Home Politics Europee 2024 Europee, ci siamo: per cosa si vota, come si vota, gli ultimi sondaggi. La GUIDA di True

Europee, ci siamo: per cosa si vota, come si vota, gli ultimi sondaggi. La GUIDA di True

Europee, un candidato su cinque ha (o ha avuto) guai con la giustizia

Perché questo articolo dovrebbe interessarti? Spesso sulle Europee si fa confusione sia sulle modalità di voto che su quanto c’è in ballo con le scelte che, tra il 6 e il 9 giugno, faranno i cittadini europei: ecco quindi una piccola guida per capire meglio il prossimo appuntamento elettorale.

Conto alla rovescia per le Europee. Inizia la settimana decisiva per tutta Europa: a partire dal 6 giugno infatti, si apriranno le urne in tutto il territorio comunitario per le elezioni europee. Si andrà al voto quindi per eleggere i 720 deputati che comporranno il nuovo parlamento europeo. Ciascuno dei 27 Paesi membri dell’Ue ha facoltà di decidere la data del voto, purché sia compresa entro il 9 giugno. Allo stesso modo, ogni governo ha la possibilità di decidere la propria legge elettorale, non esistendo al momento un’unica norma in grado di assegnare tutti i seggi del parlamento con sede a Strasburgo.

Europee, per cosa si vota?

Alle europee si vota ovviamente per il rinnovo del parlamento europeo. Un organo quest’ultimo che ha alcuni importanti “primati”. Si tratta infatti dell’unico parlamento transnazionale a essere eletto direttamente dal popolo. Esistono infatti altre assemblee e alti organismi di rilievo sovranazionale, tuttavia si tratta nella stragrande maggioranza dei casi di consessi formati da rappresentanti governativi o diplomatici. Si pensi ad esempio all’assemblea generale delle Nazioni Unite, uno dei più importanti organi internazionali il quale però è composto da diplomatici e non ha all’interno rappresentanti di rango marcatamente politico.

L’altro elemento peculiare dell’europarlamento, riguarda ancora una volta la sua eleggibilità: è infatti l’unico ente dell’Unione Europea a essere eletto direttamente dal popolo e a suffragio universale. È così dal 1979, anno delle prime elezioni europee. Da allora in poi, i membri dell’Ue hanno sempre rispettato la cadenza quinquennale delle votazioni per l’europarlamento.

Come sono ripartiti i 720 europarlamentari

A essere eletti saranno 720 europarlamentari. La quota non è uguale per ogni Paese, bensì ripartita in proporzione al peso elettorale e demografico dei vari membri. L’Italia, con i suoi 76 eurodeputati da eleggere, è il terzo Paese con più rappresentanti. Prima di lei ci sono soltanto la Germania, con 96 eurodeputati, e la Francia con 81 membri del parlamento europeo che usciranno dal voto dei transalpini.

Seguono la Spagna, la Polonia e la Romania a chiudere la “top six”. Con sei deputati a testa invece, Cipro, Lussemburgo e Malta sono i membri Ue con meno rappresentanti. Tutti si insedieranno, come indicato in precedenza, nell’emiciclo di Strasburgo. Qui ha sede l’edificio che ospita le sedute plenarie, mentre a Bruxelles, sede di gran parte delle altre istituzioni europee, sorgono le aule delle commissioni. Una scelta, quella di avere due città non poi così vicine come sedi, che sotto il profilo logistico e dei costi è stata spesso valutata come negativa.

Il ruolo del parlamento europeo

Oltre a essere l’unico ente direttamente eletto dal popolo, il parlamento europeo è anche cuore nevralgico del potere legislativo dell’Ue. Quello esecutivo è infatti affidato alla commissione europea, il cui presidente è scelto proprio dagli eurodeputati. Il parlamento di Strasburgo non ha però l’esclusività legislativa: questo onere è infatti tenuto assieme al consiglio europeo, in cui siedono i capi di Stato e di governo dei 27.

Non a caso, seppur impropriamente, ci si è spesso riferiti all’europarlamento come a una “Camera Bassa” dell’Ue mentre, al contrario, il consiglio altro non sarebbe che una “Camera Alta”, alla stregua della divisione esistente ad esempio nell’impostazione istituzionale tedesca.

Il parlamento europeo è chiamato ad approvare gli atti legislativi, seguendo l’iter legislativo predisposto dai vari trattati Ue. Con il trattato di Lisbona, entrato in vigore nel 2009, è stata introdotta la cosiddetta co-decisione: europarlamento e consiglio europeo infatti, partecipano su un piano paritario all’approvazione delle norme legislative. In alcuni casi, nelle cosiddette procedure speciali, si ha invece la predominanza dell’uno o dell’altro organo.

Oltre al potere legislativo, è da ricordare anche l’altro compito che contraddistingue il lavoro dei deputati di Strasburgo: l’elezione del presidente della commissione europea. Il capo dell’esecutivo comunitario non è infatti direttamente eletto dal popolo, bensì viene scelto dal parlamento europeo e deve ottenere la maggioranza in seno all’assise comunitaria.

Subito dopo le elezioni europee e l’insediamento della nuova legislatura, i 720 eurodeputati inizieranno l’iter per portare alle consultazioni e poi alla scelta del nuovo presidente. Da quando l’europarlamento è eletto direttamente a suffragio universale, ogni esecutivo è stato sorretto da una maggioranza composta da almeno due o tre partiti.

