Il Rassemblement National si trova di fronte a un’occasione d’oro in Francia con la prospettiva di conquistare un risultato di primo piano, se non la maggioranza, da destra alle elezioni legislative anticipate convocate da Emmanuel Macron dopo i risultati delle Europee. Capaci di posizionare il partito di Marine Le Pen come primo partito di Francia. “Confrontando i risultati delle Europee del 2019 con quelle del 2024 si nota come la mappa della Francia si sia colorata del blu marino del Rassemblement National“, dice a True-News Gilles Gressani, direttore della rivista di geopolitica Le Grand Continent.
Gressani ricorda che “alle ultime elezioni Europee il Rassemblement National è stato in Francia il primo partito in ben 92 dipartimenti del Paese su 96. Un risultato senza precedenti che mostra come, a suo modo, il partito abbia già vinto la sua campagna di Francia“. Restano fuori dalla primazia del Rassemblement Parigi e tre dipartimenti contigui: “Ora per il partito di destra radicale inizia la campagna di Parigi, la più complessa“, sottolinea Gressani.
La corsa al potere dei lepenisti in Francia
Entrare nel cuore del potere, magari conquistando l’Hotel de Matignon, sede del capo del governo, per aspirare, nel 2027, all’Eliseo? Il Rassemblement National ci crede. E la notizia sarebbe, se il voto del 30 giugno e 7 luglio desse una maggioranza agli eredi del vecchio Front National, molto più dirompente dell’ascesa al governo, in Italia, di Giorgia Meloni. “Ci sono grandi differenze tra la storia di Meloni e quella di Le Pen”, ragiona Gressani. “In Italia, Meloni è stata a lungo una figura accettata nel sistema politico. Già giovanissima vicepresidente della Camera, è stato il ministro più giovane della storia repubblicana con Silvio Berlusconi, e la sua carriera ha conosciuto una parabola differente” da quella della leader della destra francese, tre volte candidata all’Eliseo.
Le Pen “non è mai stata accettata dalla macchina dello Stato francese”, nota Gressani. Marine non ha il curus honorum della figura istituzionale, e nonostante tutti i tentativi di moderazione e gli impegni della Le Pen per la dediablisation nell’accettazione dello Stato francese poco è cambiato rispetto ai tempi del padre Jean-Marie. Il quale è “una figura estremamente complessa e controversa”, ragiona Gressani, “che fondò il Front National assieme a Pierre Bousquet, un ex membro delle Waffen-SS, e appariva per la Francia come l’ombra della Quinta Repubblica, l’esponente che richiamava l’eredità di Vichy e del petainismo”.
Il ruolo di Bardella
Per mezzo secolo il Rassemblement National è stata una formazione capace di acquisire consensi ma mai vero, sostanziale potere: “non governa regioni, non esprime posizioni di primo piano nello Stato e queste elezioni legislative saranno un passaggio decisivo”, sottolinea Gressani. “E qua entra in gioco la figura decisiva di Jordan Bardella, figura politica che pur essendo vicino alla famiglia Le Pen è su molti fronti diverso dai suoi membri”. Bardella è “più giovane, colto, esponente di un’ala che non ha solo l’obiettivo di trasformare la rabbia in consenso ma vuole portare il Rassemblement a posizioni di potere. E può arrivare laddove Le Pen ora è interdetta”. Per un manager di un’azienda di Stato, un esponente dell’alta burocrazia o un qualunque uomo di Stato sarebbe stato impensabile avere un’interlocuzione d’alto profilo o un pranzo con Le Pen padre e figlia; per Bardella è diverso, nella Parigi di oggi.
Gressani sottolinea che “si parla in questo caso del principio del tecnosovranismo“, ovvero della convergenza tra frammenti di apparato e una forza considerata eterogenea. Contro cui sarà decisamente difficile opporre la logica del fronte repubblicano di cui Emmanuel Macron si è avvalso per vincere le elezioni del 2017 e che ha retto alle presidenziali 2022.
Si sfarina il fronte anti-destra in Francia
“Le torsioni dei Repubblicani, con l’apparato che guarda a Macron e l’elettorato a Le Pen mostra che quel barrage anti-lepenista così saldo nel 2002, quando al ballottaggio Jacques Chirac sconfisse Le Pen padre nella corsa all’Eliseo con l’82% contro il 18%, oggi si è gradualmente sfarinato”. Il motivo? Più volte il Rassemblement si è riproposto alle soglie del potere ed è stato “gradualmente interiorizzato come un’alternativa al sistema“, in un contesto di crescente mutamento del quadro politico transalpino. L’assedio di Parigi sarà l’ultima, decisiva prova per i lepenisti. La cui lunga marcia al potere è giunta più distante di quanto sarebbe mai stato, pochi anni fa, procrastinabile.