Perché questo articolo ti dovrebbe interessare? Il Dicastero per la Dottrina della Fede, organo vaticano che si occupa della dottrina cattolica sulla fede e la morale, ha pubblicato una nuova dichiarazione: Dignitas infinita. Un documento su aborto, abusi, gender e identità trans che sta suscitando reazioni contrapposte. Obiezione respinta e Movimento Identità Trans: “Il Vaticano appoggia posizioni misogine e transfobiche ed esacerba la violenza”. Manson (Catholics for choice): “Sacerdoti celibi che dicono alle donne come devono vivere”
Dignitas infinita è il titolo dato alla nuova dichiarazione della Dicastero per la Dottrina della Fede, che ha impiegato 5 anni di lavoro per completarne la stesura. L’obiettivo dichiarato è tutelare la dignità umana, poiché “una dignità infinita, inalienabilmente fondata nel suo stesso essere, spetta a ciascuna persona umana, al di là di ogni circostanza e in qualunque stato o situazione si trovi”.
A difesa della dignità umana
Si sostiene che “fin dall’inizio della sua missione, sulla spinta del Vangelo, la Chiesa si è sforzata di affermare la libertà e di promuovere i diritti di tutti gli esseri umani” e l’attuale pontificato di Francesco viene posto in relazione con quello dei precedenti: Benedetto XVI, Giovanni Paolo II e Paolo VI.
Successivamente viene fatta una panoramica del concetto di dignità umana osservando l’analisi biblica, l’antropologia classica, gli sviluppi contemporanei, in particolare la Dichiarazione delle Nazioni Unite del 1948 e il Concilio Vaticano II. Viene ribadito che “essere creati a immagine di Dio significa, pertanto, possedere in noi un valore sacro che trascende ogni distinzione sessuale, sociale, politica, culturale e religiosa. La nostra dignità ci viene conferita, non è né pretesa né meritata. Ogni essere umano è amato e voluto da Dio per sé stesso e quindi è inviolabile nella sua dignità”.
L’enfasi su una dignità universale continua, ricordando che “Gesù ha abbattuto le barriere culturali e cultuali, ridando dignità alle categorie degli ‘scartati’ o a quelle considerate ai margini della società” e che “è importante segnalare che la dignità non viene concessa alla persona da altri esseri umani, a partire da determinate sue doti e qualità, in modo che potrebbe essere eventualmente ritirata […] la dignità è intrinseca alla persona”.
Diritti visti come pretese
Eppure verso la metà – nel terzo paragrafo – il torno del discorso inizia a cambiare. Si sostiene che “il concetto di dignità umana, a volte, viene usato in modo abusivo anche per giustificare una moltiplicazione arbitraria di nuovi diritti, molti dei quali spesso in contrasto con quelli originalmente definiti […]. La dignità s’identifica allora con una libertà isolata ed individualistica, che pretende di imporre come ‘diritti’, garantiti e finanziati dalla collettività, alcuni desideri e alcune propensioni che sono soggettivi. Ma la dignità umana non può essere basata su standard meramente individuali né identificata con il solo benessere psicofisico dell’individuo. La difesa della dignità dell’essere umano è fondata, invece, su esigenze costitutive della natura umana, che non dipendono né dall’arbitrio individuale né dal riconoscimento sociale“.
L’obiettivo polemico inizia a diventare chiaro e, come scrivono Obiezione respinta e Movimento Identità Trans, “dietro questo appello ai valori cattolici della dignità e del rispetto per la vita umana, sembra dunque non nascondersi altro che un appoggio del Vaticano a posizioni misogine, transfobiche e antichoice. Una posizione che, nella contingenza in cui ci troviamo, non fa altro che esacerbare la violenza nei confronti di persone trans, famiglie omogenitoriali e l’autodeterminazione sessuale e riproduttiva in ogni sua declinazione”.
Abusi, violenza di genere e aborto
L’ultimo paragrafo di Dignitas infinita, infatti, elenca “alcune gravi violazioni della dignità umana“. Secondo il Dicastero per la Dottrina della Fede, questi casi sono contro la vita, minacciano l’integrità umana o ne offendono la dignità.
