L’unica volta in cui, durante questa campagna elettorale si è parlato di bullismo è stato finora soltanto per un gioco di scontri tra i partiti. Quando Letta ha definito Calenda “bullo”. E, invece, un tema di stringente attualità, che continua a coinvolgere migliaia di ragazzi e ragazze anche nelle forme del revenge porn e del sexting, resta nei cassetti dei partiti. Si parla di cyberbullismo dietro il tragico atto di un 13enne di Gragnano, in provincia di Napoli: è morto dopo essersi gettato dalla finestra della sua abitazione posta al quarto piano di un immobile che si trova in via Lamma. Al momento quella del cyberbullismo è solo un ipotesi giudiziaria ma il fenomeno, invece, è triste realtà. E, nel corso degli ultimi anni, non sono mancate le vittime: dal tragico suicidio di Carolina Picchio – che lasciò un messaggio inequivocabile (“Le parole fanno male”) al caso di Michele Ruffino, morto a 17 anni lanciandosi nel vuoto dal ponte di Alpignano (Torino). Lo chiamavano “handicappato”, “storpio”, gli dicevano «devi morire», “sei gay”, “non puoi dare niente alla società”.
I numeri del fenomeno: il 45% dei 23.292 adolescenti afferma di aver subito bullismo o cyberbullismo
Se dalle storie personali si passa ai numeri, parlare di emergenza non è un esagerazione. Anzi, secondo uno studio pubblicato a febbraio 2022 dall’Ong “Terres de Homes”, tra i 1700 ragazzi intervistati, tra i 14 e i 26 anni, i 37,5 teme l’isolamento sociale e il 35% ha paura di soffrire di depressione, il 22% di solitudine. Se dunque da un lato la naturale tendenza è quella di rifugiarsi nella rete, dall’altro le giovani generazioni appaiono coscienti dei pericoli del web: 7 su 10 hanno dichiarato di non sentirsi sicuri in rete, e i principali pericoli percepiti sono il cyberbulismo (68%), revenge porn (60%), furto di identità (40,6) e stalking (35%) e ultimo, ma non meno importante, l’alienazione dalla vita reale (32,4%). A questi numeri si aggiungo quelli raccolti da un sondaggio condotto dai profili Instagram di OneDay e ScuolaZoo: il 45% dei 23.292 adolescenti interpellati sui social afferma di aver subito bullismo o cyberbullismo. E soltanto una minima parte di chi ha denunciato ha ricevuto assistenza, su 11.395 solo 2995 hanno ricevuto una forma di aiuto.
La legge e le proposte di modifica
Una legge specifica contro il cyber-bullismo l’Italia, prima in Europa, la ha. Fu approvata nel 2017 su proposta dell’allora senatrice del Pd, Elena Ferrara, che conosceva da vicino la storia di Carolina Picchio, a cui è dedicata anche una Fondazione. Cosa dice la legge? Al primo punto prevede “che laddove un minore si sente appunto minacciato o comunque oggetto di bullismo può rivolgersi direttamente, se ha più di 14 anni o attraverso uno dei suoi genitori o chiunque eserciti la potestà genitoriale nei confronti delle piattaforme siti web per chiedere la rimozione di un certo contenuto. Se nelle 24 ore successive la piattaforma o il gestore del sito non ha dato assicurazione che si sta provvedendo. E allora c’è la possibilità di rivolgersi direttamente al Garante per la protezione della privacy”. Ma la legge 71 presenta non poche lacune: le segnalazioni giunte al Garante, nonostante l’alto numero dei casi, sono pochissime (140 in un anno), manca un reale servizio di monitoraggio istituzionale del fenomeno perchè spesso vittime o insegnanti girano la faccia. Di fronte al bullismo, fanno finta di niente.
Prima dello scioglimento delle Camere, il Parlamento stava lavorando al miglioramento del 71. Tra i più attivi, il parlamentare Devis Dori che, contattato da true-news-it, spiega: “Se non ci fossero state le elezioni a sorpresa, probabilmente saremmo riusciti ad approvare la proposta di modifica di legge. Proprio nelle ultime settimane, avevano avuto il termine emendamenti e, entro la fine del 2022, la modifica sarebbe stata approvata al Senato”.
Modifiche alla legge: non tutto è perso
Essendo approvata da una Camera, la proposta di modifica della 71 può essere ripresa, entro i sei mesi successivi, dal nuovo Parlamento. Tra le altre idee di cambiamento della legge, quella principale, avanzata da Dori, è di carattere repressivo: prevede di di estendere al bullismo anche la fattispecie di reati legati agli atti persecutori. Chissà se il nuovo Governo metterà mano alla legge e si impegnerà nella prevenzione e nel contrasto del fenomeno. True-News.it ha analizzato i programmi dei principali partiti candidati alle elezioni del 25 settembre. E di bullismo a parlarne sono davvero pochi.
Fratelli d’Italia: il bullismo e le “devianze”
Fratelli d’Italia nomina il bullismo a proposito degli stili di vita e delle orami famose “devianze”, protagoniste di ironie e scontri sui social. Si legge nel programma: la scuoladeve diventare il centro nevralgico del territorio e della sua comunità, anello di congiunzione tra famiglie e istituzioni, con aperture pomeridiane e sinergia con gli enti del Terzo settore per ampliare l’offerta culturale e sportiva. Istituzione di borse di studio per meriti sportivi e artistici. Promozione di stili di vita sani per contrastare il disagio e le devianze giovanili, come droga, alcolismo, gioco d’azzardo patologi-co, bullismo e la diffusione delle baby gang”. Belle parole ma mancano i dettagli. In cosa consistono gli stili di vita sani? Come intendono operare Meloni & Co per contrasto e prevenzione di bullismo e cyberbullismo?
