Perché l’articolo potrebbe interessarti? Capibastoni, arraffa voti, big locali. Tra amministratori, giornalisti e uscenti: chi sono i big piazzati dai partiti nelle principali posizioni delle proprie rispettive liste alle Europee.
Ci sono alcuni candidati la cui campagna elettorale verte su una semplice considerazione: capire non se si viene eletti o meno ma in che modo e con quale peso politico. In poche parole, i “big” nelle varie consultazioni sanno bene di avere un seggio in tasca e dunque, soprattutto se ci sono preferenze di mezzo, appare più importante verificare quanti voti vengono ottenuti. Il tutto per misurare la propria forza all’interno di un partito o di una coalizione.
Alle prossime europee, dove il meccanismo di voto prevede un proporzionale secco con sbarramento al 4% e la possibilità di esprimere le proprie preferenze, non mancano i candidati già consapevoli di avere più di un piede a Strasburgo. Ma che, al tempo stesso, proveranno a spingere sia per traghettare le proprie liste più in alto possibile e sia per rivendicare un maggior peso politico.
I porta-voti dalle Regionali alle Europee
Il proporzionale in qualche modo obbliga i partiti a cercare tutti quei rappresentanti in grado di trascinare, all’interno della lista, migliaia di voti di preferenza. E, tra questi, in alcuni casi si sceglie tra coloro che conoscono molto bene un determinato territorio per via dei loro attuali o precedenti incarichi.
È il caso soprattutto dei presidenti della regione o dei sindaci di città medio grandi, capaci di partire alle europee da una base di voti consolidata grazie al proprio operato e al radicamento territoriale. A scegliere la via degli amministratori è stato soprattutto, scorrendo le varie liste di candidati, il Partito Democratico.
I dem infatti candidano il presidente del partito, nonché sfidante di Elly Schlein alle ultime primarie, Stefano Bonaccini. Quest’ultimo però è diventato big in seno al partito grazie al ruolo di presidente della regione Emilia Romagna, una delle più delicate per il Pd e una delle più importanti a livello economico. Bonaccini guida la giunta regionale dal 2015 e nel 2020 è stato riconfermato, tamponando in quell’occasione un primo principio di ascesa del centrodestra (all’epoca a trazione leghista).
I capibastone anche a Bruxelles
Il governatore sarà in corsa nella circoscrizione di nord est, quella che comprende appunto l’Emilia Romagna ma anche il Veneto e il Friuli. La sua elezione sembra scontata, occorrerà capire però se Bonaccini rinuncerà all’ultimo anno di mandato in quel di Bologna per volare tra Bruxelles e Strasburgo. Inoltre, nell’ottica della sfida tutta interna al Pd, l’attuale presidente del partito dovrà in seguito valutare il proprio peso politico in relazione al numero di preferenze.
Nel Pd, ma nella lista per la circoscrizione centro, sarà in corsa un altro nome divenuto pesante grazie alla sua esperienza come governatore: si tratta di Nicola Zingaretti, a guida della regione Lazio dal 2013 al 2022. Anche per lui, secondo di lista dietro al segretario Schlein, si tratterà di verificare il proprio peso politico una volta chiuse le urne.
Sindaci ed ex sindaci, i big chiamati a raccolta
Sempre tra i dem, ci sono nelle varie liste anche sindaci di importanti città. A partire da Giorgio Gori, primo cittadino di Bergamo in corsa per un seggio che appare quasi sicuro nel nord ovest, e passando da Antonio Decaro. Quest’ultimo, sindaco di una Bari che ha subito la scure di alcune recenti inchieste giudiziarie, correrà cercando di misurare la propria forza nella sfida interna con Lucia Annunziata, capolista del Pd nel Sud.
Ci sono poi tre ex sindaci di peso nella lista di Alleanza Verdi e Sinistra. Nella circoscrizione centro, il capolista è l’ex sindaco di Roma, Ignazio Marino. Nella circoscrizione Italia insulare (che comprende Sicilia e Sardegna), il capolista è invece Leoluca Orlando, sindaco di Palermo per ben quattro mandati e volto molto noto del capoluogo siciliano. Capolista invece nella circoscrizione Sud è Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace: non un grande comune in termini di abitanti, ma la sua amministrazione è rimasta famosa in ambito nazionale per via delle iniziative (iconiche per i suoi sostenitori e dannose invece secondo i suoi detrattori) sull’immigrazione e l’integrazione.
