In Francia il business si prepara all’ascesa al potere, in coabitazione col presidente Emmanuel Macron, del Rassemblement National guidato da Marine Le Pen e Jordan Bardella? Il Financial Times ricorda che nella strutturazione di una corsa elettorale che vede destinati a giocarsi il primo posto la destra che sta attraendo i moderati Les Republicains nella sua orbita e la coalizione di sinistra del Nuovo Fronte Popolare i maggiorenti dell’economia e della finanza francese vedono i sovranisti come il “male minore”.
Mentre Ensemble, la coalizione centrista di Macron, sembra destinata a essere spazzata via, passando da 250 a circa 50 seggi alle legislative anticipate, Le Pen e Bardella se la vedranno principalmente contro il campo larghissimo delle sinistre, che vanno dagli anarchici del Nuovo Partito Anticapitalista ai libdem di Piazza Pubblica, passando per socialisti, verdi, comunisti e La France Insoumise, il movimento populista di Jean-Luc Mélenchon.
Le Pen e Bardella, favoriti dei miliardari?
Quattro alti dirigenti e banchieri hanno dichiarato al Financial Times che “la sinistra sarebbe ancora peggiore per gli affari rispetto ai tagli fiscali non finanziati e alle politiche anti-immigrazione del Rassemblement National”. Il partito di Le Pen e Bardella non ha ancora pubblicato un’agenda di governo precisa sul piano economico ma “ha detto che manterrà la sua promessa di tagliare l’imposta sul valore aggiunto su energia e carburante, che secondo il governo costerà 16 miliardi di euro. Ma a testimonianza dei tentativi dell’estrema destra di rassicurare gli elettori e i mercati, Bardella lunedì sera ha proposto di rinviare in cambio un taglio dell’Iva di 7 miliardi di euro sui beni di prima necessità delle famiglie”, spiega il Ft. Tutto molto più sostenibile, per il business, del programma avanguardista in campo sociale, dei diritti del lavoro, della regolamentazione ambientale e del salario minimo che le forze più radicali prospettano.
La torsione in tal senso sembra essersi accentuata dopo l’inizio dell’ammiccamento di parte dei Repubblicani al Rassemblement e la conferma del fatto che sarà il 28enne Bardella a guidare, in luogo di Le Pen, la campagna-lampo per le legislative anticipate convocate da Macron. Tra i membri del business, Vincent Bolloré, ad di Vivendi, ha deciso di schierarsi esplicitamente aprendo al confronto elettorale come a un derby tra destra e sinistra. Con l’antifona chiara: il “male minore” è la coalizione a guida lepenista. Emblematica in tal senso la copertina di “Paris Match”, edita da Bolloré, in cui il derby tra destra e sinistra, semplicemente, non calcola Macron.
Il business normalizza la destra radicale
A partire dal business la destra radicale ha saputo normalizzarsi in forma politica e ambire al governo in diversi contesti. Ha iniziato il sovranismo di Donald Trump negli Usa nel 2016-2017, ha proseguito la Lega di Matteo Salvini in Italia nel 2018. E su questa scia hanno proseguito Jair Bolsonaro e Javier Milei in Brasile e Argentina. In Francia sarà lo stesso? Le Pen lo spera. L’assedio di Parigi, ultima roccaforte che manca ai nazionalisti, passa anche per i palazzi dell’economia, come ha ricordato Gilles Gressani parlando con True-News. Anche grazie alla presenza di Bardella come volto che “stacca” con il sulfureo retaggio dei Le Pen, il Rassemblement si arma per la prova del potere. Che sembra, col sostegno di istituzioni tanto forti, più a portata di mano.