Lega: bullismo e baby-gang. Il silenzio di Forza Italia
Anche la Lega nomina il bullismo nelle pagine del suo programma. E lo fa parlando di libertà di scelta dei genitori, che devono esprimere il loro libero assenso, in merito alle offerte formative rugardanti – riportiamo dal documento – “riguarda progetti relativi a bullismo, educazione all’affettività, superamento delle discriminazioni di genere e di orientamento sessuale, pari opportunità, dispersione scolastica, educazione alla cittadinanza e alla legalità e ogni altra iniziativa che coinvolga l’ambito valoriale e dell’educazione sessuale. Da quel che pare di capire, le attività di contrasto al bullismo sono a discrezione dei genitori. Così il fenomeno rischia di rimanere sommerso dall’omertà dei compagni di classe dei bulli o dal silenzio delle vittime.
Il Carroccio continua a citare il bullismo legandolo alle baby-gang. Un problema di sicrezza, quindi. “La devianza e il disagio giovanile che si manifestava prima con forme di maleducazione, inciviltà e bullismo, incontra ora forme di criminalità più gravi attraverso la commissione di reati e l’uso anche di armi da taglio. Le baby gang sono oggi una delle forme di criminalità più pervasiva sui territori. Minorenni e maggiorenni, spesso italiani di seconda generazione, o immigrati si rendono protagonisti di rapine, furti, violenze aggressioni nei confronti di vittime altrettanti giovani e minorenni. Spesso dietro ai giovani delle baby gang troviamo fenomeni antisociali quali la dispersione o l’abbandono scolastico, difficoltà familiari, contesti disagiati di provenienza dalle periferie dei territori”. E qui le proposte passando dal tono repressivo alla prevenzione, un tema certamente positivo: “Potenziamento degli strumenti repressivi e sanzionatori, maggiore controllo del territorio, nuovi strumenti di prevenzione e patto educativo con le realtà associative territoriali, parrocchie, associazioni, Enti locali, società sportive per prevenire la devianza e il disagio giovanile. Nuovi strumenti normativi sia con riferimento alla soglia di imputabilità, sia con riferimento all’elemento sanzionatorio nei confronti dei familiari che non adempiono ai doveri educativi”.
Silenzio da parte di PD, Forza Italia e Terzo Polo
Il Pd resta silente sul tema. Forza Italia ignora completamente bulllismo, cyberbullismo e revenge porn. Arriviamo al programma dell’accoppiata Renzi-Calenda, il cosiddetto Terzo Polo. Cerchiamo, nel pdf, la parola “bullismo”: nessun risultato. Nel sommario, però, vediamo un capitolo dedicato alla scuola e uno ai giovani. Si parla di imprenditoria giovanile, competenze digitali, sostegno per studenti con difficoltà ma di bullismo neanche un accenno.
Le buone intenzioni di Sinistra Italiana e Verdi
L’impegno di Sinistra italiana e Verdi Tra i rosso-verdi di Sinistra Italia e i Verdi, il tema è sentito e toccato. Non a caso, come dicevamo, uno dei parlamentari più attivi nella modifica alla legge sul cyberbullismo è il verde Devis Dori. Nel programma dei due alleati, si legge: “Una legge che preveda all’interno delle scuole progetti e programmi che parlino di educazione all’affettività, alle differenze e al rispetto di tutte e tutti per contrastare a monte quegli stereotipi di genere che sono la causa di bullismo, misoginia, abilismo e violenze di ogni tipo. Una legge che preveda all’interno delle scuole progetti e programmi che parlino di educazione all’affettività, alle differenze e al rispetto di tutte e tutti per educare alla diversità e contrastare a monte quegli stereotipi di genere che sono la causa di bullismo, misoginia, abilismo e violenze di ogni tipo”.
L’impegno di Italexit: unico partito a citare il “cyberbullismo”
Unione Popolare, l’accozzaglia riunita da Luigi De Magistris, tace sull’argomento, mentre una sorpresa interessante arriva dalla creatura di Gianluigi Paragone, Italexit, che cita il bullismo ma anche il cyberbullismo. Unico partito in Italia. Scrive, nel programma, di “prevenzione, sensibilizzazione e contrasto ai fenomeni di Bullismo, Cyberbullismo e Baby-Gang attraverso attività scolastiche ed extrascolastiche che mirino a diffondere nei ragazzi un sistema di valori e principi basati sull’educazione emotiva, sull’empatia, sul senso civico e sul sano sviluppo psicosociale. È fondamentale intervenire proprio sul sistema valoriale della cultura giovanile, poiché possibile terreno fertile per vecchie e nuove criticità, sbagliate mode fondate sulla falsa credenza che la violenza possa essere un mezzo per ottenere vantaggi sociali ed innalzare la propria autostima (causando invece solo sofferenze ed autodistruzione). È necessario agire nelle scuole e nei luoghi di raduno dei ragazzi pianificando interventi strutturati con professionisti dell’area psicoeducativa e coinvolgendo anche personalità in grado di ispirare i giovani a compiere le giuste scelte per garantirsi un futuro roseo”. Interessante la citazione dei programmi psicoeducativi: bulli e vittime, da letteratura scientifica, sono entrambe persone che soffrono. E il supporto psicologico nei confronti degli uni e degli altri, a partire dalla scuola, sarebbe fondamentale.
Accenni da parte dei Cinque Stelle
I Cinque Stelle, che ormai stanno raccogliendo i consensi dei progressisti delusi dal Pd, parlano soltanto di “benessere a scuola”. Nessun esplicito riferimento al bullismo, fisico o virtuale. Conte & co intendono, però, promuovere “più psicologi e pedagogisti per fornire un sostegno ai nostri ragazzi e a tutta la comunità scolastica”.