In Unione Europea si partirà a discutere per le cariche apicali da un terzetto di nomi nel post-Europee: Ursula von der Leyen, tedesca, proposta in quota Partito Popolare Europeo per confermarsi alla guida della Commissione Europea; Antonio Costa, socialista portoghese, da ex primo ministro verso la nomina alla guida del Consiglio Europeo come successore di Charles Michel; Kaja Kallas, premier estone, verso la nomina per i liberali di Renew Europe al ruolo di Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’Unione. Lo riporta Politico.eu sottolineando gli esiti delle negoziazioni riservate pre-Consiglio Europeo che hanno riunito tutti i leader di testa del Vecchio Continente appartenenti ai tre partiti.
Chi ha negoziato
Due socialdemocratici, Olaf Scholz e Pedro Sanchez, due liberali, Emmanuel Macron e l’olandese Mark Rutte, in predicato di ottenere la segreteria della Nato, e due popolari, il polacco Donald Tusk e il greco Kyriakos Mitsotakis, hanno negoziato la base di partenza del terzetto di nomi. Un mix tra continuità e novità. Con von der Leyen a cavallo tra Green Deal e Difesa, Costa a marcare a sinistra la nuova era del Partito Socialista Europeo e la Kallas chiama a un consolidamento della linea atlantista, pro-Usa e anti-russa gradita ai Paesi dell’Est Europa.
Un lungo elenco, questo, dove spicca un’assenza: Giorgia Meloni, in qualità di presidente del Consiglio italiana e di presidente dei Conservatori e Riformisti Europei (Ecr) dovrà capire che spazio di manovra ha Roma sul tema.
L’Europa che verrà
Con von der Leyen la sintonia è buona. Andra capita la volontà di Ursula di cercare l’appoggio di Ecr in luogo di quello dei disastrati Verdi per prendere la maggioranza. Costa è di sinistra, ma un nemico giurato di quella austerità che l’Italia vuole impedire di veder tornare. Kallas una convinta filo-ucraina. Meloni accetterà il pacchetto negoziando, magari, un commissariato di peso per l’Italia? O von der Leyen naufragherà, magari, proprio sulla scia del veto posto dalla sinistra al negoziato con Ecr? Tra giovedì e venerdì l’Europa saprà il suo futuro. E c’è solo una certezza: sarà un conclave dove chi entra Papa può seriamente uscire cardinale. Ma tra bizantinismi e trattative segrete solo a scrutini finiti tra i leader si potrà capire chi darà le carte nell’Europa di domani.