“Un anno dopo l’uscita di scena delle forze internazionali e l’instaurazione del nuovo governo, la prima cosa che notiamo è che l’Afghanistan è scomparso dai media e dalle agende internazionali. E questo nonostante l’intera nazione soffra una crisi economica senza precedenti, e un aumento importante della povertà e della criminalità”. A parlare con true-news.it, un anno dopo il ritiro della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti, è Stefano Sozza, Country Director di EMERGENCY in Afghanistan. La situazione è drammatica, ai limiti di una vera e propria catastrofe umanitaria. Il popolo afghano è infatti travolto da una devastante crisi economica, aggravata da un’inflazione senza precedenti e da un impoverimento generale. Molti cittadini soffrono la fame, devono fare i conti con l’estremismo rivendicato dall’ISIS-K e con una continua riduzione dei diritti. In altre parole, nonostante le iniziali promesse del nuovo governo, nel Paese rimane comunque una generale situazione di instabilità e insicurezza (malgrado un miglioramento dopo la fine della guerra), che sono la conseguenza di 40 anni di conflitti.
Cosa succede in Afghanistan
Sozza racconta che, da agosto 2021 ad oggi, si contano più di 16.000 ammissioni negli ospedali di Kabul, Lashkar-gah, Anabah, e oltre 90.000 visite in 42 Punti di primo soccorso e cliniche primarie sparse nel Paese. “Nello stesso lasso di tempo sono ancora oltre 2000 i feriti da proiettili e mine che abbiamo ricevuto nei nostri centri, più di 400 sono bambini”, aggiunge. “Questi dati mostrano chiaramente come, nonostante la fine della guerra e l’uscita delle forze internazionali dal Paese, i problemi dell’Afghanistan non siano affatto terminati, anzi. È stimato che la crisi economica in corso, stia affamando più di 23 milioni di persone”, sottolinea lo stesso Sozza. Secondo dati delle Nazioni Unite, inoltre, almeno il 59% della popolazione necessita oggi di assistenza umanitaria. Calcolatrice alla mano, si tratta di 6 milioni di persone in più rispetto all’inizio del 2021.
C’è, poi, il discorso economico. “L’economia non circola e l’inflazione è altissima. I prezzi di beni di prima necessità, come grano, riso e carburante hanno subito un aumento compreso tra il 50% e il 60% e questo rende difficile, per le famiglie a basso e medio reddito, riuscire a tirare fine mese”, prosegue Sozza. La conseguente disoccupazione e l’impoverimento della popolazione spingono le famiglie a trovare escamotage per sopravvivere e questo, insieme alla diffusa disponibilità di armi da fuoco nel Paese, può facilmente innescare comportamenti criminali o estremisti. “Nel nostro ospedale di Kabul, ad esempio, abbiamo riscontrato un aumento tra il 50% e il 60% di ferite da arma da fuoco o da taglio, sintomo di una crescita della quantità di rapine e atti criminosi e una complessa situazione della sicurezza nel Paese”, confessa il Country Director di EMERGENCY in terra afghana.
Attentati e insicurezza
Gli attentati a Kabul sono proseguiti durante tutto l’anno, per lo più attraverso esplosioni di ordigni improvvisati. “In particolare, gli attacchi terroristici sono volti a colpire luoghi di culto e istruzione come moschee e scuole, e indirizzati contro minoranze etniche e religiose ad opera di gruppi armati. Emergency durante quest’anno in 16 occasioni ha gestito nel suo Centro chirurgico per vittime di guerra di Kabul pazienti che arrivano in ospedale in seguito ad incidenti che provocano un alto numero di feriti (le definiamo in gergo mass casualty), solitamente in seguito ad esplosioni. Le ultime esplosioni sono state rivendicate da ISIS-K. Sei sono avvenute nella prima settimana di agosto. Hanno portato nel nostro Centro di Kabul 85 pazienti,”, afferma Sozza.
Emergency ha osservato – e osserva – dalla prima linea ciò che accade in Afghanistan. L’organizzazione internazionale è presente in loco dal 1999, con due Centri Chirurgici per vittime di guerra a Kabul e a Lashkar-gah, un Centro chirurgico e pediatrico e un Centro di maternità ad Ana ah, nella Valle del Panshir, e una rete di 44 posti di primo soccorso e Centri sanitari di base. Da questo punto di vista, un’altra enorme criticità afghana riguarda il sistema sanitario, fragile e afflitto da grandi lacune. “È a rischio collasso, mentre i bisogno della popolazione restano enormi. La sanità pubblica, come tutti i servizi essenziali, ha subito gli effetti dell’iniziale blocco dei fondi a seguito del cambio di governo. Per settimane e perfino mesi, i dipendenti pubblici non hanno ricevuto il proprio stipendio”, testimonia ancora Sozza.
Un futuro da scrivere
Quale sarà il futuro dell’Afghanistan abbandonato dall’Occidente? Quanto può resistere il Paese? Impossibile rispondere con certezza a queste domande. L’attuale presente non lascia tuttavia presagire un futuro roseo. “L’Afghanistan è ora lontano dai riflettori e rischia di diventare una crisi dimenticata. A livello di comunità internazionale si deve intervenire a sostegno della popolazione afgana. Il 31 marzo 2022, l’appello delle Nazioni Unite di 4,4 miliardi di dollari per aiutare l’Afghanistan è stato enormemente disatteso e ha raccolto soltanto 2,4 miliardi di dollari”, conclude Sozza.
I finanziamenti della Banca Mondiale nel settore salute sono stati ripristinati, ma rimangono alcune criticità importanti. La crisi economica e finanziaria ha infatti compromesso la capacità del sistema di offrire servizi adeguati ai bisogni . Ha inoltre ridotto la capacità dei pazienti di cercare le cure. Secondo il Piano di risposta umanitaria 2022, ci sono 18,1 milioni di afghani bisognosi. La stima è del 20% in più rispetto al 2021. Di questi, circa il 43% sono bambini. Nel primo trimestre del 2022, inoltre, 23 milioni di persone – il 55% della popolazione – vivono in una condizione di insicurezza alimentare.