L’audizione del direttore de Il Domani in Commissione antimafia: “Ci sono altri Striano? Può darsi. Ma non fanno accessi abusivi. E abbiamo sempre raccontato cose vere”
Ha fatto rumore l’audizione del direttore de Il Domani in Commissione antimafia svoltasi nella giornata di lunedì. Emiliano Fittipaldi ha dato la sua versione dei fatti sulla controversa vicenda dei dossieraggi, al centro di una inchiesta a Perugia.
In sintesi, un tenente della Guardia di Finanza, Pasquale Striano, ed un magistrato, Antonio Laudati, avrebbero compiuto numerosi indebiti accessi alle banche dati nelle loro disponibilità per acquisire informazioni su varie personalità della politica e non solo. Cosa avrebbero fatto di queste informazioni? Le avrebbero divulgate ad altre persone. Un investigatore privato, un amministratore di condominio, un ex ufficiale della Guardia di finanza. Ma soprattutto a tre giornalisti di Domani. Che ne avrebbero tratto diverse inchieste. E che ora per questo si trovano nei guai.
Fittipaldi: “Abbiamo sempre raccontato cose vere”
“Io non ho mai visto e sentito Laudati in vita mia, ho chiesto ai cronisti se avessero visto o sentito al telefono Laudati e la risposta è stata negativa”, ha spiegato Fittipaldi.
Che, nella ricostruzione di Ansa, ha proseguito: “Non intendo cambiare alcun tipo di organizzazione del lavoro al giornale, visto che i frutti del lavoro sono inchieste, notizie di interesse pubblico che vengono pubblicate da un giornale libero. Il problema etico ci sarebbe se io inventassi delle notizie diffamando delle persone, chiunque siano. Non abbiamo mai diffamato nessuno e abbiamo sempre raccontato cose vere nella storia di questo giornale, quindi non vedo perché avrei dovuto cambiare il modo di organizzare il lavoro in quest’anno in cui sono diventato direttore”.
Fittipaldi: “Abbiamo altri Striano? Può darsi. Ma non fanno accessi abusivi”
Ed ancora: “Striano non faceva parte della nostra redazione e non aveva rapporti con altri giornalisti se non con quelli individuati. Se abbiamo altri Striano? Può darsi, ma non sono persone che fanno accessi abusivi, abbiamo persone a cui quotidianamente i giornalisti di tutta Italia chiedono verifiche per vere informazioni. Ma non facciamo gossip. L’inchiesta sui soldi di Crosetto ad esempio è partita da me e non da Striano. Alcune fonti all’interno di Leonardo ci hanno chiamato per fornirci cifre sui suoi guadagni”, ha aggiunto Fittipaldi. Il direttore del Domani, Carlo De Benedetti, “il quale ha fondato questo giornale nel 2020, nulla sapeva di questa vicenda fino ad agosto scorso e non sa chi sia Striano e Laudati, così come non li conoscevo io. Lui è un editore libero e liberale e il nostro lavoro non ha mai condizionato il nostro lavoro”, ha concluso Fittipaldi. Che, in merito alla denuncia del ministro Guido Crosetto – al centro di uno degli articoli – ha parlato di una “intimidazione alla stampa libera”.
Dossieraggio, Piccolotti (Avs): “La maggioranza di destra minaccia i giornalisti e fa pressioni indebite”
Ha commentato l’audizione del direttore de Il Domani Elisabetta Piccolotti, dell’Alleanza Verdi Sinistra: “La maggioranza di destra ha due facce, una istituzionale che mostra quando si discute in generale di libertà di stampa, e una minacciosa che usa contro i singoli giornalisti che fanno inchieste su esponenti del Governo”.
“Solo poche settimane fa – prosegue la parlamentare componente la commissione antimafia – il Parlamento ha approvato un impegno alla tutela delle fonti giornalistiche contenuto in una mozione di Avs a mia prima firma. Oggi invece, in Commissione Antimafia, durante l’audizione del direttore de Il Domani Emiliano Fittipaldi, molti commissari della maggioranza hanno mostrato la faccia minacciosa, facendo pressione per ottenere la rivelazione delle fonti di alcuni articoli pubblicati dal giornale che dirige. Quanto accaduto è grave, ed è grave che si tenti di coinvolgere i giornalisti in un’inchiesta, quella sul caso del cosiddetto ‘dossieraggio’, che dovrebbe riguardare esclusivamente i funzionari dello Stato che hanno compiuto gli accessi abusivi”.
“In Italia – conclude Piccolotti – abbiamo tanti deficit relativi alla normativa che riguarda la tutela della professione giornalistica, a partire dalla gigantesca questione delle querele temerarie, su cui le nuove norme europee ci obbligheranno ad intervenire: il Governo e il Parlamento si occupino di risolvere queste questioni invece di cercare di portare i media alla sbarra”.