AGGIORNAMENTO – “Letta chiacchiera di ‘occhi di tigre’, va bene io li tiro fuori questi occhi di tigre, la mia criniera, la mia voglia di essere combattente, ma lo faccio solo per la grande comunità di persone che mi ha chiesto di non mollare, perché il Pd è l’unico che potrà fermare la destra più oscurantista e far diventare l’Italia come la Polonia e l’Ungheria”. Così la senatrice del Pd Monica Cirinnà, annunciando la sua decisione di accettare la candidatura nel collegio uninominale Senato Roma 4 (Ostia, Guidonia, Laurentino), un collegio “difficile” dove il centrodestra è dato ampiamente favorito nei sondaggi. Un ripensamento, sottolinea, “non certo avvenuto per la poltrona, visto che è un collegio dato per perso”.
Il più iracondo è Luca Lotti, già ministro dello Sport, ma non è l’unico scontento tra gli esclusi dalle liste del Pd per le prossime elezioni del 25 settembre. Le scelte di Letta hanno provocato i malumori della comunità Lgbtq, delusa dalle esclusioni di Giuditta Pini e Monica Cirinnà.
Lotti: “ La scelta è politica, non si nasconda nessuno dietro a scuse vigliacche”
Di sicuro Lotti è quello che più ha accusato il colpo. E non si è fatto mancare frecciatine al Nazareno. Così all’agenzia Dire: “Il segretario del mio partito ha deciso di escludermi dalle liste per le prossime elezioni politiche. Mi ha comunicato la sua scelta spiegando che ci sono nomi di calibro superiore al mio. Confesso di non avere ben capito se si riferiva a quelli che fino a pochi mesi fa sputavano veleno contro il Pd e che oggi si ritrovano quasi per magia un posto sicuro nelle nostre liste. Non lo so. Ma così è”. “Non sarò certo io a fare polemiche: non le ho fatte in questi anni e non comincerò oggi”, aggiunge. “Ho sempre agito per il bene del mio territorio e del mio partito. Non ho condiviso la scelta di tanti amici nel 2019 di uscire dal Pd e anche grazie a quella decisione (mia e di Lorenzo Guerini che ringrazio per il lavoro da Ministro e per aver guidato con me i riformisti) il Partito democratico è rimasto presente in Parlamento dove, lo dicono i numeri, rischiava invece di sparire. Ecco perché fa male in queste ore ascoltare inutili polemiche e fake news sulle motivazioni della mia mancata ricandidatura, così come leggere assurde ricostruzioni in cui si prova a far credere che a scegliere sia stato il territorio. In Toscana sappiamo tutti come sono andate le cose”. Lotti spiega: “La scelta è politica, non si nasconda nessuno dietro a scuse vigliacche. Io sono abituato ad affrontare la realtà a testa alta, altrettanto faccia chi ha deciso. Aggiungo solo una riflessione. Dispiace, e non poco, scoprire che i dirigenti del mio partito abbiano abbandonato uno dei cardini della nostra identità: il garantismo. É stato un onore per me essere un deputato del Pd, il partito che ho contribuito a fondare e che, in questi ultimi anni, insieme a molti amici ho tenuto unito e compatto. Rifarei tutto!”.
Un’esclusione che ha avuto come effetto la mancata partecipazione al voto della Direzione Pd della componente di Base riformista, guidata dal ministro della Difesa, Lorenzo Guerini.
Fuori Giuditta Pini e Monica Cirinnà, i malumori della comunità Lgbtq
Esclusa anche Giuditta Pini, uno dei volti più a sinistra del Pd, e la scelta del Pd ha scatenato la comunità Lgbtq+, i cui temi trovavano il sostegno della deputata. Twitta Cathy La Torre, l’avvocata dei diritti a difesa del movimento Lgbt+: “Caro Enrico Letta non candidare Giuditta Pini è folleeee. Bravissima, tratta temi che nessun altro nel Pd ha portato avanti. Gribaudo, Quartapelle, Pini, dovete ricandidarle tutte. Ma il merito dove è finito?”.
Oggi la deputata ha commentato così l’esclusione in un post: “Ieri notte ascoltando la lettura delle liste del Pd ho avuto la conferma di quello che era trapelato nei giorni scorsi: sono stata esclusa dalle liste del Partito Democratico. Questo post è per ringraziarvi infinitamente per la marea di affetto e stima di cui mi avete sommerso in questi giorni. Questi anni sono stati bellissimi ed è stato per me un onore sedere in Parlamento”. E ancora: “Voglio rassicurare chi di voi mi ha scritto che porterò (e se vorrete porteremo) avanti le nostre battaglie con ancora più forza, per le strade e nelle piazze. Nei prossimi giorni cercherò di mettere ordine nei pensieri e, se vorrete, ne parleremo con più calma, adesso però sono un po’ stanchina e ho bisogno di qualche giorno per staccare. Ricominceremo presto a lottare insieme per fermare la destra con gli strumenti che abbiamo, perché le battaglie giuste si fanno, anche a mani nude se necessario. Intanto davvero grazie”.
Out dai giochi per il nuovo Parlamento anche Monica Cirinnà, madre dell’omonima legge che ha istituito le Unioni civili in Italia. E’ stata lei a rifiutare la candidatura: “Mi hanno proposto un collegio elettorale perdente”. Anche in questo caso, la delusione della comunità Lgbt è cocente: Il Partito Democratico fa fuori Monica Cirinnà e vuole convincerci che porterà avanti i diritti e le richieste della comunità LGBTQIA+?”, ha affermato Alessia Crocini, presidente di Famiglie Arcobaleno.
Reazioni deluse anche da parte dei Sentinelli di Milano: il rappresentante, Luca Paladini, scrive sulla sua pagina: “Sono fra quelli che non ne ha mai fatto un santino ma stima Monica Cirinnà. La stimo perché l’ho sempre trovata dalla stessa parte sulle lotte di laicità e diritti che mi stanno a cuore. La stimo perché è la prima a sapere d’aver portato a casa una legge storica come le unioni civili ma assolutamente imperfetta che rappresenta un punto di partenza e non di arrivo. La stimo e spero che il Partito Democratico non commetta l’errore di rinunciare alla sua competenza e passione”.
Out anche Pellacani e Sgambato
Non sarà della partita neanche Nicola Pellacani, l’ormai ex deputato Pd, tra i più agguerriti nemici del taglio dei parlamentari. “Stavolta non sarò candidato in Parlamento. Non nascondo che sono molto dispiaciuto perché avrei voluto continuare per un’altra legislatura l’attività bruscamente interrotta” – ha scritto sui social.
Malumori anche dalla Campania dove ha scelto di tenersi fuori dalle liste Camilla Sgambato, ex deputata di Santa Maria Capua Vetere: “Per la seconda volta, come avvenne già nel 2018, mi è stata proposta una candidatura in posizione non utile. Non mi sono mai sottratta alle battaglie politiche e al senso di responsabilità di chi vive in una comunità e ne rispetta regole e obiettivi. Ma a tutto c’è un limite”, ha detto in una nota.