Perché leggere questo articolo? Il 2024 sarà un anno di grandi elezioni. India, Ue e Usa: scopriamo i voti più importanti che si concentrano in una sovrapposizione raramente verificatasi in passato.
Il 2024 vedrà chiamate alle urne le popolazioni di India, Unione Europea e Stati Uniti in tre voti altrettanto importanti che possono ridisegnare gli equilibri internazionali. Nell’anno dei grandi voti, sono questi tre quelli da tenere d’occhio. Certo, c’è anche l’elezione presidenziale in Russia con cui Vladimir Putin vuole consolidare il suo potere per un quinto mandato fino al 2030, quando avrà 78 anni. Ci sarebbero, in teoria, le elezioni in Ucraina sul cui possibile svolgimento sarà la guerra a dettare legge. E c’è la spada di Damocle di un possibile voto anticipato nel Regno Unito. Ma salvo sorprese sarà nei tre contesti di Nuova Delhi, Bruxelles e Washington che si giocheranno gli equilibri più critici.
India, le elezioni con cui Modi cerca il terzo mandato
Si partirà in India tra aprile e maggio. Nella più vasta democrazia del pianeta, l’India, le elezioni con cui Narendra Modi cerca un terzo mandato alla guida del gigante del subcontinente vedranno un confronto tra diverse agende che determineranno la traiettoria di un Paese ormai imprescindibile da considerare nell’ordine globale.
Modi vuole vincere le elezioni con il suo Partito Popolare Indiano (Bjp) per la terza volta, un’impresa riuscita in passato solo al “padre della patria” Jawaharlal Nehru, e superare Indira Gandhi come secondo premier più longevo della storia del Paese. Il partito di Modi, che sostiene un’agenda di proiezione economica e geopolitica a tutto campo, è in salute. Il Bjp nei mesi scorsi ha vinto le elezioni negli stati della cintura hindi di Chhattisgarh, Madhya Pradesh e Rajasthan. L’unica vittoria dell’opposizione, centrata sul Partito del Congresso è arrivata nello stato meridionale di Telangana.
Sul piano interno, Modi punta sull’uso politico del welfare per mobilitare le masse. L’ex consigliere economico didi Arvind Subramanian ha sottolineato che un perno strategico del programma economico del governo del leader nazionalista è costituito da quello che ha definito “ nuovo assistenzialismo ”, con cui il governo ha aumentato gli investimenti nella distribuzione pubblica di beni come le bombole di gas (che fornisce il cruciale combustibile necessario per cucinare ai cittadini), il rafforzamento servizi igienici, l’accesso ai conti bancari e l’attivazione di collegamenti elettrici.
“Un ultimo fattore che influenzerà le elezioni del 2024 è più difficile da definire: il ruolo in evoluzione dell’India nel mondo”, ha scritto il Carnegie Endowement for International Peace, aggiungendo che da “argomenti d’èlite” la sicurezza nazionale e la politica estera sono diventate parte attiva della retorica nazionalista. Ora chiamata a gestire la proiezione globale dell’India come partner dell’Occidente contro la Cina ma Paese sempre fortemente orgoglioso della sua indipendenza. Sarà ancora così dopo il voto.
La battaglia per l’Europa
A inizio giugno andranno in scena le più attese elezioni europee da molti anni a questa parte. Dopo la prova del Covid-19, della guerra in Ucraina, del caro-energia, dell’inflazione e l’avvio di Next Generation Eu e del Green Deal l’Unione Europea deve decidere cosa vuole fare in futuro.
Sarà l’Ue di domani un soggetto tecnocratico o uno politico? Si trasformerà in un’arena di confronto o resterà un ring di confronto per diverse ambizioni politiche? Il processo di formazione della Commissione Europea che succederà a quella di Ursula von der Leyen sarà decisivo per capirlo. In corsa, oltre all’idea del von der Leyen bis, anche l’ipotesi dell’ascesa di un nome di peso (ad esempio Mario Draghi) alla guida della Commissione.
Su molti temi i partiti europei che competeranno a giugno alle Europee potranno influenzare un’agenda avviatasi su più temi. La “grande coalizione” tra Popolari e Socialisti, estesa ai Liberali di Renew Europe, vede l’assedio di altre forze ambiziose desiderose di farsi spazio. Primi fra tutti, i Conservatori e Riformisti Europei (Ecr) della premier Giorgia Meloni. Su temi come futuro dell’industria, infrastrutture, normative ambientali, diritti civili, investimenti, tecnologia, commercio, innovazione, regolamentazioni riguardanti l’intelligenza artificiale e Difesa comune c’è da definire il futuro delle competenze dell’Unione e rispondere a una domanda: saprà l’Europa essere una potenza nel mondo globale? O le faide interne ridurranno la capacità di creare un’agenda comune capace di farla competere nelle partite di domani?
Usa, verso il redde rationem Biden-Trump alle elezioni
Last but not least, c’è l’appuntamento americano. A poche settimane dall’apertura delle primarie del Partito Repubblicano e nonostante gli scandali delle sospensioni in Maine e Colorado, Donald Trump è dato come il grande favorito per la sua terza nomination consecutiva nella destra a stelle e strisce.
Si va verso la rivincita del voto del 2020, con il suo velenoso epilogo scatenato dal rifiuto di Trump di riconoscere la vittoria di Joe Biden? Possibile. E sempre più probabile che la partita Biden-Trump del 2024 mostri i limiti del sistema democratico americano. L’America che si avvia verso il voto sarà sempre più tesa, sempre più polarizzata, sempre più inquieta. Vedrà l’avvicinarsi alle elezioni divisa tra due parti di Paese che non si parlano.
Da un lato, l’America “profonda” conservatrice, vicina ai Repubblicani, colpita dalle incertezze della globalizzazione. Oggi restia a cavalcare le grandi avventure come il contenimento della Russia con fondi americani e armi date all’Ucraina. E critica della gestione di Biden di diverse politiche come la gestione dei prezzi energetici e la questione fiscale. Dall’altro, l’America delle coste e delle città, urbana, borghese, che dà fiducia a Biden su temi come l’innovazione industriale per la transizione green, l’apertura al rafforzamento del welfare e via dicendo. In mezzo, una serie di polarizzazioni su diritti civili e temi-bandiera, dall’aborto ai diritti civili, inquinano ulteriormente il dibattito.
Le elezioni americane saranno la madre di tutte le battaglie in un Paese che la democrazia la brandisce come suo alfiere. Salvo poi drammatizzare ogni appuntamento in un contesto che vede una leadership gerontocratica e senile giocarsi le partite elettorali. La carenza di ricambio, in tutto il mondo, è palese per le classi dirigenti: da Modi a Trump, da Draghi a Biden, i grandi voti del 2024 vedono riproporre gli stessi volti di un decennio fa. Una democrazia che non si rinnova è una democrazia fragile. E anche di questo bisognerà parlare commentando i grandi voti del 2024.