Perché questo articolo potrebbe interessarti? Narendra Modi è il grande favorito per la vittoria finale alle prossime elezioni generali dell’India. In caso di una sua conferma l’Italia potrebbe ulteriormente rafforzare le proprie relazioni diplomatiche con il gigante indiano.
Dalla Cina all’India il passo è stato breve. Sembra passata un’era geologica da quando, nel marzo 2019, l’Italia diventava il primo membro del G7 a far parte della Nuova Via della Seta proposta da Pechino.
Oggi, tre premier e quattro governi dopo, l’esecutivo Meloni ha effettuato una virata di 360 gradi cambiando le carte in tavola. Roma si è defilata dall’iniziativa del Dragone e, al tempo stesso, ha iniziato a flirtare con l’altro gigante asiatico: l’India di Narendra Modi.
Lo stesso Modi che attende di essere riconfermato al timone del Paese più popoloso del mondo per un inedito terzo mandato nelle vesti di primo ministro.
Le elezioni generali indiane, infatti, sono dietro l’angolo. E, grazie ad un’economia che continua a crescere ad un ritmo da record (+7,2% nel 2022, +6,7% nel 2023 e proiezione del +6,5% nel 2024), ci sono buone chance che l’attuale leader del Bharatiya Janata Party ottenga il tris.
Modi ancora primo ministro dell’India: quali vantaggi per l’Italia?
Per quale motivo l’Italia dovrebbe interessarsi delle elezioni indiane? È qui che entrano in gioco le tensioni internazionali. Se le scintille tra Usa e Cina hanno spinto gli investitori globali a trovare un nuovo terreno fertile sul quale puntare, quella possibile Terra Promessa potrebbe coincidere con l’India.
Del resto il Fondo Monetario Internazionale prevede un tasso di crescita del pil dell’Elefante indiano del +6,3% nei prossimi anni, in una tendenza destinata presumibilmente a consolidarsi nel medio periodo.
Le occasioni economiche generate dal dinamismo di Delhi, unite al suo enorme mercato interno (oltre 1,4 miliardi di persone e una classe media in continua crescita) fanno gola a numerosi Paesi occidentali.
È qui, invece, che entra in gioco il governo Meloni. Che ha elevato le relazioni con l’India a livello di partenariato strategico.
E che ha aderito con entusiasmo all’India-Middle East-Europe Economic Corridor, un corridoio economico proposto da Modi che mira a rafforzare lo sviluppo economico favorendo la connettività e l’integrazione economica tra l’Asia, il Golfo Persico e l’Europa.
Il feeling tra Meloni e Modi, inoltre, è ottimo, e questo potrebbe favorire la cooperazione economica tra l’Italia e il gigante asiatico. Tanto più se il primo ministro indiano dovesse essere riconfermato alle prossime elezioni.
Le aree di cooperazione più calde
Rafforzare le relazioni tra Italia e India significa far avanzare la cooperazione economica tra i due Paesi e rafforzare quella in materia di Difesa, aggiungendo un altro pilastro ai settori dell’Energia e della Tecnologia.
Per quanto riguarda la Difesa, i riflettori sono puntati sullo sviluppo congiunto e sulla coproduzione di attrezzature in India (nell’ambito del programma di sostegno all’industria nazionale indiana Make in India).
Il telerilevamento, le comunicazioni satellitari, l’esplorazione lunare sono altri ambiti di ricerca individuati nel settore dello Spazio, dove sono già attivi progetti che vedono coinvolti l’Organizzazione Indiana per la Ricerca Spaziale (ISRO) e l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI).
La cooperazione tecnologica sarà rafforzata specialmente in alcune aree come le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, l’internet delle cose e la produzione intelligente.
Infrastrutture, prodotti farmaceutici, trasformazione alimentare, istruzione, ricerca e sviluppo sono altri settori espressamente indicati, come si legge sul sito del ministero degli Esteri italiano.
Nel 2022, l’interscambio commerciale italo-indiano ha registrato il record di 14,877 miliardi di euro, con una crescita del +42% rispetto al 2021, secondo i dati dell’Osservatorio Economico della Farnesina.
Le esportazioni italiane verso l’India hanno superato i 4,8 miliardi di euro, con un aumento del 24,2% su base annua, mentre le importazioni, del valore di oltre dieci miliardi, sono aumentate del 52,4%. La principale voce dell’export italiano è costituita da macchinari e apparecchi, con una quota del 38,5% e un valore di 1,174 miliardi di euro.
In generale, gli affari tra i due Paesi sono cresciuti di dodici volte negli ultimi due decenni, tra il 1991 e il 2011, passando da 708 milioni di euro a 8,5 miliardi. E la sensazione è che questi numeri potrebbero aumentare ancora.