Perchè leggere questo articolo? I paradossi di una vicenda dai contorni oscuri: il presidente della Figc Gravina sceglie di farsi indagare per dimostrare che le accuse nei suoi confronti, al centro di una attività di dossieraggio, sono false. Il triangolo pericoloso tra diritti tv della Lega Pro, una compravendita di libri antichi ed una casa a Milano…
“Il presidente della Figc Gabriele Gravina non era indagato, ma si è fatto indagare dai magistrati della procura di Roma per potersi difendere da accuse innanzitutto mediatiche”. Le dichiarazioni odierne dell’avvocato Fabio Viglione possono apparire un paradosso. Ma del resto la vicenda che vede coinvolto il presidente della Federazione italiana giuoco calcio di normale ha ben poco. Anche per gli standard a cui siamo abituati. Gravina sceglie di essere indagato perchè ritrovatosi al centro della bufera a causa di una attività di dossieraggio della quale è indubitabilmente vittima.
L’attività di dossieraggio del finanziere e del pm
Il caso è quello ormai noto che ruota attorno agli illeciti accessi alle banche dati del Gruppo Sos della Procura nazionale antimafia da parte del tenente della Finanza Pasquale Striano e del pm della Direzione Nazionale Antimafia Antonio Laudati. Che avrebbero diffuso (anche ad alcuni giornalisti) informazioni riservate e sensibili su decine e decine di personalità, da ministri a esponenti del mondo dello sport e dello spettacolo. Ne è nata una inchiesta affidata alla Procura di Perugia. Ma i buoi sono metaforicamente ormai usciti dal recinto. E Gravina si è ritrovato così al centro delle cronache per alcune operazioni finanziarie risalenti al 2018-2019. Fatti attorno ai quali Striano – per cause ancora da chiarire – avrebbe costruito una “proposta di trasmissione alla Procura” di Roma, firmata da Laudati anche sulla base di appunti ottenuti nel 2022 da Emanuele Floridi, ex collaboratore di Gravina e uomo oggi vicino a Claudio Lotito. Questo il teorema che ha portato all’accensione dei riflettori della Procura di Roma su Gravina.
I legali di Gravina: “Presentarsi in Procura, l’unico modo per difendersi da accuse mediatiche”
“L’unico mezzo tecnicamente idoneo per difendersi da un’accusa mediatica, non formalizzata, era quello di presentarsi con i difensori per chiarire tutto, presentando i documenti a supporto di ogni sua affermazione. E’ ciò che è puntualmente accaduto”: così l’avvocato Viglione in merito alla convocazione di ieri. “Gabriele Gravina è parte offesa nella vicenda, è bene non stravolgere la realtà”. L’avvocato ha anche chiarito che “le parole ‘riciclaggio’ o ‘autoriciclaggio’ non sono state pronunciate da nessuno ieri pomeriggio”. Secondo il legale sarebbe anche emersa “l’assoluta correttezza dell’operato del presidente Gravina e lo posso affermare senza nessun tentennamento rispetto alle molte fantasie lette sui giornali”.
Ed ancora: “Abbiamo letto di collegamenti bizzarri, senza nessun senso, tra vicende completamente scollegate tra loro. Quando ‘il fatto’ non esiste, come nel nostro caso, e noi lo abbiamo documentato, non c’è nessuna ipotesi di reato che abbia un senso. E’ emersa l’assoluta correttezza del presidente. Riteniamo sia una vicenda conclusa”.
Gravina, i contratti tv, i libri antichi e la casa a Milano
Resta da augurarsi per il presidente della Figc che anche i pm concordino. Si saprà a breve. Ma quale è la vicenda che lo ha portato a farsi indagare? Sino a ieri si ipotizzava che il reato potesse essere quello di autoriciclaggio ed appropriazione indebita. Tra il 2018 ed il 2019 l’allora presidente della Lega Pro sarebbe stato coinvolto in una compravendita di libri antichi che non si sarebbe mai conclusa ma che lo avrebbe portato a guadagnare, solo per le caparre, tra i 250 ed i 350mila euro. Somma che Gravina avrebbe quindi utilizzato per acquistare una casa a Milano per la figlia della sua compagna. In qualche modo – queste erano le ricostruzioni di ieri – anche il bando del 2018 sui diritti televisivi della Lega Pro sarebbe finito sotto i riflettori, intrecciandosi alle vicende dei libri antichi e della casa milanese in un unico, complesso giro di denaro.
Una tangente nella forma di una falsa compravendita di volumi cinquecenteschi? Così sembravano lasciare intendere le informazioni che Floridi avrebbe passato a Striano e Laudati. Teoricamente rafforzate dal fatto che poi il notaio che curò gli atti della compravendita della casa milanese inviò una comunicazione alla banca, la quale a sua volta eseguì la Sos, segnalazione di operazione sospetta. Nella giornata di ieri gli stessi avvocati di Gravina hanno evocato l’esistenza di “mandanti” che avrebbero dato il via al dossieraggio nei suoi confronti per danneggiarlo. Un legal thriller all’italiana di cui presto – è facile immaginarlo – verranno scritti nuovi capitoli.