E’ la misura simbolo dei Cinque Stelle, il provvedimento che ha trascinato numerosi elettori del Sud verso Giuseppe Conte. Il reddito di cittadinanza è anche uno dei primi argomenti di discussione, scontri e polemiche tra il nuovo Governo e i grillini. Ma anche all’interno della maggioranza. Salvini vorrebbe mantenerlo, la Meloni è pronta a sostituirlo con una misura che combina assistenzialismo e formazione al lavoro.
Galeazzo Bignami (Fdi): “Il reddito di cittadinanza, così come è nato nel 2019, ha fallito”
“Questo perché – spiega a true-news.it il responsabile politiche del lavoro di Fratelli d’Italia, Galeazzo Bignami – il reddito di cittadinanza, così come è nato nel 2019, ha fallito. Soprattutto nella seconda fase, quella che dovrebbe portare il percettore nel mondo del lavoro”. La prima fase, ovvero quella assistenziale, funziona. Ma costa. Spiega Bignami: “Impiega 8,8 mliardi l’anno, con impegni programmati fino al 2028, ma porta a una ridottissima capacità di inserimento lavorativo. I Centri per l’impiego non riescono a trovare lavoro”. E la colpa, secondo Fdi, non è dei centri.
Bignami: “Mancano controlli seri”
Bignami rincara la dose: “E’ la norma che presenta lacune. E poi mancano controlli seri, quelli a campione dicono che solo il 4% degli italiani percepisce il reddito ma non possiamo dirlo con certezza. Per non parlare dei raggiri. L’ultimo report della Gdf ha fatto emergere 250 milioni di euro provenienti da truffatori, persone non accreditate a ricevere il reddito eppure percettori”.
Fdi: “Preferiamo assegno di solidarietà”
Critiche ma anche proposte. “Noi preferiamo parlare di assegno di solidarietà, una misura che ipotizziamo rivolta a persone che abbiano 60 anni, con un Isee inferiore ai 15mila (anche se questo parametro dovremmo rivederlo). Parliamo di 400 euro mensili a cui si possono aggiungere 250 euro se nel nucleo familiare è presente un minorenne o una persona di 60 anni”. Le coperture per poi condurre le persone in difficoltà economica verso il lavoro ci sarebbero: “Abbiamo un residuo non utilizzato di fondi, per il periodo 2021-2027 pari a 27 miliardi, disponibili per la formazione al lavoro. Un’attività che deve essere accompagnata da un sostegno di carattere sussidiario perché, durante la formazione, il futuro lavoratore ha bisogno di un compenso. E’ necessario un incrocio tra domande di aziende e offerta di lavoratori. Ma le aziende devono assumere nella misura in cu ilo Stato dia loro strumenti per ampliare portfolio di clienti. Noi ribadiamo la misura per cui “più assumi, meno paghi”.
La formazione universitaria
Fdi annuncia di voler lavorare anche sul ponte, spesso assente o traballante, tra il mondo della scuola e delle Università e l’universo lavorativo. “Dobbiamo lavorare a partire dagli istituti superiori. Bisogna avviare un percorso formativo all’interno di Università”, conclude Bignami”.
Idee e piani per un nuova versione rivisitata del reddito di cittadinanza.