Perché questo articolo potrebbe interessarti? In Europa tutti i partiti della destra sovranista sembrano godere di ottima salute. Lo dimostra anche il recente caso olandese, con Wilders in grado per la prima volta di entrare in un governo. L’unica formazione in difficoltà, numeri alla mano, è la Lega di Matteo Salvini.
Alla fine, dopo oltre cinque mesi di contrattazioni e consultazioni, Geert Wiliders è riuscito a ottenere il via libera nei Paesi Bassi per un governo trainato dal suo Partito per le Libertà (Pvv). Anche se, come annunciato dal diretto interessato, non sarà lui a guidare l’esecutivo: l’accordo raggiunto tra cinque partiti olandesi prevede infatti l’individuazione di un premier “neutrale” e di garanzia e il cui nome sarà annunciato a breve. La notizia, alla vigilia delle europee, non può non avere conseguenze nel Vecchio Continente. Con un’eco destinata ad arrivare anche in Italia.
Una svolta importante in vista delle europee
Nei Paesi Bassi ha sempre funzionato così: si va al voto e poi si rimane per mesi con un premier dimissionario, in attesa di difficili accordi tra i vari partiti. La frammentazione parlamentare, implementata da una legge elettorale in cui la soglia di sbarramento è inferiore all’1%, hanno spesso fatto dilatare i tempi di formazione di un nuovo governo.
Quando si è votato, nello scorso mese di novembre, si è assistito a un clamoroso balzo del Pvv. Wilders, in particolare, ha ottenuto da solo 37 seggi su 150 e si è così guadagnato la palma di leader del partito di maggioranza relativa. Alle sue spalle si è piazzata la coalizione di centrosinistra comprendente verdi e laburisti, al terzo posto i rivali (ma prossimi alleati nel governo) dei liberali dell’uscente premier Mark Rutte.
Gli euroscettici di successo in Europa
Wilders ha sempre rappresentato un elemento piuttosto isolato nella politica dei Paesi Bassi: le sue posizioni sull’immigrazione, l’euroscetticismo e una linea giudicata da molti come “islamofoba”, hanno spesso fatto dire anche ai potenziali alleati di destra di non voler governare con lui. Ma di fronte al suo personale successo elettorale, alla fine gli stessi liberali hanno dato il via libera all’accordo di governo. Assieme a loro anche altri due partiti: il Bbb degli agricoltori e i centristi anti corruzione del Nsc.
Per il Pvv si tratta di un risultato storico: per la prima volta, la destra sovranista sarà al governo, seppur non sarà espressione diretta del futuro primo ministro. Alla vigilia di delicate elezioni europee, non sono mancate reazioni dall’estero all’annuncio di Wilders: dalla Francia alla Germania, passando per il Portogallo e per altri Paesi dove i cosiddetti sovranisti sono in grande spolvero, è stato un susseguirsi di complimenti e pacche sulle spalle. Il nuovo governo olandese potrebbe infatti dare ulteriore impulso alla crescita delle varie destre nel Vecchio Continente.
Un dolce molto amaro per la Lega di Salvini
E in Italia? Chi può esultare per il nuovo governo dei Paesi Bassi? In linea di principio, il partito più soddisfatto dovrebbe essere la Lega. Il Pvv è infatti un alleato europeo del Carroccio. Non solo, ma è stato lo stesso leader leghista Matteo Salvini uno degli architetti che ha portato alla nascita del gruppo europeo di Identità e Democrazia, a cui appartiene Wilders.
Eppure, le notizie giunte dai Paesi Bassi potrebbero creare più malumori che soddisfazioni. Nella sede di via Bellerio, il successo del Pvv sta rischiando di far aumentare i rimorsi per quello che poteva accadere nel 2024 e che invece non accadrà.
Wilders è infatti solo l’ultimo personaggio di spicco di di Identità e Democrazia a poter vantare, a livello europeo, un ottimo stato di forma per il suo partito. Assieme a lui, anche Marine Le Pen in Francia sta pregustando numeri da record per il suo Rassemblemant National alle prossime europee. In Germania invece, l’Afd è prossima a diventare secondo partito con uno storico 25%.
In Portogallo, Chega nelle ultime legislative ha ottenuto un 18% capace di rompere per sempre il tradizionale bipolarismo lusitano. Stesso discorso per l’Fpo in Austria, dove gli eredi di Haider sono pronti a raccogliere importanti percentuali.
A conti fatti, l’unico vero partito in crisi nella galassia della destra sovranista è proprio quello di Salvini. Circostanza che, considerando anche l’importanza avuta dal Carroccio nella costituzione del gruppo europeo di appartenenza, potrebbe portare a un ridimensionamento della Lega anche in chiave europea.
Cosa rischia Matteo Salvini
L’attuale vice premier rischia quindi su tre fronti: retrocedere al terzo posto nella coalizione di centrodestra in Italia, perdere peso politico all’interno della destra sovranista europea e infine essere determinante, ma in negativo, per il risultato finale di Identità e Democrazia alle prossime elezioni continentali.
Sul sorpasso di Forza Italia ai danni della Lega si è già parlato a lungo nel nostro Paese e anche il cosiddetto “effetto Vannacci”, la candidatura cioè del generale accreditato di un’autentica valanga di voti, non sembra spostare di molto gli equilibri. Sulla magra figura tutta interna alla destra sovranista si è accennato in precedenza, con la Lega quale unico partito in difficoltà in Europa.
Risultato dei sovranisti in bilico
Sull’essere determinanti in negativo sul risultato finale di Identità e Democrazia, occorre guardare agli ultimi sondaggi composti su scala europea. In particolare, secondo gli ultimi rilevamenti il Partito Popolare Europeo (a cui appartiene Forza Italia) dovrebbe confermarsi al primo posto, il Partito Socialista (a cui appartiene il Pd) dovrebbe perdere non pochi seggi ma dovrebbe confermarsi al secondo posto. Dovrebbero essere queste due formazioni a formare l’ossatura della prossima maggioranza a Strasburgo, così come del resto avviene già da diverse legislature.
Per l’ultima posizione del podio, è invece bagarre a tre tra Identità e Democrazia, il gruppo dei Conservatori (al cui interno militano i deputati di Fratelli d’Italia) e Renew (i liberali di Emmanuel Macron che hanno in Bonino, Renzi e Calenda i riferimenti italiani).
Numeri alla mano, lo scarto tra questi tre gruppi europei è davvero minimo. Si parla di una differenza di tre o quattro eurodeputati, accreditati all’una o all’altra formazione a seconda dei sondaggi presi in considerazione.
C’è quindi incertezza sul risultato, ma certezza su una specifica considerazione: se la Lega avesse mantenuto anche solo la metà dei voti delle europee del 2019, quando il Carroccio raggiunse il 33%, oggi Identità e Democrazia avrebbe blindato uno storico terzo posto. L’8%-10% di cui oggi è accreditato il partito di Salvini, potrebbe far perdere la sfida diretta con i liberali e con la destra conservatrice/meloniana.