Ogni giorno le caselle mail di milioni di italiani sono invase da richieste di firme di petizioni. Che riguardano i più svariati temi o le più diverse storie personali. Ma le petizioni online servono a qualcosa?
Secondo Stephanie Brancaforte di Change.org, piattaforma leader nel mondo nella raccolta di petizioni, “la raccolta di firme online funziona da pungolo al legislatore e da strumento di coinvolgimento della stampa su alcune problematiche“. Le petizioni su Internet, infatti, non hanno alcun valore legale, a meno che queste non siano effettuate tramite lo strumento della firma elettroniche che, in Italia, ha un valore equiparato a quello della firma cartacea. L’ordinamento giuridico italiano “conferisce ai cittadini il diritto di ricorrere allo strumento della petizione indirizzata al parlamento: tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità”. Ma queste devono essere raccolte tramite strumenti tradizionali.
La proposta di Nannicini sul modello inlgese
In Inghilterra funziona un po’ diversamente. L’impatto sulle istituzioni è più intenso: in Regno Unito, infatti, esistono una piattaforma dedicata, una soglia di 10mila firme, una commissione dedicata e un sistema di risposte da parte del governo. Fra il 2017 e il 2019 le petizioni presentate dai cittadini britannici sono state oltre 33mila e hanno coinvolto quasi 17 milioni di firmatari. A questo modello, si è ispirato il senatore senatore Tommaso Nannicini (Partito Democratico), firmatario, a fine 2021, di una proposta di legge che consiste nel rivedere gli articoli 140 e 141 e nell’introduzione dell’articolo 140-bis. La proposta prevede che una petizione, una volta raggiunte le 20mila firme, sia assegnata in modo automatico alla commissione competente e a un relatore (sempre che non ci sia un ddl attinente, in quel caso la proposta verrebbe discussa congiuntamente). Inoltre prevede che quelle che hanno raccolto fra 20 e 40mila firme, invece, si concludano con una relazione presentata all’Assemblea o una risoluzione, in entrambi i casi entro 90 giorni; infine che quelle oltre 40mila firme siano iscritte d’ufficio all’ordine del giorno dell’Assemblea. La proposta, però, è ancora ferma in Commissione.
I numeri di Change.org
Eppure Change.org, che nel 2022 festeggia i dieci anni di attività, è riuscita a scuotere l’opinione pubblica e il legislatore su numerose problematiche. “A partire – prosegue Brancaforte a true-news.it – dalla legge che criminalizza il revenge-porn, partita proprio da una petizione”. Secondo i dati forniti dalla piattaforma a true-news.it, in Italia quasi 11 milioni di utenti nel 2021 hanno visitato Change.org. Circa 400 petizioni hanno vinto in Italia nel 2021: più di una al giorno. Oltre alle vittorie confermate dagli autori delle petizioni, decine e decine di altre campagne hanno avuto un impatto (si sono imposte sui media, hanno ricevuto risposta dai decisori) o hanno raggiunto obiettivi intermedi.
I temi più gettonati: salute, giustizia economica e diritti sociali
Sono salute, locale e nazionale, giustizia economica e diritti sociali i temi più gettonati da chi propone petizioni. Che spesso ottengono ottimi risultati. Alcuni esempi: la petizione di Laura Sarti per la realizzazione dell’Ospedale degli Alpini a Bergamo, durante l’emergenza Covid, ha raccolto 132mila firme. Quella di Gianfranco Privitera , figlio di un’anziana ospite della struttura, per salvare gli anziani del Trivulzio a Milano durante la pandemia, ne ha totalizzate 67mila firme. L’appello di Carla Fasano per abilitare 150 medici (tra i quali c’era la stessa autrice della campagna) pronti a dare una mano in Campania in piena emergenza Covid, ha vinto con 17mila firme. Mentre ha ricevuto risposta da parte della Ministra per le Pari Opportunità e la famiglia la petizione lanciata dalla madre di un bambino disabile che durante il lockdown chiedeva un sostegno da parte del Governo, arrivato col Decreto Cura Italia (37mila firme).
La proposta sullo psicologo di base
A inizio 2022 – comunica Change.org – si è innescato un enorme dibattito sulla piattaforma sulla necessità di istituire un bonus per la salute mentale per tutti i cittadini, dopo che la proposta era stata bocciata dal Governo nella legge di Bilancio per il 2022, per far fronte alle conseguenze sulla salute psichica della pandemia; al contempo. E’ nata una petizione per l’Istituzione di uno psicologo di base, da 60mila firme. Il Bonus psicologo è stato istituito per il 2022; a livello locale, la questione dello psicologo di base si sta imponendo, ogni giorno di più, all’attenzione delle Istituzioni locali e Regionali (la Lombardia ha già predisposto questa figura).
Le petizioni sul conflitto tra Russia e Ucraina
La guerra in Ucraina ha dato vita a un movimento internazionale di petizioni: una delle più grandi, della Tavola della Pace, è partita proprio dall’Italia per dire “No alla guerra: la guerra è una follia”. E’ stata firmata da 667mila persone in diversi paesi e le firme sono state consegnate direttamente nelle mani del Papa. Gli utenti italiani di Change.org si sono anche mobilitati per salvare gli animali del rifugio di Andrea Cisternino a Kiev, raggiungendo la vittoria (43mila firme per la petizione di Ilaria Indino) e per riconoscere ufficialmente l’Ucraina come Stato candidato all’adesione all’Unione Europea (petizione di The Good Lobby e Arnaut Castaignet, 293mila firme). Ma anche la petizione della madre di una ragazza rimasta in città per evacuare i civili da Mariupol (413mila firme). Insomma, le petizioni online possono davvero cambiare qualcosa. Ma c’è ancora molto da fare per renderle uno strumento che possa avere un impatto sulle decisioni del legislatore.