Oltre a condannare la povertà, la guerra, la tratta degli esseri umani e altri aspetti universalmente considerati lesivi dei diritti umani, il documento analizza in chiave problematica e pone sullo stesso piano altri fenomeni. Innanzitutto si parla di abusi sessuali – fenomeno che al momento è estremamente caldo nella Chiesa – , ponendo tutta l’enfasi sul trauma delle vittime e non citando la responsabilità di chi commette le violenze.
Quando si parla di violenza di genere, oltre a condannare la non parità tra uomini e donne, si porta il discorso sulla “costrizione all’aborto, che colpisce sia la madre che il figlio”, la “pratica della poligamia” e la “mercificazione del loro corpo”, riferimento velato alla prostituzione, viste come violazioni della dignità femminile.
Si passa poi all’aborto. La narrazione su questo fenomeno è quella che da decenni accompagna la morale cattolica: un’attenzione ferma verso la vita dell’embrione e non della persona gestante, di cui viene ignorata volutamente la storia. Si legge inoltre: “Merita qui di essere ricordato il generoso e coraggioso impegno di santa Teresa di Calcutta”, che durante il conferimento del premio Nobel per la pace nel 1979 disse: “Il più grande distruttore della pace oggi è l’aborto, perché è una guerra diretta – un’uccisione diretta – un omicidio commesso dalla madre stessa”. Una retorica sull’aborto incapace di vedere altre possibilità.
Manson (Catholics for choice): “Maschi celibi dicono alle donne come devono vivere”
Jamie L. Manson presidente di Catholics for Choice, associazione statunitense per i diritti riproduttivi, commenta: “Per me è sorprendente che un documento la cui produzione ha richiesto cinque anni chiaramente non abbia avuto il tempo di incontrare e ascoltare le comunità di cui parla in modo così definitivo. Ancora una volta, un gruppo di sacerdoti celibi ed esclusivamente maschi sta dicendo alle donne e alle persone di genere non conforme che le loro esperienze vissute non sono reali o valide.
Sono ferita e arrabbiata a nome delle donne – che hanno abortito, che hanno affrontato la violenza nelle loro case, che rifiutano le rigide norme di genere imposte dalla Chiesa – e delle persone LGBTQIA+, in particolare delle persone trans.
La radice del problema è che Papa Francesco e tutti i prelati cattolici non credono ancora che le donne siano uguali agli uomini. Desidero ardentemente il giorno in cui la nostra gerarchia farà i conti con i modi in cui l’insegnamento della Chiesa ha creato violenza fisica, emotiva, sessuale e spirituale contro le donne.
Per me è chiaro che le donne e le persone trans che continuano a identificarsi come cattoliche – nonostante documenti come questo ignorino completamente le nostre esperienze – lo fanno solo a causa di un profondo amore per la nostra fede e le sue tradizioni. È devastante che i nostri leader non offrano in cambio lo stesso rispetto e amore. Questa costante invalidazione delle nostre verità vissute provoca un profondo danno spirituale e ci fa sentire impotenti”.
GPA, eutanasia e gender
La condanna si estende poi alla gestazione per altri, denominata nel documento maternità surrogata e vista come lesiva della dignità della prole. L’eutanasia viene inoltre definita “un caso particolare di violazione della dignità umana, che è più silenzioso ma che sta guadagnando molto terreno”, alimentando non solo lo stigma ma anche il panico.
Inoltre, vengono affrontati “la teoria del gender” e il “cambio di sesso”. Va precisato che la teoria o ideologia gender corrisponde unicamente a una sorta di cospirazione – inesistente – contro la dimensione naturale (intesa come biologica) del sesso e, in particolare, della distinzione tra maschile e femminile. Questa linea di pensiero nasce dalla diffusione del termine genere in ambito accademico e poi istituzionale negli anni ‘90, in particolare dopo la conferenza sulle donne dell’ONU tenutasi nel 1995 a Pechino.
