Premessa di merito. Nello Stato che sogno io ognuno è libero di dire e fare ciò che vuole, se qualcuno si ritiene offeso può andare in Tribunale e la sentenza dovrebbe essere emessa in 48 ore. Ma noi non siamo in quello Stato, e le sentenze arrivano – soprattutto per quanto riguarda le querele – dopo anni e anni da ciò che si è detto o si è scritto. Nel frattempo, chi fosse stato danneggiato, è stato danneggiato. E neppure poco.
E’ il motivo per cui, in Italia ma direi un po’ in tutto il mondo, i dipendenti delle società private, soprattutto se dirigenti, hanno clausole nei loro contratti, che vengono firmate e accettate, che li impegnano a non parlare di questioni attinenti la loro azienda o le cose che fanno per lavoro, senza prima farsi autorizzare dalla direzione del personale. Giusto? Sbagliato? Ognuno si faccia una opinione, ma è proprio così. E’ così per gli insegnanti delle scuole, per i dipendenti pubblici, per le grandi multinazionali. Vale anche per i giornalisti: in tv non ci puoi andare se non autorizzato dal direttore. E’ così un po’ per tutti. L’idea di base è: dobbiamo evitare che tu usi i media per danneggiare l’azienda che ti dà il posto di lavoro, e se c’è qualche violazione in questo, ci sono sempre i tribunali per risolvere la questione.
Virologi in rivolta contro l’autorizzazione ad andare in tv
Fin qui direi che è tutto chiaro. Anzi no, visto che i virologi uniti, da quelli idoli della destra a quelli idoli della sinistra, stanno facendo fuoco e fiamme perché, colpevolmente in ritardo di un anno e mezzo, dopo essere stati causa della più grande operazione di disinformazione della pandemia (ricordiamoci il Covid è solo una influenza e poi le mille dichiarazioni quotidiane), sono stati richiamati all’ordine dalle università e dalle strutture sanitarie per le quali lavorano: prima di parlare dovete essere autorizzati. Anche perché magari queste istituzioni vogliono essere rappresentate da altri, e non da loro. Insomma, ci sono mille motivi per cui prima di parlare dovrebbero chiedere una autorizzazione. Se questa dovesse essere negata ingiustamente, possono sempre adire a vie legali, come è giusto che sia.
Virologi in tv, tra cachet ed interessi politici
Invece no, i virologi non ci stanno. Del resto, andare in tv conviene, e soprattutto si viene pagati. E non poco, quando si diventa star. Ricordatevelo, mentre starnazzate su Facebook per difendere la loro libertà di opinione: mica lo fanno per voi, di stare in tv. Lo fanno, e pure legittimamente, per il loro cachet, o per i loro interessi politici.
Il caso di Massimo Galli
A me ha fatto impressione, ad esempio, vedere Massimo Galli, pagato dall’università e parte del sistema sanitario lombardo, attaccare per 18 mesi la Regione Lombardia, in modo forsennato. Poi scoprire che si dichiara apertamente di sinistra (che è legittimo, ma qualche sospetto sulla sua terzietà lo fa venire). E poi scoprire che va a un evento elettorale durante la campagna elettorale di Milano. Adesso urla che lui è libero. In effetti lo è, adesso. E’ in pensione, dica quel che vuole. Il problema sono i 18 mesi nei quali ha perseguito – a mio parere – non solo un fine medico, ma anche un fine di affermazione personale e politica. Non mi stupirei di vederlo candidato a qualcosa, tra poco, pochissimo, alla prima occasione.