La scomparsa di Emanuela Orlandi ancora oggi rappresenta una ferita aperta nel Paese e uno dei suoi più grandi misteri. Le scuole di pensiero sono diverse tra il mistero e le trame del Vaticano da un lato, le infiltrazioni della criminalità organizzata, e il gioco dei servizi segreti delle principali potenze alla fine della Guerra Fredda. Il 18 maggio 2021 nel corso dell’Intelligence Week, la sei giorni dedicata a intelligence, geopolitica e dintorni tecnologici, Maria Latella, giornalista Sky TG24, ha moderato un intenso dibattito circa la vicenda di Emanuela Orlandi.
Emanuela Orlandi, un cold case italiano
Un cold case che ha destato l’attenzione di molti, tra i relatori del dibattito Laura Sgrò, avvocato Studio Legale Laura Sgrò, portavoce della famiglia Orlandi; Aldo Giannuli, storico e saggista, Direttore Centro Studi Osservatorio Globalizzazione, Francesco Pazienza, già consulente del SISMI, ed ancora, Andrea Purgatori, giornalista e sceneggiatore, Umberto Saccone, Presidente Ifi Advisory e Direttore del master Intelligence e Security Link Campus University ed il magistrato Giancarlo Capaldo.
Emanuela Orlandi e Vaticano, le due grandi inchieste
Preziosa la testimonianza del fratello della ragazza scomparsa, Pietro Orlandi, e dell’avvocato della famiglia Laura Sgrò che a tal proposito ha ricordato la vicenda e la sua evoluzione: “Emanuela Orlandi sparisce il 22 giugno del 1983 a Roma, dopo essere stata a scuola di musica, in piazza S. Apollinare”, hanno spiegato.
“Ci sono state – hanno proseguito – due grandi indagini legate alla sua scomparsa, la prima, che si è conclusa nel 1997, aveva come oggetto il terrorismo internazionale: Emanuela sarebbe stata rapita per essere oggetto di scambio con Ali Agca, l’attentatore di Giovanni Paolo II; la seconda inchiesta, basata sulle dichiarazioni di Sabrina Minardi, vedeva coinvolta la Banda della Magliana.
“Secondo la testimone a rapire la giovane vaticana sarebbe stato Enrico De Pedis, detto Renatino, a organizzare il sequestro su richiesta di un alto prelato. Anche questa inchiesta si è conclusa con una archiviazione nel 2016. Al momento è pendente un procedimento dinnanzi alla procura vaticana a seguito di due denunce presentate da Pietro Orlandi nel 2017 e nel 2019”, hanno concluso Pietro Orlandi e l’avvocato Laura Sgrò.
Le tombe al Cimitero Teutonico in Vaticano
In merito alla vicenda delle tombe del Teutonico, Laura Sgrò, ha fatto chiarezza affermando: “A seguito di una segnalazione anonima giuntami nell’estate del 2018, che indicava come luogo di sepoltura di Emanuela Orlandi una tomba con un angelo, Pietro Orlandi e io abbiamo chiesto che tale tomba, sita nel Cimitero Teutonico in Vaticano, venisse aperta”.
“Nel luglio del 2019 – ha spiegato – è stata autorizzata dall’Ufficio del Promotore di Giustizia l’apertura di due tombe attigue, che sono risultate essere inspiegabilmente vuote, non contenendo neppure i resti delle persone che lì avrebbero dovuto essere sepolte.
“L’ufficio del Promotore ha continuato le ricerche e, dentro il Collegio teutonico, contiguo al cimitero, ha rinvenuto un ossario, dal quale sono stati estratti circa 24 sacchi di ossa. Il Perito del Vaticano, con un solo esame visivo, ha considerato tutti i reperti “antichi” o “molto antichi”. Il nostro consulente, il Dottor Giorgio Portera, ha ritenuto di approfondire le analisi su una campionatura di ossa con metodi scientifici, il carbonio 14 e l’analisi genetica”.
“I resti esaminati escludono che si tratti di Emanuela, ma il fatto che siano stati rinvenuti reperti databili intorno al 1950 lascia basiti sul modo di procedere del Vaticano. Che, peraltro, ha lasciato l’onore economico delle analisi alla famiglia Orlandi”.
La famiglia di Emanuela Orlandi: “Il Vaticano mostri i documenti riservati”
“Non esiste al momento nessuna indagine in corso in Italia – ha chiosato l’avvocato Sgrò – mentre sono state presentate due denunce nonché numerosissime istanze all’Ufficio del Promotore di Giustizia dello Stato della Città del Vaticano”.
“Abbiamo chiesto, insieme a Pietro Orlandi, di avere accesso alla documentazione riservata su Emanuela mai condivisa con la procura di Roma, nonché che venissero ascoltati gli alti prelati ancora in vita che la magistratura italiana aveva cercato ripetutamente di interrogare attraverso delle rogatorie non andate a buon fine. Purtroppo gli anni che passano sono nemici della verità e questo conforta chi vuole mantenere il segreto su quello che è effettivamente successo a Emanuela.”