Mentre il M5s si prepara ad espellere il dissidente Vito Petrocelli, presidente della Commissione Esteri a Palazzo Madama, per il suo no alla fiducia sul decreto Ucraina, gli ex grillini ne hanno per tutti. A parlare con true-news.it è il senatore Mattia Crucioli, del contenitore ex pentastellato Alternativa, cacciato anche lui a febbraio dell’anno scorso per la mancata fiducia al governo Draghi e ora candidato sindaco a Genova “con un’alleanza anti-sistema e in opposizione al draghismo”.
L’attacco di Crucioli
Crucioli attacca le tre punte dei Cinque Stelle, Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Beppe Grillo. E allora si parte con Conte. “L’aumento delle spese militari – spiega – è stato votato alla Camera anche dal M5s, poi al Senato non hanno votato contro le spese militari, ma semplicemente hanno detto ‘le faremo dopo’, non ‘non le faremo’, quindi lo smarcamento di Conte è stato più che altro uno smarcamento mediatico, anche perché si è allineato sull’invio delle armi all’Ucraina, una scelta dannosa e rischiosa, anche perché la maggioranza degli italiani vuole stare fuori dalla guerra, anche in modo indiretto, ed è contraria all’invio di armi”.
Ne deriva, secondo Crucioli, che “tutti i partiti di maggioranza e finta opposizione pagheranno un prezzo alto in termini elettorali per questa scelta e aumenta lo spazio per rappresentare tutti gli italiani che ora sono delusi dai partiti che avevano votato nel 2018, non solo dal M5s, ma anche dalla Lega e dal Pd, tutti i partiti interventisti dovranno vedersela con il giudizio degli elettori”.
Poi c’è il capitolo Luigi Di Maio, il ministro degli Esteri grillino che oggi ha espulso 30 diplomatici russi dall’Italia. “C’è un clima di caccia alle streghe, si accusano i russi di ogni nefandezza e chiunque osi dire che bisogna sedersi a un tavolo e trattare viene linciato. E tra i falchi c’è anche Di Maio, che è un ministro dei Cinque Stelle, quindi quando parla di politica estera rappresenta anche la voce del Movimento, e infatti Conte non si è mai dissociato dall’atteggiamento di Di Maio”.
E il silenzio di Beppe Grillo?
“Lui sulla politica estera e sulla guerra in Ucraina non si è esposto e ha preferito rimanere ‘coperto’, ma il suo cambiamento risale all’endorsement per il governo Draghi. In quella circostanza Grillo ha confermato di essere il Garante della svolta del M5s, non il Garante dei principi originari come invece dovrebbe essere”.
Quindi, secondo il parere del senatore di Alternativa, “il problema non sta tanto nell’espulsione di Petrocelli, dato che chi vota in difformità sulla fiducia è stato sempre espulso, ma più che altro sta nel motivo per cui sarà espulso Petrocelli, e cioè nel sostegno del Movimento Cinque Stelle al decreto Ucraina e all’invio di armi a Kiev, sta qui il cambiamento radicale del Movimento, nella svolta della sua linea politica”.
Un nuovo blocco contro il draghismo
Insomma Crucioli, vede uno spazio politico nuovo per i partiti “anti-sistema”. Da Italexit di Gianluigi Paragone ad Alternativa, fino al Partito Comunista di Marco Rizzo. “Noi a Genova abbiamo una coalizione di cinque partiti che si oppongono al draghismo e se ottenessimo un buon risultato sarebbe un segnale anche a livello nazionale, perché alle politiche del prossimo anno potremmo anche andare meglio, io auspico che tutti i partiti che hanno posizioni simili ad Alternativa sulle questioni di fondo, si uniscano da qui alle elezioni politiche, noi vogliamo essere una trincea, un altolà a una politica di allineamento ai voleri del governo Draghi, un blocco di opposizione anti-draghista”.