La carica degli uscenti
Ma oltre agli amministratori, i partiti puntano anche sui “campioni di preferenze” emersi nel 2019. L’usato sicuro dunque che permette di partire da un’ampia base di voti e che ridà agli uscenti ampie possibilità di rientrare a Strasburgo. Nel nord ovest ad esempio, Fratelli d’Italia punta molto su Carlo Fidanza, a capo della pattuglia dei meloniani in Europa nell’ultima legislatura.
Nella stessa circoscrizione Forza Italia sembra voler puntare su Massimiliano Salini, mentre la Lega riparte dalle 89mila preferenze di Angelo Ciocca e dalle 44mila di Silvia Sardone. L’incognita per il Carroccio riguarda la possibilità di veder notevolmente diminuita la propria schiera di eurodeputati: i sondaggi danno infatti il partito di Salvini all’8% a fronte del 34% del 2019.
Da qui la scelta di fare ampio affidamento ai voti degli uscenti. Come ad esempio nella circoscrizione Sud, dove la Lega ha “strappato” a Forza Italia gli 83mila voti ottenuti da Aldo Patriciello cinque anni fa: l’ex esponente azzurro, correrà con il Carroccio. Al centro, i dirigenti leghisti puntano su Susanna Ceccardi: per lei, 48mila i voti ottenuti nell’ultima votazione europea. Nelle isole invece, Salvini ha confermato la candidatura come capolista dell’uscente Annalisa Tardino.
Sempre nella circoscrizione di Sicilia e Sardegna, anche Forza Italia punta molto su un’eurodeputata uscente: si tratta di Caterina Chinnici, eletta nel 2019 con 113mila preferenze quando però l’attuale esponente azzurro era nelle fila del Pd. I dem, dal canto loro, nella stessa circoscrizione hanno confermato la presenza di un altro campione di preferenze, ossia l’ex medico di Lampedusa Pietro Bartolo: quest’ultimo cinque anni fa ha raccolto 135mila voti.
La sfida tra “i nuovi big” alle Europee
Ci sono poi coloro che al momento sono fuori da Strasburgo ma su cui i vari partiti puntano molto, sia per il nome che per la popolarità. Tra questi, la candidatura che sta suscitando la maggiore curiosità è senza dubbio quella del generale Roberto Vannacci, il quale correrà da capolista con la Lega al centro e al sud e come secondo nelle isole. Visto il clamore mediatico attorno al suo nome e la candidatura in tre circoscrizioni diverse, per il militare il seggio all’europarlamento è quasi scontato. Occorrerà però vedere se per davvero i suoi voti riusciranno a frenare l’emorragia di voti per il Carroccio.
Molta curiosità anche attorno a due nomi pesanti schierati dal Movimento Cinque Stelle: i pentastellati infatti avranno come capolista al sud Pasquale Tridico, ex numero uno dell’Inps, mentre nelle isole Giuseppe Antoci, ex presente del parco dei Nebrodi e tra i volti più noti del mondo antimafia.
Al sud invece, il Pd schiera due giornalisti quali Lucia Annunziata e Sandro Ruotolo: la posizione di capolista della prima, dovrebbe assicurare all’ex presidente Rai un ingresso all’interno dell’emiciclo di Strasburgo. Nel nord ovest a spiccare sono altri nomi attualmente fuori dall’europarlamento ma già molto noti in politica: Letizia Moratti infatti punta ad assicurarsi uno dei seggi di Forza Italia, Alessandro Zan invece è chiamato a traghettare i dem assieme a Gori e alla capolista Cecilia Strada.
Quest’ultima, figlia di Gino Strada ed ex numero uno di Emergency, è un’altra “esordiente” verso cui sono rivolti non pochi riflettori. Infine, nelle liste c’è un altro nome arrivato alla ribalta molto di recente: si tratta di Ilaria Salis, la ragazza detenuta a Budapest da più di un anno e che correrà come capolista nel nord ovest tra le fila di Alleanza Verdi e Sinistra.