Perché leggere questo articolo? Gianni Balduzzi, sondaggista di Termometro Politico, parla della sfida delle Europee. E della lunga corsa al voto che divide i partiti e le coalizioni.
Le Europee sono sempre più vicine, la campagna elettorale deve ancora entrare nel vivo ma i partiti già si preparano alla sfida. Che prospettive attendono le formazioni italiane? Quali scenari ci aspettano? Del panorama nazionale oggi True-News dialoga con Gianni Balduzzi, ricercatore ed editorialista di Termometro Politico.
Mancano poco più di quattro mesi alle Europee. Che trend siamo destinati a osservare?
Innanzitutto, vediamo che la partita delle Europee deve ancora pienamente scaldare i motori. Gli italiani non si sono ancora buttati nel pieno della competizione. E del resto ci avviciniamo alle Europee dopo mesi con ridotte fluttuazioni. La grande novità rispetto alle ultime due tornate, potrebbe essere del resto proprio il fatto che non vedremo né eccessivi exploit né picchi notevoli tra i partiti.
Del resto, a giugno le elezioni saranno le prime Europee a cadere, dopo due tornate, a oltre un anno dalla nascita di un governo…
Si, infatti nel 2019 le Europee che caddero dopo meno di un anno di governo Conte I certificarono l’avvenuto sorpasso della Lega sull’alleato, il Movimento Cinque Stelle. Nel 2014, invece, Matteo Renzi guidò il Partito Democratico al 40,8% nei primi mesi del suo governo, quando era ancora nel pieno della luna di miele con gli elettori. In entrambi i casi il voto confermò un trend crescente che i sondaggi avevano già catturato e fu utilizzato ampiamente come termometro del livello di forza politica interna al Paese e al governo.
Giorgia Meloni mira a essere la nuova leader consacrata dalle Europee. Ce la farà?
Su Fratelli d’Italia assistiamo a un trend diverso. Fdi è indubbiamente cresciuta nei sondaggi dopo il 26% delle politiche. Il partito di Giorgia Meloni ha toccato il 28-29% e questa crescita è stata consolidata nei primi mesi di governo, per poi stabilizzarsi. A differenza di altri casi, la fine della luna di miele con l’elettorato non ha comportato per ora problemi con l’elettorato. Le Europee saranno un test importante. Per la prima volta, è realistico che per la prima volta dal 1999 potremo non aver nessun partito sopra il 30%. E si misurerà in un certo senso il grado di logoramento della premier. La cui presenza sulle schede può aggiungere una spinta indubbia alla competizione.
Meloni guida la corsa, e mira a confermare la leadership del centrodestra. Come sono le condizioni di Lega e Forza Italia?
Notiamo che non c’è affatto la cannibalizzazione che molti pensavano si sarebbe prodotta. Lega e Forza Italia si avviano verso le elezioni con una loro identità. Sono destinate a essere minoritarie rispetto a Fdi. Ma esistono e vogliono competere. La Lega vuole consolidarsi e rimbalzare dopo il calo alle politiche, e nei sondaggi un recupero emerge. Forza Italia mira a darsi una via per il dopo-Berlusconi. Il dato interessante è che il centrodestra nel suo complesso è dato in aumento. Dal 44% è salito circa al 46%. Quel che sarà da osservare sarà il futuro degli equilibri interni.
A che cosa devono puntare le opposizioni invece?
Il Partito Democratico ha l’obiettivo di sovraperformare le politiche 2022, quando superò di un soffio il 19%. Elly Schlein sa che la Linea Maginot della sua segreteria è quella soglia. Difficile per il Pd replicare l’esito del 2019, quando con Nicola Zingaretti alla guida toccò il 22,7%. Per il Movimento Cinque Stelle il 15,4% del 2022 è la base di partenza. E Giuseppe Conte ha l’obiettivo di continuare in un trend che lo vede capace di dare le carte sui temi su cui combattere il governo Meloni. A cui aggiunge anche la riscoperta del cavallo di battaglia del moderato euroscetticismo. Un modo per marcare la sua diversità dal Pd.
Pd che Meloni sembra aver scelto come rivale diretto…
Sì, c’è un interesse palese di Meloni e Schlein di polarizzare su di loro il dibattito. Anche la strategia del confronto televisivo, in questo contesto, penso faccia comodo a entrambe.
Quanto peseranno le Regionali, a partire da quelle in Sardegna, sulle Europee?
Non vedo una stretta correlazione. Mi spiego: la querelle per le Regionali, specie quella interna al centrodestra, è legata soprattutto alla volontà dei partiti di aver spazio su questioni amministrative. E alla sfida di Fdi per costruire una sua classe dirigente. Il vero nesso è legato al fatto che dopo il voto sardo ritengo si farà sul serio e si entrerà gradualmente nel vivo nella corsa al voto di giugno.