Perché leggere questo articolo? True-News dialoga con il principe Mohammed El Senussi, uno dei più attivi sponsor del confronto per la pacificazione della Libia. Il quale chiama in causa l’Italia come attore di mediazione che può esser decisivo.
Quale futuro per la Libia? Il martoriato Paese al di là del Mediterraneo, la fu “Quarta Sponda” dell’Italia, rimane sempre strategico e di complessa definizione nei suoi elementi politici fondamentali. La Libia, anzi “le Libie” si dovrebbe dire visto l’annosa spaccatura tra Tripoli e Tobruk, tra governo e Parlamento, tra influenze esterne diverse, necessita di trovare stabilità e prospettive di rilancio per un dialogo.
Un Paese strategico e diviso
Ad oggi la stabilità della Libia è strategica sia per le necessità della società del Paese nordafricano che per il contesto regionale. Una Libia stabile vorrebbe dire un Mediterraneo centrale stabile; consentirebbe di avere un banco di prova per il dialogo e il confronto tra le varie potenze che oggi guardano a Tripoli, dalla Turchia agli Emirati Arabi, dalla Francia alla Russia. Last but not least, sarebbe decisiva per l’Italia su diversi aspetti. Una Libia stabile consentirebbe all’Italia di avere il suo “piede a terra” per il Piano Mattei per l’Africa, di incentivare la soluzione della questione migratoria valorizzando il “diritto a non emigrare” e consentirebbe di sdoganare investimenti sistemici.
Eni, Bonatti e WeBuild sono tre dei maggiori esempi di gruppi italiani che continuano a operare in Libia nonostante le buriane del conflitto civile e l’instabilità. La presenza delle major italiane non ha inciso solo sul loro conto economico, ma anche sulla presenza politica di Roma e sulla capacità della Libia di guardare all’Italia come a un partner prioritario. Uno dei pochi a non abbandonare mai la sua ex colonia nemmeno nel periodo di anarchia seguito al crollo del regime di Muammar Gheddafi e al conseguente vuoto di potere. La presenza italiana può consolidare il dialogo nazionale anche secondo il principe Mohammed El Senussi, attuale titolare della rivendicazione monarchica al trono di Libia in quanto figlio del deposto principe ereditario Sayyid Hassan, nipote di Idris, ultimo re di Libia.
Il principe El Senussi e il dialogo per la Libia
Senussi, classe 1962, vive nel Regno Unito e da tempo è un attivo commentatore della politica del suo Paese. Ha sostenuto nel 2011 la rivolta contro Gheddafi ma chiesto l’immediato ritorno alla democrazia nello Stato libico dopo la caduta del Colonnello. Nel 2011 prima, nel 2014 poi dopo gli scontri tra Tripolitania e Cirenaica e infine nell’ultimo biennio di caos geopolitico El Senussi è stato a più riprese presente come figura centrale negli appelli all’unità nazionale per il Paese. La Libia rischia di scivolare all’antica partizioni tra regioni sulla scia di anni di spaccature e El Senussi si è detto pronto a contribuire a un processo nazionale su basi democratiche. Ribadendo questa prospettiva il 24 dicembre scorso, nel suo messaggio annuale alla Libia nel giorno dell’unità nazionale
“Lo stato di diritto è qualcosa che chiaramente manca alla Libia e in cui crede qualcuno che potrebbe mettere il suo primato nel sistema legale libico. A quel punto, la Libia potrebbe attrarre gli investitori di cui il paese ha bisogno per diversificare la sua economia”, ha detto El Senussi a febbraio in un’intervista a Forbes. Un ragionamento che è un punto di partenza per capire quale ruolo può giocare l’Italia.
El Senussi su Italia e Libia: “I nostri destini legati assieme”
True-News ha raggiunto El Senussi per dialogare con lui sul ruolo di Roma nel costruire un’agenda di relazioni con la Libia costruttiva e orientata al rafforzamento delle istituzioni democratiche: “Il rapporto libico-italiano”, dice il principe, “è lungo quanto la storia stessa, e si estende dai tempi antichi nel corso dei millenni. Sebbene ci siano stati alcuni periodi bui in questa relazione, ci sono stati anche numerosi periodi positivi che hanno legato insieme i nostri destini. È quindi nel nostro interesse, così come è nell’interesse dell’Italia, costruire e mantenere un partenariato costruttivo basato sul rispetto reciproco e sulla reciprocità positiva”.
El Senussi non nega che esista “qualche pensiero in tutta la società libica secondo cui l’Italia considererebbe la Libia come poco più di una terra senza legge con milizie vaganti e quindi si concentrebbe esclusivamente sui suoi interessi personali a breve termine in materia di energia e migrazione con poca considerazione per il futuro del popolo libico. Sebbene possa esserci del vero in questo sentimento, non crediamo che rappresenti tutta la verità”, aggiunge. La Libia, nota, “è importante per l’Italia, tanto quanto l’Italia è importante per la Libia. Le nostre storie e i nostri destini sono legati insieme. Ma anche se in Libia non esiste un sistema politico adeguatamente funzionante che rappresenti gli interessi del popolo, i libici continueranno a vedere qualsiasi rapporto con l’Italia, o qualsiasi altra potenza straniera, con scetticismo e sospetto”.
Stabilità e democrazia per la Libia sono unite
Su questo fronte si può, per El Senussi, costruire la base di una rinnovata relazione italo-libica in cui Roma può garantire sostegno politico al dialogo nazionale, tutela delle istituzioni democratiche e investimenti, mentre Tripoli può fornire una crescente sicurezza e stabilità regionale, vitale oggigiorno in una fase che vede anche il Medio Oriente e il Mediterraneo allargato tornare a ribollire.
Per El Senussi in Libia la stabilità si potrà ottenere solo con trasparenza e democrazia: “Con il ripristino di un sistema politico stabile in Libia, con un parlamento e un governo democraticamente eletti attraverso un processo trasparente e costituzionale per portare pace e sicurezza in Libia, la reciproca mancanza di fiducia nelle relazioni libico-italiane sarà sanata e sostituita con un rapporto più costruttivo” è il suo commento. Negli ultimi mesi “abbiamo avviato un nuovo, ambizioso e ampio dialogo nazionale libico in grado finalmente di produrre questo risultato. Il sostegno a questo processo da parte dell’Italia e di altri aiuterà ad accelerare il successo ed è nel loro interesse”. Roma può trovare spazio con i player occidentali (ad esempio Stati Uniti e Regno Unito) in questo processo in cui la priorità è la fine delle tensioni e degli scontri sull’asse Tripoli-Tobruk e la conquista della stabilità di un Paese tanto diviso quanto decisivo per gli equilibri internazionali.