Da gender theory e gender studies – gli studi che cercano di capire come il genere e i ruoli di genere abbiano un impatto sulle nostre vite – si porta in Italia il termine gender e lo si usa per ritrarre una minaccia verso i valori tradizionali e verso una corrente di pensiero che vorrebbe quindi smantellare l’ordine naturale delle cose (qualunque esso sia), negando gli aspetti biologici dell’individuo e della sessualità e contrastando l’eterocisnormatività. Si parla di ideologia gender in Italia con enfasi soprattutto dal 2000, con il documento Famiglia, Matrimonio e «unione di fatto» del Pontificio consiglio per la famiglia.
Dignitas infinita innanzitutto condanna le torture, le condanne a morte e l’incarcerazione delle persone LGBTQ+. Nonostante ciò – che è il bare minimum per la tutela delle persone queer – si rimarca un timore verso la fantomatica teoria gender, inesistente e di cui chiaramente non si conosce molto. Si sostiene che essa “essa vuole negare la più grande possibile tra le differenze esistenti tra gli esseri viventi: quella sessuale”, quando ciò non corrisponde alla realtà, e si sfodera il facile allarme verso il pensiero unico e l’educazione dei bambini.
La condanna degli interventi per l’affermazione di genere
Infine, ciò che rende Dignitas infinita un documento fortemente transfobico, è la trattazione sul “cambio di sesso“. Prima della sua pubblicazione non c’era mai stata una condanna ufficiale in merito alla transizione medicalizzata e, in particolare, agli interventi per l’affermazione di genere. Invece ora si legge “qualsiasi intervento di cambio di sesso, di norma, rischia di minacciare la dignità unica che la persona ha ricevuto fin dal momento del concepimento. Questo non significa escludere la possibilità che una persona affetta da anomalie dei genitali già evidenti alla nascita o che si sviluppino successivamente, possa scegliere di ricevere assistenza medica allo scopo di risolvere tali anomalie. In questo caso, l’intervento non configurerebbe un cambio di sesso nel senso qui inteso”.
Mara Klein, membro non binario del processo sinodale della Chiesa cattolica tedesca e attivista per i diritti queer, spiega in merito: “Ancora una volta, le molte voci delle persone trans di fede, così come le scienze contemporanee, vengono completamente ignorate a favore di un’antropologia obsoleta, eteronormativa e autoreferenziale. Per molte persone trans, la chirurgia per l’affermazione di genere salva la vita.
Nella mia esperienza, la transizione mi ha avvicinat* a Dio e mi ha permesso di amare me stess* e il mio prossimo in modo più completo. Suggerire che una tale transizione diminuisca la nostra dignità è crudele e pericolosamente ignorante, soprattutto nei confronti di coloro che si trovano in una situazione disperata tra il loro amore per la Chiesa e l’amore per il modo in cui sentono che Dio li ha creati. Vedere l’opposizione alle cure di affermazione di genere contrapposta all’approvazione degli interventi chirurgici per le persone intersessuali – che se eseguiti senza consenso, soprattutto sui minori, spesso causano immensi danni fisici e psicologici – mette ulteriormente a nudo l’ipocrisia di fondo.
Dopo la prima lettura, sono pien* di dolore per me stess* e per i miei fratelli e le mie sorelle trans in tutto il mondo. Oltre alla crescente ostilità verso le nostre comunità, ci troviamo di fronte a una Chiesa che non ascolta e rifiuta di vedere la bellezza della creazione che si può trovare nelle nostre storie di vita”.
Dignitas infinita si dimostra quindi una dichiarazione che – nonostante le premesse – non abbraccia né tutela la dignità di tutte le persone, credenti o meno. Negare i diritti riproduttivi, ostacolare l’autodeterminazione relativa al proprio corpo e al fine vita, aumentare lo stigma e la discriminazione verso le persone queer (e quelle trans in particolare, le più colpite nella comunità) non sono strade che aumentano la qualità della vita né ne garantiscono la dignità.