Perché questo articolo potrebbe interessarti? Giorgio Mulè, esponente di peso di Forza Italia, con true-news.it parla di “forte disagio” tra i berlusconiani. Ieri l’elezione di Ignazio La Russa alla presidenza del Senato si è trasformata in un giallo politico ed ha innescato una crisi all’interno del centrodestra. I forzisti dichiarano oggi una tregua, a parole. Ma rimangono sensazioni di fastidio che potrebbero ostacolare la tenuta del prossimo governo di Giorgia Meloni
Ignazio La Russa di Fdi è stato eletto sullo scranno più alto di Palazzo Madama senza i voti di Forza Italia, ma grazie all’appoggio di 17 franchi tiratori provenienti da altri schieramenti politici fuori dalla maggioranza. Oggi la coalizione si è ricompattata attorno al nome del leghista Lorenzo Fontana come presidente della Camera, ma la situazione tra gli azzurri e i meloniani appare complicata in vista delle trattative per la formazione del governo. Giorgio Mulè, intervistato da true-news.it, parla di “forte disagio” tra i berlusconiani.
Il disagio di Forza Italia
“Noi come Forza Italia ieri abbiamo segnalato un forte problema politico, che non è legato alla posizione di un singolo come Licia Ronzulli; ma alla posizione di tutto il gruppo parlamentare, che ha segnalato al presidente Berlusconi il nostro disagio per come si stanno conducendo le trattative per la formazione del governo”, esordisce Mulè con true-news.it.
Il sottosegretario uscente alla Difesa, in ballo per un posto anche nel prossimo esecutivo, va di fretta e parla “di giornate impegnative e difficili”. Ma smentisce l’indiscrezione, circolata nella serata di ieri, di una Forza Italia pronta a presentarsi da sola alle consultazioni al Quirinale. “Noi abbiamo segnalato un problema politico ma alle consultazioni andremo insieme agli altri alleati del centrodestra”, prosegue Mulè.
Mulè contro il trasformismo delle opposizioni
Il deputato forzista mette nel mirino il “trasformismo” delle opposizioni che avrebbero assicurato, sottobanco, a La Russa i voti necessari per essere eletto. “È chiaro che quei voti non sono arrivati di certo dallo Spirito Santo, sono arrivati dall’opposizione, anzi dalle tre opposizioni presenti in Parlamento”, attacca l’azzurro. Ma chi sono gli indiziati? “Io non lo so. So che ci sono tre opposizioni: il Terzo Polo, il Partito Democratico e i Cinque Stelle”.
E però le parole di Mulè seminano dubbi su Azione e Italia Viva e forse su alcuni compagni di partito di Forza Italia: “Il fatto di non aver dichiarato il voto per una personalità istituzionale come La Russa dà adito ai peggiori sospetti di trasformismo, è chiaro che c’è gente che è già pronta a saltare il fosso e ieri lo ha fatto capire. Già vediamo gente che s’offre e lo fa non dichiarando il proprio voto”. Chiediamo se il riferimento sia al Terzo Polo oppure ai soli renziani. “Guardi, questo bisognerebbe chiederlo a loro, ma non ci sono solo loro, c’è il M5s e c’è anche un Pd che è sempre diviso in correnti pronte a darsi battaglia in vista del congresso”, la risposta.
Concordia ritrovata
Resta il fatto che oggi, su Fontana, la maggioranza sembra essersi ricompattata. “Certo, adesso bisognerà fare la pace”, continua Mulè. Ma ora che succede nel centrodestra? “Succede che, terminate le formalità relative all’elezione dei presidenti di Camera e Senato, ci saranno le consultazioni e il presidente della Repubblica dovrà dare l’incarico per la formazione del nuovo governo”. Mulè dice che Fi andrà insieme agli alleati al Quirinale e che non indicherà un nome diverso da Giorgia Meloni per la presidenza del Consiglio: “Se, come credo, Mattarella darà l’incarico a Giorgia Meloni penso che procederemo abbastanza velocemente e Meloni indicherà i ministri”. Ma la pace è ancora lontana e dipenderà anche dai nomi che la leader di Fdi indicherà per le caselle del nuovo esecutivo.