Ieri abbiamo sostenuto una lunga giornata di confronto presso la Fondazione Stelline, nell’ambito del quindicesimo evento della rassegna Direzione Nord. E’ stato un bel momento, con tanti ospiti (circa 60), e tantissimi concetti, parole, approfondimenti. Nell’ambito della manifestazione abbiamo parlato molto di dignità, e di giustizia, oltre che di pace. Dignità è la parola che il presidente della Repubblica ha usato in occasione del suo reincarico.
Ma non c’è dignità dell’essere umano se non c’è una giustizia giusta. Alla fine della giornata, il dibattito Sallusti-Palamara-Emanuele Pellegrini (avvocato e membro della commissione giustizia del Senato), mi ha gettato nello sconforto. A Roma si stanno facendo grandi dibattiti, grandi discussioni, su come riformare la giustizia. Eppure l’impressione che ne ricavo, dopo le parole di Carlo Nordio (un altro degli intervenuti), degli avvocati e dei relatori (tra cui Palamara, come detto), è che il referendum sulla Giustizia è assai difficile che passi. E che la riforma Cartabia è molto più complicata di quel che si possa pensare.
Uno potrebbe legittimamente ritenere che non è tempo di badare alla riforma della giustizia, perché ancora c’è una pandemia e c’è sicuramente una guerra e una crisi economica (un’altra!) alle porte. Eppure non è vero. Non è vero quando si parla di diritti, quando si parla di doveri, non è vero quando si parla di integrazione, immigrazione, accoglienza. Sono concetti che non vengono fermati dalla guerra, o dalle crisi. Sono battaglie che non si smettono di combattere.
E tra tutte le battaglie, quale più giusta di quella per garantire a tutti una giustizia giusta? E’ il momento ideale. Anche per il Pd. La guerra contro Berlusconi è finita. E’ finita la guerra contro Renzi. E’ ora che pure i riformisti del Pd facciano sentire la propria voce. Sono stati zitti sul referendum, che avrebbero potuto sostenere. Sono silenti adesso sulla riforma. Battano un colpo, si battano per un ideale giusto. Se non ora, quando?