Perché leggere questo articolo? La campagna elettorale è finita. A poche ore dal silenzio elettorale ecco i vincitori e gli sconfitti del corsa alle Europee.
E’ arrivato il momento che aspettavamo da mesi. A dio piacendo, anche questa campagna elettorale per le Europee è finita. Sta per scattare il silenzio elettorale, e poi…ognuno dirà di a suo modo di aver vinto. Vale per le elezioni Europee, come per la guerra: la verità è la prima vittima. Domenica sera ogni partito e politico dichiarerà una qualche vittoria. Nessuno, salvo miracoli che difficilmente si intravedono all’orizzonte dopo il voto, dirà di aver perso. I diretti interessati non lo ammetteranno mai, ma ecco chi ha già vinto e chi ha perso alle Europee. Fino a prova contraria.
Forza Italia e Avs hanno già vinto le Europee
Non ci è dato conoscere il futuro, ma poche ore prima del silenzio possiamo trarre qualche conclusione sul grande gioco delle Europee che sta per entrare nel vivo. E’ stata una corsa estenuante pur senza dibattiti, lunghissima anche senza entrare nel merito delle questioni Europee, a tratti comica e a volte tragica. Tra i vari contendenti, due si sono messi in mostra più degli altri, risultando i vincitori di questo agone. Forza Italia e Alleanza Verdi e Sinistra.
Due partiti che fino a pochi mesi fa davamo spacciati hanno dominato questa campagna elettorale per le Europee. Nel caso di Forza Italia per morti, nel vero senso della parola. La maniera in cui gli azzurri hanno affrontato la successione al Cavaliere sarà probabilmente studiata in futuro. Come può un partito personale sopravvivere alla dipartita del suo patriarca? Antonio Tajani ci è riuscito. Il fatto che a poche ore dall’apertura dei seggi siamo qui a parlare di una sfida all’ultimo voto con la Lega è già una vittoria per Forza Italia.
Le Europee sono un gioco di asticelle numeriche e soglie psicologiche. Tra chi può sognare c’è l’Alleanza Verdi e Sinistra, il più grande dei partiti piccoli. Il cartello della sinistra sembra finalmente essere uscita dallo stato di minorità in cui era stata relegata negli anni, riuscendo a superare la soglia di sbarramento del 4 per cento. La candidatura di Ilaria Salis, strappata al Pd, e il ricorso al “voto utile” tra gli elettori di sinistra, fanno del partito di Bonelli e Fratoianni l’unico partito di sinistra a farcela.
I salvati e i sommersi
Dietro i due vincitori assoluti, si staglia il gruppone di testa. Tra i partiti che non dovrebbero sfigurare alle Europee ci sono i due più votati alle politiche del 2022. Il che, visto le stagioni sempre più corte e tempestose della politica italiana, è un bel risultato. Meloni e Schlein potranno cantare vittoria domenica sera. Fratelli d’Italia e il Pd dovrebbero superare le soglie psicologiche di due anni fa. Il 25% per il partito della premier e il 20 per il principale partito di opposizione.
Veniamo alle dolenti note. Chi più di tutti rischia la debacle alle Europee è la Lega di Salvini. Al Capitano va dato merito di essersela giocata, andando controcorrente rispetto allo stato maggiore del Carroccio. Una campagna elettorale aggressiva e la candidatura di Vannacci rischiano però di essere indigesti anche agli elettori. Il sorpasso di Forza Italia sarebbe una catastrofe che potrebbe ripercuotersi anche sul post-voto.
Una spada di Damocle pende anche sul capo di Conte. Il M5s non ha candidati di spicco ed ha storicamente problemi sul territorio. Fa bene alle elezioni in generale, ma le Europee sono strane: conta molto il candidato per il discorso delle preferenze. Se andasse – come sembra – ampiamente sotto la soglia del 15% alle Europee, per Conte sarebbe una netta sconfitta. Chi ha già perso è il Centro. La lotta fratricida tra Renzi, Calenda e Bonino, relega sempre più all’irrilevanza il polo alternativo a destra e sinistra. Stare sulla stessa mattonella in troppi è un gioco pericoloso. Qualcuno rischia di non superare la soglia di sbarramento.
Alle Europee perderemo tutti
Tra le varie soglie alle Europee ce n’è una che rischia di essere davvero di vita o di morte per il nostro Paese. E’ il dato dell’affluenza alle urne. Le previsioni danno la partecipazione intorno al 50 per cento. Se il dato dell’astensionismo dovesse superare la metà dei votanti – precipitando rispetto al 54% del 2019 – ci sarebbe davvero da piangere. Per la nostra democrazia sarebbe davvero un dato tombale, il peggiore della storia Repubblicana.