Perchè questo articolo potrebbe interessarti? Luca Squeri, oltre a essere un deputato di Forza Italia, è un grande esperto di energia. Pertanto la sua visione sulla crisi energetica e il razionamento del gas, a causa del conflitto tra Russia e Ucraina, possono risultare utili per comprendere come affronteremo l’inverno.
“E’ una crisi inaspettata, in realtà non c’è mai stato il rischio di una non disponibilità di gas dalla Russia. Si è creata una speculazione incredibile tramite la Borsa olandese: noi siamo stati i primi a dire che andava introdotto il “price cap” in modo che l’Europa unita potesse fare cappello”.
Non ha dubbi su come intervenire sull’aumento dei prezzi energetici, Luca Squeri, membro della X Commissione Attività Produttive della Camera con delega all’energia e candidato, con Forza Italia, alle prossime amministrative in seconda posizione nei collegi plurinominali Lombardia 3-01 e Lombardia 3-02. Squeri è anche
True-News.it lo ha intervistato partendo proprio dal tema energia.
Onorevole, quali paesi si oppongono al “price cap”?
Purtroppo ci sono paesi che non hanno condiviso queste proposte. L’Olanda in primis, la Germania perché comunque è forte da un punto di vista economico. La speranza è che anche la Merkel prenda una decisione sul price cap ma, fino all’altro ieri, non si è esposta in favore. Qualche malalingua arriva a dire che la Germania ha accordi con aziende fornitrici russe. Il price cap è l’unica soluzione per contrastare gli aumenti energetici.
Le sanzioni stanno funzionando? I giornali dipingono una Meloni più favorevole e atlantista, un Salvini più filo-russo. Ci sono davvero queste divisioni al vostro interrno?
Le sanzioni funzionano. Se pensiamo a un paese che ha fatto qualcosa di inaccettabile. Ma non è in questo modo che vedremo capitolare la Russia. Parlarne non penso sia un problema. Su questo il centrodestra è stato all’inizio compatto. Non c’è stata nessuna sbavatura tra i partiti.
E le alternative al gas russo quali sono?
Dal governo Berlusconi nel 2009, sono entrati in campo tutti quei no che hanno caratterizzato il no al nucleare, al gas, ai termovalorizzatori. Tutti argomenti legati alla transizione energetica che ha, come obiettivo a livello planetario, quello di decarbonizzare l’approvvigionamento energetico. Ma, prima di arrivare alle rinnovabili, c’è bisogno del nucleare. Che, certo, non useremo domani ma bisogna lavorare in tal senso.
Cosa ne pensa della tassazione sugli extraprofitti?
Lo considero un principio sacrosanto ma da sostenere con criteri equi e precisi.
Lei fa parte di Forza Italia, in caso di vittoria del centrodestra, in che ruollo vedrebbe Berlusconi?
Vedo Berlusconi non come un parlamentare semplice. Ha una storia e un curriculum per cui non può rappresentare un semplice senatore. Non penso abbia ambizioni di governo. Ha avuto un ruolo determinante per quanto riguarda la coalizione grazie alla sua lunga esperienza.
Mentre il centrodestra lo definisce “compatto”, il centrosinistra è sempre più diviso. Cosa ne pensa del Terzo Polo?
E’ incredibile il modo in cui Calenda si sia messo insieme a Renzi. Questo Terzo Polo è un problema della sinistra di cui non so se fanno ancora parte. Sono certo parte culturale del Pd, Renzi è stato segretario, Calenda è stato eletto in Europa con i Dem. Ma non so se portano avanti istanze di sinistra.
Conte, invece, sta recuperando punti, in particolare al sud, proprio con una proposta che definisce realmente “progressista”: il reddito di cittadinanza. Per voi?
Il reddito di cittadinanza ha fallito perché doveva essere un’azione per stimolare il lavoro. Invece si è rivelata una debacle totale. Non si può far sì che i giovani trovino lavoro restando sul divano. Bisogna sostenere le aziende e le assunzioni. E’ un istituto che va ripensato. Mentre, per le persone che non possono lavorare, dobbiamo cercare di migliorare l’efficienza e la capacità di dare risposte a queste categorie.
Alcune risposte potranno essere date sfruttando i fondi del Pnrr. In questi giorni si parla di possibili modifiche…
C’è una polemica su cambiare o no il Pnrr. Il dato è oggettivo: è nato in un’epoca diversa, durante una pandemia che ha sconvolto il continente. Qualora, di comune accordo con l’Europa, ci dovesse essere la possibilità di cambiare alcuni aspetti del Pnrr, saremmo felici di discuterne.