Perché leggere questo articolo? Di fronte alla Statale tornano le tende, ma anche il dibattito sul diritto allo studio con convegno con istituzioni accademiche, studenti e politici. La sintesi degli interventi: più che i fondi, serve efficienza.
Tornano le tende degli studenti fuori dalla Statale, ma non è la solita manifestazione. L’Università di Milano ha organizzato una Giornata del diritto allo studio. Introducono i lavori il Rettore, Elio Franzini, e Marina Brambilla, prorettrice ai Servizi per la didattica e agli studenti. “Il tema è piuttosto caldo, lo si avverte anche qui dentro il rettorato”, Simone Spetia moderatore dell’evento con la Statale punta a un’apertura alla riflessione e all’intervento sul diritto allo studio, a cui partecipano studenti e professori, politici e dirigenti del Mur.
Gli studenti fuori e dentro la Statale
“Nessun governo, nessun partito ci rappresenta” è scritto sulle tende piantate in via Festa del Perdono, di fronte alla Statale. “È una questione strutturale e come tale va affrontata” dichiara Giorgia, iscritta al III anno di Filosofia, rappresentante di Cambiare rotta, organizzazione giovanile comunista che da lunedì è tornata a protestare con le tende di fronte all’Ateneo. “Una presidio permanente per chiedere soldi a casa, studio, reddito, non alla guerra“.
Un suo compagno prende la parola al convegno, nella Sala di Rappresentanza della Statale, a pochi passi dal Rettorato. “Il diritto allo studio è una questione di classe. L’università dagli anni Novanta segue i dettami dell’Unione europea per dare vita all’economia della conoscenza. Così è iniziato il passaggio che ha aperto l’università ai privati”. Senza astrattismo, servono meno chiacchiere sul diritto allo studio. “L’università se inserita nella filiera produttiva privata non può garantire questo diritto agli studenti. Ci vogliono investimenti solo su residenze pubbliche, senza co-housign sociale e residenze diffuse”.
La prorettrice Brambilla: “Il meccanismo del FIS da rivedere”
Marina Brambilla, professoressa ordinaria di Lingua Tedesca e Prorettore ai servizi per la Didattica e agli Studenti della Statale, è l’organizzatrice del convegno. Ha fortemente voluto “questo momento di confronto aperto a studenti, professori e politici”. Il CRUL, Comitato Regionale di Coordinamento delle Università, ha attivato un osservatorio. “C’è un allarme nazionale, ma in Lombardia ci sono specificità. Abbiano sciolto l’ente unico per il diritto allo studio nel 2016. In questo modo ogni università può essere l’ente responsabile per il diritto allo studio”.
Per la Prorettrice della Statale c’è un tema di fabbisogno del diritto allo studio da rivedere. “Il Pnrr ha aumentato beneficiari e borse di studio, ma il problema non è coperto. Andrebbe rivisto il FIS, Fondo Integrativo Statale, che riserva alla Lombardia solo l’8%“. Una ripartizioni non eguale per la quale con regione si è aperto un tavolo per gli atenei”.
Dialogo aperto tra Rettore e studenti della Statale
Il rettore Elio Franzini, ammette che “quando la professoressa Brambilla ha organizzato la giornata non pensavo a un momento così epocale. Ricorda gli slogan inneggianti al “diritto allo studio, al lavoro e alla casa” della Statale quando lui era ragazzo. Problemi che si ripresentano in un’attualità complessa, non risolvibili con soluzioni semplici. Per Franzini “le proteste degli studenti non sono fini a sé stesse, una semplice profanazione. Ci sono elementi, i ragazzi della Statale sono vittime e al contempo una voce essenziale, perché fanno capire la condizione odierna e la complessità dei problemi”. Gli studenti vivono in una bolla che si è creata dopo la pandemia, ed è difficile far scoppiare”. Giornate come quelle di oggi mostrano il compito dell’università: “una palestra per affrontare i problemi, ponendoli secondo modalità critiche”.
Gli studenti affollano la Sala di Rappresentanza della Statale con contenuti e analisi critica. Elia Montani della Conferenza degli studenti, mette in evidenza “la strutturale mancanza di dati sul diritto allo studio che rischia di mettere in difficoltà l’intervento pubblico”. Gli studenti sembrano apprezzare gli sforzi dell’Università per tutelare il diritto allo studio, ma individuano chiara una problematica. “Non possiamo più sentire un rimpallo tra istituzioni, locali e nazionali. Serve una responsabilità condivisa, anche con noi studenti”.
Una partecipazione che non si apre sempre agli studenti, secondo Ivan Zeduri, senatore accademico e rappresentante Unione degli universitari. “Abbiamo fatto un question time alla Camera sul finanziamento alle borse di studio, ma siamo stati ignorati. Il governo deve farsi carico del diritto allo studio già nella prossima Legge di Bilancio: servono almeno 2 miliardi sul diritto allo studio. Il Consiglio nazionale degli studenti universitari va ascoltato”.
A difesa del diritto di restare, contro una competizione tossica
Gli studenti manifestano Statale e in altre 25 città italiane, “perché non possiamo più essere ignorati”. La Lombardia ha i criteri di merito più alti d’Italia, tra crediti e voto di maturità. Piani d’investimento, coinvolgimento degli studenti e riforma degli affitti. Il Consiglio nazionale degli studenti universitari va ascoltato. Barbara Morandi, rappresentante in Cda della Bicocca e membro di Link, si è fatta diverse notti in tenda nel fango di Pizza Da Vinci. “Da borsista sono entrata in graduatoria solo al terzo scorrimento, dopo molte ansie. Non sono competitiva, ma ho sperato in quell’alloggio. Il ruolo dell’università deve essere educativo, senza creare una competizione tossica”. Il problema è quando gli studenti iniziano a guardarsi a vicenda per capire chi ha più punti in graduatoria. “Il merito dipende da vari fattori, non è un dato a sé. Oltre all’abitare, c’è il diritto di restare. Non si può ragionare per esclusione di alcuni target, il focus deve essere includere”.