Come si vota in Italia

Ogni Paese ha dunque la possibilità di scegliere la propria legge elettorale per le europee. In Italia vige un proporzionale secco, senza premio di maggioranza e con le preferenze. A ben pensarci, forse i tratta di una legge che potrebbe tornare comodo al Paese anche a livello interno, nel caso in cui si dovesse abbandonare il maggioritario.

L’unico “artificio” della legge elettorale riguarda la soglia di sbarramento, fissata al 4%. Non esistono coalizioni, solo liste singole che però possono comprendere anche più partiti. Qualora dentro una lista ci sia almeno un partito con almeno un parlamentare a Roma, allora i rappresentanti della stessa lista sono esentati dalla raccolta firme per potersi presentare a Strasburgo.

Possono essere espressi fino a tre voti di preferenza, ma devono essere compresi all’interno della stessa lista. Altro dettaglio importante: se si sceglie di dare più di una preferenza, devono essere votati candidati di ambo i sessi. Vale a dire che, se si esprimono due voti, un candidato deve essere donna e uno uomo. Se invece si conferiscono tre voti, due devono essere per due uomini e uno per una donna oppure, viceversa, due devono andare a due donne e uno a un uomo. Saranno quindi annullate quelle schede che contengono preferenze per tre donne o tre uomini. Allo stesso modo, se si esprimono due voti, saranno annullate le schede che contengono preferenze per due uomini o due donne.

I partiti in lizza in Italia

Quasi tutti i partiti sono collegati a gruppi europei entro cui verranno considerati i propri eletti. Nel centrodestra ad esempio, sono rappresentate tre grandi famiglie di partiti europei. Fratelli d’Italia, partito del presidente del consiglio Giorgia Meloni, si trova all’interno dei conservatori europei. La Lega invece, fa parte di Identità e Democrazia, ossia il gruppo considerato più sovranista all’interno dell’europarlamento e in cui siedono, tra gli altri, i deputati eletti in Francia con il partito di Marine Le Pen. Forza Italia, la cui lista al proprio interno contiene anche rappresentanti di Noi Moderati, è il riferimento italiano del Partito Popolare Europeo.

A sinistra, il Pd fa parte della famiglia socialista ed è dunque organico al Pse, Partito Socialista Europeo. La lista Verdi/Sinistra, trainata da Bonelli e Fratojanni, in Italia si presenterà unita ma i propri rappresentanti eletti siederanno in due gruppi europei differenti: i Verdi, in particolare, faranno ovviamente parte della famiglia dei verdi europei, gli eurodeputati vicini a Fratojanni siederanno invece assieme ai colleghi del gruppo della Sinistra Europea. Il Movimento Cinque Stelle è l’unico al momento a non essere affiliato ad alcun partito europeo e i suoi eletti siederanno a Strasburgo come indipendenti.

Quelli che rischiano di non farcela

Al centro, in Italia ci saranno due liste a rappresentare il gruppo Renew Europe. Ossia il partito dei liberali europei in cui, tra gli altri, siederanno anche i deputati eletti nel partito del presidente francese Emmanuel Macron. Le liste sono quelle del due Emma Bonino/Matteo Renzi, i quali hanno dato vita alla lista “Stati Uniti d’Europa”, e quella di Azione trainata dall’ex ministro Carlo Calenda.

Saranno della partita anche altre liste la cui collocazione in Europa appare al momento incerta. A partire dalla lista Libertà, voluta dal sindaco di Taormina e leader di Sud Chiama Nord, Cateno De Luca. C’è poi la lista fondata dal giornalista Michele Santoro, dal nome “Pace, Terra, Dignità”. È riuscito a raccogliere le firme necessarie anche Stefano Bandecchi, sindaco di Terni e leader di Alternativa Popolare, affiliato alla famiglia del Ppe. Il Partito Animalista Italiano ha invece costituito una lista in comune con Italexit, a sinistra è da segnalare anche la lista Democrazia Sovrana Popolare. Presenti anche due liste radicate in due regioni a statuto autonomo: l’altoatesina Sudtiroler Volkspartei e la valdostana Rassemblement Valdôtain.

Gli ultimi sondaggi a livello europeo

Le previsioni, pubblicate su diversi siti del Vecchio Continente, parlano della forte probabilità che il Partito Popolare Europeo sarà nuovamente la formazione in grado di ottenere la maggioranza relativa. In particolare, il Ppe dovrebbe ottenere circa 180 seggi, una cinquantina in più del Pse, il cui gruppo è accreditato del secondo posto.

Per il terzo posto è bagarre tra Renew, conservatori e Identità e Democrazia. Anche se l’espulsione della tedesca Afd da quest’ultimo gruppo potrebbe compromettere la rincorsa all’ultima base dell’ideale podio. Più indietro i gruppi dei Verdi e della Sinistra.

Se questa situazione dovesse confermarsi, è probabile la riproposizione dell’attuale coalizione tra popolari, socialisti e liberali con a capo Ursula Von Der Leyen. Ma le trattative andranno senza dubbio per le lunghe e prevederanno anche tentativi per formare un’altra maggioranza, più orientata verso destra. Qualcosa di più concreto comunque, almeno per quanto riguarda la composizione della nuova commissione, si saprà a estate inoltrata. Anche perché l’insediamento avviene tradizionalmente non prima del mese di novembre.