospito condivide gli spazi di socialità con il boss dei Casalesi Francesco Di Maio, il killer di ‘ndrangheta Francesco Presta, il mafioso di Cosa Nostra Pietro Rampulla che avrebbe dovuto azionare l’esplosivo della strage di Capaci al posto di Brusca. “Di Maio – si legge – affermava di aver sentito alla televisione delle proteste su tutto il territorio nazionale di Cospito. Dichiarava che mai per nessuno aveva visto tali manifestazioni di solidarietà. Esortava Cospito a continuare tale battaglia, perché ‘pezzettino dopo pezzettino si arriverà al risultato’“.
Qui l’agente fa un’osservazione e inserisce nella relazione la risposta dell’anarchico. “Il detenuto, quasi a prendere le distanze dai manifestanti, riferiva: ‘Questi stanno facendo casino in tutta Italia, me lo ha riferito anche il mio avvocato. Ci sono presidi e interviste in tutte le piazze d’Italia. Questi vengono a rompermi il cazzo ma deve essere una lotta contro il regime 41 bis e contro l’ergastolo ostativo, non deve essere una lotta solo per me. Per me…noi 41 bis siamo tutti uguali”.
Sciopero della fame e ruolo del Parlamento
Il boss dei Casalesi, legato al gruppo di Francesco Bidognetti, a quel punto lo esorta ad andare avanti, proponendosi di unirsi alla protesta dello sciopero della fame. “Questa miccia non deve essere spenta. Noi ti siamo solidali“. E, ridendo, aggiunge: “Nel caso anche noi faremo lo sciopero della fame”. Cospito, però, frena il suo entusiasmo. Per fare lo sciopero della fame “bisogna essere in salute”, gli dice, registrato dall’agente del Gom che lo ascolta. Pur sapendo di altri detenuti che per solidarietà hanno intrapreso questa forma di protesta, l’anarchico spiega: “Non voglio che sia una lotta per me. Per vedere qualche risultato ci vorranno altri due mesi. il mio avvocato, nella telefonata di oggi, mi ha riferito che l’intenzione è di trasferirmi al più presto possibile presso l’istituto penitenziario di Parma”.
La seconda relazione, inviata lunedì scorso al dicastero della Giustizia insieme col resto del carteggio, riguarda il colloquio tra Cospito e Presta avvenuto il 23 dicembre 2022 intorno alle 9 di mattina, poco prima che l’anarchico si vedesse col proprio difensore. “Bisogna creare conflitti, serve un movimento sociale progressista”, lo sentono dire all’esponente della ‘ndrangheta. “Bisogna cambiare la società tanto a livello politico non si fa nulla e il parlamento non serve”. E ancora: “Fuori non si stanno muovendo solo gli anarchici, ma anche altre associazioni. Adesso vediamo che succede a Roma tra qualche giorno. In televisione non ne stanno parlando ancora molto”. Presta, a quest’ultima osservazione, così gli risponde: “Devi mantenere sempre l’andamento, altrimenti poi si dimenticano. Bisogna sempre attirare l’attenzione, non è più come negli anni Ottanta, la gente adesso ha conosciuto il benessere… Sarebbe importante che la questione arrivasse a livello europeo e magari ci levassero l’ergastolo ostativo“. Esattamente la parte citata, parola per parola, dal deputato di Fratelli d’Italia.
Chi ha ragione: il Dap o Nordio?
Il Dap era stato chiaro con Delmastro. Quando il sottosegretario aveva inoltrato una richiesta formale per poter acquisire le informative del nucleo investigativo della polizia penitenziaria di Sassari in merito all’anarchico Cospito, il Dap aveva risposto che le intercettazioni rese note in Parlamento da Donzelli, erano “dati non divulgabili e non cedibili a terzi, pur non essendo secretati“. Ma c’è di più: nell’intestazione del documento, così come trasmesso dal ministero al Dap, era scritto: “Limitata divulgazione“, a conferma del materiale sensibile contenuto nel documento. “Ma – fa sapere il ministro della Giustizia, Carlo Nordio – la scheda letta da Donzelli non era coperta da segreto, e l’apposizione della dicitura “limitata divulgazione” rappresenta una formulazione che esula dal segreto di Stato e dalle classifiche di segretezza”. Un carpiato burocratico per provare a salvare la forma. Restando invariata la sostanza: è stato letto in Parlamento il testuale di un documento a “limitata divulgazione”. Chi ha ragione? Lo sapremo – forse – a giugno.