Perché questo articolo potrebbe interessarti? Le europee sono sempre più vicine e dal voto per il parlamento di Strasburgo potrebbero uscire i futuri protagonisti della politica del vecchio continente: alla scoperta dei nomi più importanti.
Quando si parla di Europa sotto il profilo politico, occorre considerare che il contesto è esattamente l’opposto di quello calcistico. Nelle massime competizioni continentali infatti, partecipano i campioni nazionali e coloro che rappresentano i principali rappresentanti di un determinato Paese. Nelle elezioni europee invece, la politica non presenta spesso le prime linee: i big nazionali concorrono per i vari parlamenti nazionali e per arrivare a guidare gli esecutivi dei propri Paesi, a Strasburgo si mandano propri fedelissimi o personaggi emergenti dei vari partiti.
Questo nulla toglie all’importanza delle elezioni europee. Da un lato infatti, si vota per la più importante assemblea continentale e unico organismo direttamente eletto dell’Ue. Dall’altro lato, molti importanti leader politici hanno un importante trascorso tra gli scranni della camera di Strasburgo. In Italia ad esempio, tre segretari di partito hanno alle spalle esperienze pluriennali all’europarlamento: Matteo Salvini della Lega, Antonio Tajani di Forza Italia ed Elly Schlein del Pd hanno tutti fatto parte per una o più legislature del parlamento continentale. Tra i 751 eletti che saranno proclamati a giugno dopo il voto nei 27 Paesi dell’Ue, potrebbero quindi emergere figure da tenere d’occhio in prospettiva futura. Non solo per le vicende politiche nazionali, ma anche europee.
I protagonisti della corsa alle Europee
Per stilare una rosa di nomi papabili nel diventare protagonisti della politica continentale, occorre partire da coloro che sono stati designati presidenti della commissione. Una pratica quest’ultima non ufficiale e non istituzionalizzata dal trattato di Lisbona, ma diventata oramai una consuetudine seguita dai principali gruppi parlamentari di Strasburgo.
Ogni partito infatti indica l’eurodeputato che verrà proposto quale capo dell’esecutivo comunitario subito dopo le elezioni. La designata del Partito Popolare Europeo, la formazione cioè accreditata della maggioranza relativa nelle prossime consultazioni, è ben nota: si tratta infatti dell’uscente Ursula Von Der Leyen.
Le novità potrebbero arrivare invece dagli altri gruppi parlamentari, i quali hanno lanciato nomi fino a oggi mai in lizza per la presidenza della commissione. I socialisti, gruppo a cui appartiene il Partito Democratico, punteranno su Nicolas Schmit. Si tratta di una figura che ben conosce le istituzioni di Bruxelles, essendo commissario al Lavoro e ai Dirtti Sociali della commissione uscente. Schmit proviene dal Lussemburgo, uno dei Paesi più europeisti e che di recente ha espresso già un presidente della commissione nella figura di Jean Claude Juncker.
I volti a sinistra
Il gruppo Renew Europe, la piattaforma liberale che vede al suo interno tra gli altri anche la presenza del partito di Emmanuel Macron, punta su tre nomi. Si tratta di soggetti rappresentanti le tre anime di Renew: la tedesca Marie-Agnes Strack-Zimmermann è la candidata dell’Alleanza dei Democratici, Renaissance invece ha proposto il francese Valérie Hayer e infine c’è anche, tra i tre designati, l’italiano Sandro Gozi. Quest’ultimo dovrebbe rappresentare il Partito Democratico Europeo, terza costola di Renew, e a dispetto della sua nazionalità dovrebbe correre all’interno della circoscrizione francese.
Due invece i nomi messi in lizza dal gruppo dei Verdi: si tratta della tedesca Terry Reintke e dell’olandese Bas Eickhout. La novità più eclatante invece arriva dal gruppo della Sinistra europea, quello che vede al suo interno i deputati in quota Nicola Fratojanni. Lo spicchio più rosso dell’emiciclo di Strasburgo punterà infatti sull’austriaco Walter Baier. Un nome quasi sconosciuto a Bruxelles, avendo Baier sempre militato politicamente a Vienna dove è uno dei rappresentanti del Partito Comunista Austriaco.
Le sorprese che potrebbero arrivare da destra alle Europee
In fatto di sorprese però, occorre guardare anche a destra e questo per due motivi: i gruppi cosiddetti sovranisti sono dati in forte crescita e tra le loro liste, specialmente in Francia e in Germania, potrebbero uscire i nomi dei nuovi “campioni di preferenze”. Coloro cioè che potrebbero guadagnarsi la ribalta grazie a successi personali ottenuti a suon di voti a proprio favore. Tra questi potrebbe esserci ad esempio Maximilian Krah, designato dall’Afd, il partito dell’estrema destra tedesca, quale proprio uomo di punta.
La formazione, apparentata in Europa con il gruppo Identità e Democrazia di cui fa parte la Lega, è accreditata del 25% in Germania e potrebbe rappresentare il partito con più seggi guadagnati rispetto alle ultime elezioni. Lo stesso discorso vale anche per i francesi di Rassemblement National, i quali in cima alle proprie liste schierano un nome molto pesante in ambito europeo: si tratta dell’ex segretario di Frontex, Fabrice Legeri.
Un nome nuovo in parlamento a Strasburgo potrebbe arrivare, sempre guardando tra le liste della destra euroscettica, dalla Polonia. Robert Bakiewicz infatti, fondatore di “Indipendenza” e fautore della cosiddetta “Polexit”, potrebbe guadagnare consensi alle europee dopo aver fatto entrare il suo partito in parlamento a Varsavia nelle ultime legislative polacche.
I protagonisti chiamati a rilanciare i partiti tradizionali
Al fianco dei nomi nuovi, tra i papabili protagonisti delle prossime consultazioni continentali potrebbero esserci nomi già noti chiamati a rilanciare le sorti dei partiti moderati e delle formazioni che, fino a non molto tempo fa, erano considerate “tradizionali”.
Il primo nome in questione è quello di Manfred Weber, presidente del partito popolare europeo e seduto a Strasburgo dal 2004. La Cdu, partito tedesco della famiglia popolare e guidato da Angela Merkel fino al 2021, ha deciso di puntare ancora su di lui per provare a tamponare l’avanzata di Afd e per consolidare il primato apparso nei sondaggi. Oltre che sulla sua esperienza, i cristiano democratici puntano sulle posizioni espresse da Weber sull’immigrazione, sempre più orientate verso una linea intransigente.
In Francia invece occorre tenere d’occhio, anche in vista del dopo Macron, l’eurodeputato uscente Raphael Glucksmann. Sarà lui a guidare la lista dei socialisti, dati in ripresa dopo la quasi scomparsa dal parlamento francese nelle elezioni del 2022: la “gauche” è accreditata dell’11% nei sondaggi e potrebbe crescere ancora, fino a tornare protagonista nei prossimi anni della vita politica transalpina e non solo.