“E’ un processo che dura da sette anni, figurarsi se l’udienza era corta. Ci vedremo il 30 aprile“. Al termine di un dibattimento durato oltre sette ore, il laconico commento di Gianfranco Fini sul rinvio della sentenza del processo legato all’indagine sulla compravendita dell’appartamento di Montecarlo la dice lunga sullo spirito con cui anche gli imputati stanno affrontando una autentica maratona giudiziaria.
Fini e la casa di Montecarlo: una vicenda da libri di storia
L’ex presidente della Camera rischia otto anni di carcere, la sua ex compagna Elisabetta Tulliani nove. Suo fratello Giancarlo Tulliani nove ed il padre, Sergio Tulliani, cinque. Il processo è iniziato sette anni fa, l’indagine scava a partire dall’acquisto avvenuto nel 2008 (QUI la nostra sintesi della vicenda) . Sedici anni di vite sospese. Se non rovinate: la carriera politica di Fini terminò di fatto quando l’arsenale mediatico a disposizione di Silvio Berlusconi iniziò ad utilizzare nell’estate del 2010 la vicenda della casa di Montecarlo per bombardare l’ormai ex alleato del Cav.
La rottura risaliva a pochi mesi prima, a quel 22 aprile del 2010 del “che fai, mi cacci?” risuonato durante la direzione nazionale del Popolo della Libertà. Scena cult della seconda Repubblica. Roba da libri di storia. Bene, Fini a quella storia è ancora avviluppato. Almeno sino al 30 aprile, quando – forse – ci sarà una sentenza. Una parole fine che, qualsiasi essa sarà, giungerà decisamente fuori tempo massimo.