Perché leggere questo articolo? Per Brando Beninfei, eurodeputato del Pd, la speranza ha ancora delle speranze alle Europee. Il vento dei sondaggi è cambiato. Lo testimoniano le elezioni in Polonia. Ecco cosa ha detto il parlamentare dem a True-news.it
Le elezioni europee si stanno avvicinando e così anche i sondaggi che cercando di prevedere i risultati. Un esempio è quanto preannunciato dall’European Council on Foreign Relation che parla di una “brusca svolta a destra”. Per capire quali siano le prospettive di una parte rappresentativa della sinistra abbiamo intervistato l’eurodeputato in quota Partito Democratico Brando Benifei. Ecco cosa ci ha raccontato.
“Una brusca svolta a destra” è quel che prevede l’European Council on Foreign Relations per le elezioni europee di giugno. Lo scenario descritto dal think tank. Secondo lei è una previsione veritiera?
Certamente oggi nei sondaggi le forze a destra del Partito popolare europeo mostrano una crescita ma si tratta di una risalita limitata e in ogni caso credo che ancora a diversi mesi dalle elezioni molte situazioni possano cambiare. Un esempio sono le elezioni nazionali in Polonia con il precedente predominio del partito della destra nazionalista, alleato di Meloni, che è stato sostituito da una destra moderata in dialogo con l’area progressista. Quindi ritengo che queste fotografie non siano da sottovalutare ma siano anche parziali.
Applicando un modello statistico già utilizzato nelle scorse elezioni agli ultimi sondaggi realizzati in tutti gli stati membri, gli analisti dell’Ecfr prefigurano un indebolimento dei due principali partiti europei, il Ppe (da 178 a 173 seggi) e il Pse (meno dieci seggi), ma malgrado questo «ci aspettiamo che il Ppe rimanga il gruppo più numeroso in parlamento – scrivono -, e quindi conservi la maggior parte del potere di definizione dell’agenda, compresa la scelta del prossimo presidente della Commissione». Saranno questi i numeri?
In realtà guardando i sondaggi l’elemento più significativo è la diminuzione delle forze liberali e dei Verdi mente il Partito popolare europeo e il Partito socialista europeo rimangono invariati. I dati che vedono una perdita di 10 seggi per i socialisti non mi risultano. Quindi parliamo in ogni caso di un contesto dove Ppe e Pse appaiono stabili mentre scendono due partiti importanti come Liberali e Verdi, questo può rendere più complessa la costruzione di una maggioranza di governo dell’agenda europea ma sono certo che le forze non estremiste potranno trovare una modalità di funzionamento.
Quale è la sua speranza in merito?
La speranza che ho, pensando agli interessi dell’Europa, è che l’area moderata torni ad essere centrista e quindi in grado di dialogare anche con noi progressisti in quanto oggi appare completamente soggiogata dalla destra, almeno in una parte del PPE. Il mio auspicio è che ci sia un chiarimento sulla linea al loro interno, è chiaro che ci sono divergenze in quel mondo sulla strategia da adottare. Il Ppe avrà un ruolo importante ma oggi appare un partito diviso dal punto di vista della strategia perché c’è chi risulta un alleato sottomesso alla destra nazionalista, come è oggi in Italia, il caso di Forza Italia verso Lega e Fratelli d’Italia oppure il caso della Polonia che ha isolato la destra nazionalista. Quale Ppe avremo nella nuova legislatura? È un tema che va capito.
Nelle prossime elezioni del Parlamento europeo, è improbabile che l’economia e l’Ucraina siano questioni chiave di mobilitazione. Le crisi climatiche e migratorie stanno dominando i titoli dei giornali e saranno particolarmente influenti nel modo in cui le persone votano. É d’accordo con questa teoria?
Non condivido la teoria. Credo che il tema economico e del lavoro saranno centrali, ovviamente nel legame con la transizione ecologica e nell’uso dei fondi europei come Pnrr e Next Generation Eu. Le questioni che riempiono i titoli dei giornali, in modo spesso impreciso e sensazionalistico come il tema climatico, che per me è una grave emergenza che non può essere banalizzata nella lotta politica quotidiana, o quello migratorio, dove non ci sono ancora soluzioni sostenibili, credo siano temi non ugualmente centrali nel pensiero dell’elettorato quanto l’economia e il lavoro e relativi i cambiamenti della nostra società e dello stesso contesto economico legati alla transizione ecologica e alla innovazione.
Quale sarà il cavallo di battaglia del Partito Democratico alle elezioni europee?
Per il Pd sarà fondamentale affermare un’idea chiaro. Vogliamo un’Italia forte in un’Europa forte. Che abbia a cuore i più deboli, le eccellenze del Paese, chi lavora e crea lavoro. Cercando di sostenere la lotta al cambiamento climatico, per l’avanzamento tecnologico, per l’adeguamento del nostro sistema sociale chiedendo sacrifici a chi non li ha mai fatti e non a chi è stato al centro di crisi difficili, penso al tema della crisi Covid e all’effetto delle guerre. Quindi un’idea di Europa che cambia, più unita, federale, in linea con l’idea originaria di chi ha pensato la costruzione europea dopo la guerra. Questo piano è stato completato solo parzialmente, ora deve fare un passo avanti. Oggi l’Europa per tenere testa alla Cina, agli Stati Uniti e alla Russia e per potere avere una voce autonoma deve completare il progetto politico. Serve un’avanguardia che dica “insieme siamo più forti”.
Cosa ne pensa di una possibile candidatura di Elly Schlein alle elezioni europee?
La segretaria del Partito Democratico deciderà autonomamente se candidarsi o meno. Penso che la polarizzazione in corso tra le due leadership, Meloni e Schlein, aiuti a comprendere la posta in gioco. Il rischio di un’Europa più debole oppure una proposta politica che vuole proseguire nella trasformazione dell’Ue. Queste due visioni sono incarnate dalle leader e un loro impegno in prima persona potrebbe rendere il tutto più chiaro ma si tratta di qualcosa che verrà deciso nei prossimi mesi.